domenica 17 settembre 2017
Emergenza malattie infettive in Italia? Certamente no. Ma impensierisce la nuova mini-epidemia da virus chikungunya. Molto più preoccupante la vera epidemia di morbillo, con 4.487 casi e 3 morti
Vaccinazione contro il morbillo (Ansa)

Vaccinazione contro il morbillo (Ansa)

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Emergenza malattie infettive in Italia? Certamente no. Anche se suscita perplessità la nuova 'mini-epidemia' da virus chikungunya: 47 casi accertati in Lazio e altri nella Lombardia e nelle Marche, che potrebbero aumentare nei prossimi giorni. Molto più preoccupante sul piano epidemiologico la vera epidemia di morbillo in atto nel nostro Paese, ormai un po’ 'dimenticata' dalla stampa: 4487 casi sino ad oggi con il 35% di complicanze e 3 morti, una percentuale dell’88% di non vaccinati tra i malati.

L’infezione da chikungunya, un virus trasmesso all’uomo attraverso la puntura della zanzara-tigre, provoca una malattia benigna: febbre elevata per alcuni giorni, con vomito, dolori muscolari e articolari, questi ultimi spesso persistenti per mesi anche dopo la fase acuta della malattia. Il rischio di complicazioni, emorragiche e neurologiche, è modesto e la percentuale di mortalità (di solito in soggetti con altre patologie) è molto bassa. Il vero problema attuale è nel divieto – giustamente messo subito in atto – di donare sangue per tutta la popolazione potenzialmente a rischio di infezione, più di un milione di persone. Infatti il virus resta presente nel sangue del malato per parecchi giorni dopo l’infezione e il suo uso per una trasfusione trasmette la malattia.

Il provvedimento di blocco delle donazioni è corretto (bisogna evitare il ripetersi di casi in cui era stato trasfuso sangue infetto, come accaduto in passato), ma ha determinato una situazione di emergenza locale in Lazio, che però dovrebbe essere superata attraverso il generoso invio di sacche di sangue dai centri-raccolta delle altre regioni. Sul piano sanitario la situazione dell’infezione da chikungunya è sotto controllo e appare facilmente gestibile. Tuttavia questo ultimo caso (che viene dopo il recente clamore suscitato dalla tragica morte per malaria di una bambina – anche se verosimilmente legata a un 'incidente' iatrogeno, cioè una contaminazione intraospedaliera – e quello dei casi letali di meningite in Toscana alla fine dello scorso anno), insieme alla già citata e ben più preoccupante epidemia di morbillo, impone alcune riflessioni sulla sempre maggiore comparsa sulla scena sanitaria italiana delle malattie infettive.

Uno scenario al quale non eravamo più abituati da parecchi decenni, anche se tipico di altre epoche nel nostro Paese e purtroppo invece ancora drammaticamente abituale oggi in molte altre zone del mondo. Il focolaio di infezioni da chikungunya presenta anche altri aspetti di 'novità'. Il virus all’origine della ma-lattia è di origine tropicale (il suo strano nome deriva da un termine di una lingua della Tanzania e significa letteralmente «ciò che fa contorcere », in rapporto ai dolori articolari della malattia) e il suo vettore, cioè l’animale che lo trasmette all’uomo, è la zanzara-tigre, una specie non tipica delle nostre zone, assente in Italia sino a vent’anni fa.

Oltre a questa malattia infettiva 'importata' di recente (i primi casi italiani sono stati segnalati nel 2007), vi sono altri due rilevanti tipi di infezione riscontrate in passato nel nostro Paese dovute a virus provenienti da altre aree geografiche, sempre trasmessi attraverso la puntura di zanzara, e potenzialmente fonti di possibili futuri focolai epidemici: uno più contenuto nel 2016 dovuto al virus Zika, di provenienza latino-americana, rischioso soprattutto per le donne gravide poiché può determinare una grave malformazione fetale, la microcefalia; l’altro più ricorrente (la prima segnalazione risale al 1998 con localizzazione prevalente nell’area emiliano-romagnola, ma anche lo scorso anno sono stati segnalati 71 casi) legato al virus West Nile, anch’esso responsabile in oltre la metà dei casi di complicanze neurologiche.

La globalizzazione e i cambiamenti climatici giocano un ruolo rilevante nel determinare questa nuova situazione sanitaria. Gli agenti infettanti (i virus e i batteri) e i vettori (le zanzare) viaggiano e circolano nel mondo come le persone e, se trovano le condizioni adatte, si insediano anche in ambienti nei quali prima non erano presenti. Dobbiamo farcene una ragione e imparare a utilizzare le strategie più efficaci per contrastare, limitare – e in prospettiva anche eliminare – queste nuove minacce alla nostra salute. Più che difenderci dobbiamo 'attaccare', ponendo in essere tutti quei provvedimenti in grado di tenere testa alle infezioni.

Accanto alla terapia farmacologica che consente oggi di portare a guarigione un gran numero di pazienti quando la patologie infettiva è già in atto (anche se il problema dell’antibioticoresistenza diventa sempre più rilevante), mettere l’organismo in grado di difendersi autonomamente evitando l’insorgere dell’infezione è il meccanismo più efficace. Lo si ottiene attraverso la vaccinazione, che è in grado di prevenire la malattia. Oggi abbiamo molti vaccini, altri sono in fase di avanzato sviluppo, ma per molte infezioni mancano ancora. Non esiste, per esempio, contro la malattia da virus chikungunya o zika, ma c’è da decenni contro il morbillo. Non utilizzare lo strumento vaccinale quando disponibile – come purtroppo accade – vuol dire sprecare scioccamente un’opportunità di tutela individuale e collettiva della salute. Altra strategia utile è rimuovere tutte quelle condizioni che favoriscono la persistenza e la circolazione dell’agente infettivo.

Nel caso delle malattie trasmesse attraverso la puntura di zanzara la disinfestazione, con mezzi chimici o quando possibile ancora meglio attraverso la lotta biologica, delle aree in cui prolificano questi insetti rappresenta un altro caposaldo della prevenzione. Nel caso delle infezioni laziali forse un’azione disinfestante anticipata e più tempestiva avrebbe potuto fornire un aiuto importante per evitare la comparsa della malattia. Infine realizzare un constante monitoraggio epidemiologico delle malattie infettive è un altro cardine fondamentale della prevenzione sanitaria.

Sotto questo aspetto il nostro Paese ha una rete efficiente, efficace e rapida, in grado di gestire al meglio ogni situazione determinata da eventi infettivi, sia isolati che epidemici. Più che la paura per le nuove infezioni o per quelle di ritorno bisogna diventare consapevoli che la medicina (preventiva, ambientale e clinica) può metterci oggi a disposizione armi vincenti. Sta a noi usarle al meglio.

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