sabato 29 ottobre 2022
Dentro la macchina organizzativa che sta preparando l’evento di sabato Voli speciali, pullman e mezzi propri: è già partito il conto alla rovescia per il 5 novembre
Partecipazione di popolo a uno dei recenti appuntamenti di piazza organizzati dall’associazione

Partecipazione di popolo a uno dei recenti appuntamenti di piazza organizzati dall’associazione - Siciliani

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Anche questa “macchina” è partita. Nei 2.200 circoli e nelle sedi provinciali in cui si articola l’organizzazione delle Acli, si lavora affinché sabato 5 novembre a Roma sia una «bella festa» e arrivi un chiaro segnale di distensione. Obiettivo comune è che nel luogo dove culminerà la manifestazione promossa dalle associazioni e dai movimenti che hanno firmato l’appello “Europe for Peace”, piazza San Giovanni in Laterano, si possano esprimere «tutti i sentimenti di pace presenti nel Paese». Saranno diverse decine di migliaia, forse di più, a chiedere un “cessate il fuoco” in Ucraina e un tavolo multilaterale per trattare un futuro senza armi in quella martoriata terra. Tra loro, migliaia di aclisti sventoleranno le loro bandiere con la colomba della pace, distribuiranno volantini, porteranno in corteo gli striscioni con i loro slogan.

«Tra Milano e Napoli partiranno una ventina di pullman, da Palermo ci sarà un volo speciale e da Trieste si muoveranno con mezzi propri per arrivare all’appuntamento» spiega il segretario generale delle Acli, Damiano Bettoni, che sovrintende alle operazioni di mobilitazione. Il piano è quello di contttare gli oltre 250mila aderenti, ma anche le realtà che gravitano attorno all’associazione che riunisce i lavoratori cristiani. «La partecipazione è aperta a tutti – aggiunge – anche a chi fa volontariato nelle parrocchie e negli oratori, agli aderenti all’Azione Cattolica e ai “laici” che condividono l’appello di “Europe for Peace”: sui nostri autobus ci sono ancora posti disponibili e potremmo metterne a disposizione degli altri, se fosse necessario».

«Dobbiamo essere in molti, è vero, ma una cosa deve essere altrettanto chiara: non vogliamo fare di questo gesto una questione di orgoglio associativo – dice il presidente Emiliano Manfredonia – perché la sfida che abbiamo lanciato, inizialmente insieme ai sindacati e all’Arci, e poi con altre realtà pacifiste, è quella di far vedere sabato prossimo all’Italia e all’Europa, qual è il vero volto della pace».

Spille dedicate al tema della pace, preparate appositamente dalle Acli per la manifestazione del 5 novembre

Spille dedicate al tema della pace, preparate appositamente dalle Acli per la manifestazione del 5 novembre - Collaboratori

L’impegno delle Acli su questo terreno è antico e si muove nel solco del magistero della Chiesa: il rifiuto di tutte le guerre, anche di quelle rivoluzionarie o difensive, secondo l’insegnamento che da Benedetto XV e conduce fino a Francesco. «Non si può amare con le armi in pugno» gridò ai potenti del mondo San Paolo VI nel suo discorso all’Onu, il 4 ottobre del 1965. E mai, dalla fine della seconda guerra mondiale, lo spettro della guerra è così vicino a noi, ci sconvolge ed angoscia. «Ogni conflitto armato porta sempre con sé violenze, atrocità, distruzioni e morte – afferma Manfredonia – e conduce all’esaurimento di ogni capacità di dialogo, a uno squarcio delle relazioni internazionali che invece vanno riallacciate: siamo di fronte a una ferita per la democrazia».

Ma, purtroppo, c’è anche chi giustifica la guerra in nome della fede. «E così nega ogni evidenza generando inquietudine e una fatica ancora più grande nell’impegno a far cessare l’uso delle armi, se crediamo nella Croce dobbiamo operare sempre per una riconciliazione – sostiene il presidente delle Acli – ma è anche necessario fare il possibile per esprimere in concreto vicinanza e solidarietà al popolo ucraino, come è stato fatto, per esempio, nell’aprile scorso, con il viaggio a Leopoli del vicepresidente della Cei, monsignor Giuseppe Baturi, e del direttore della Caritas italiana, don Marco Pagniello che hanno portato aiuti e conforto all’arcivescovo latino, Mieczysław Mokrzycki».

Le Acli dunque ci sono, con il loro carisma rivolto al mondo del lavoro e del sociale, sempre tradotto attraverso il metodo del dialogo. E con la pace al centro del programma: dalla marcia Comiso -Ginevra, quarant’anni fa, insieme con la Cgil, per il disarmo nucleare, all’impegno del presidente Giovanni Bianchi con le “carovane” di Sarajevo. E non va dimenticato l’apporto dato alla legge sull’obiezione di coscienza in Italia. «Adesso vogliamo chiedere alla politica, all’Onu, all’Ue, alle diplomazie internazionali, una conferenza permanente per la pace, per un cessate il fuoco in Ucraina, ma in una prospettiva che non perda di vista anche le altre 59 guerre che imperversano nel mondo – conclude Manfredonia –, il dialogo è una strada stretta ma necessaria». È l’utopia della pace di cui parlava Giorgio la Pira: «Ma se non iniziamo a chiederla con fermezza non arriverà mai».

Il manifesto della manifestazione per la Pace in programma per il 5 novembre

Il manifesto della manifestazione per la Pace in programma per il 5 novembre - Efp

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