Rubriche

Se il nudo mette a nudo il feticismo di un sistema

Alfonso Berardinelli venerdì 22 marzo 2024
La bellezza femminile, soprattutto se ben fotografata e valorizzata come perfezione, possiede un magnetismo poco meno che ipnotico. Sfoglio l’ultimo numero del settimanale “Io Donna” e non so più se sono in una specie di Eden o in un laboratorio di moda. Si nota una accorta, astuta mescolanza di omaggio alla femminilità e di uso pubblicitario della stessa. Dopo tante foto glamour o anche convenzionalmente pubblicitarie, compaiono alcune dichiarazioni del famoso sarto e stilista Yves Saint Laurent che dice di aver «contribuito alla liberazione femminile permettendo di mostrarsi con orgoglio e audacia». Titolo dell’articolo è “Il nudo torna in scena”, che è come dire la scoperta dell’ombrello: quando mai aveva smesso di essere usato? Del nudo e del seminudo non si fa che abusare da circa un secolo. Semmai c’è da meravigliarsi che dopo decenni di teoria critica femminista al feticismo della perfezione fisica, oggi non si abbiano più reazioni all’uso commerciale del corpo femminile. L’articolo contiene giuste riflessioni anche autocritiche come questa: «Abbiamo introiettato lo sguardo maschile giudicante. Portiamo l’oppressione dentro di noi, quando invece c’è grande bisogno di dare spazio al corpo in un altro senso (...) Se al mare vai in piazzetta con un costume praticamente inesistente ti senti libera, ma forse sei dentro un sistema che ti ha spinto a farlo». Già, un sistema. Ora succede che la forza di un tale sistema feticistico-commerciale la si vede in azione nelle stesse pagine in cui lo si denuncia. Sul nudo e la nudità si potrebbero fare anche riflessioni più profonde e complesse. C’è nell’apparire, nel rivelarsi senza abiti qualcosa di sacro, fra l’innocente e il demoniaco. Ma per parlare di tali ambivalenze non bastano poche righe. © riproduzione riservata