Opinioni

La Capitale in condizioni sempre più critiche. Tutte le strade muoiono a Roma

Danilo Paolini mercoledì 7 novembre 2018

Capisci che il tuo rapporto d’amore filiale con Roma è ridotto ormai ai minimi termini nel modo forse più inaspettato, a 8.340 chilometri di distanza. A Miami fai la conoscenza di una splendida coppia di coniugi di Cuneo. «Siete di Roma?». Il volto della moglie s’illumina: «Bellissima, m-e-r-a-v-i-g-l-io-s-a!». E tu, al dodicesimo hamburger in dodici giorni, anziché sorridere nostalgico e sospirare al pensiero dell’amatriciana che ti aspetta a casa, ti sorprendi a replicare in tono mesto e un po’ severo: «Sì, ma dovrebbe darsi davvero una bella ripulita! È sporca, disordinata, un disastro...». Il marito della signora, a quel punto, ti dà ragione e ricorda quanto era migliore la tua città «quando la visitai la prima volta, molti anni fa». Molti quanti? Non hai il coraggio di chiedere. Temi che dica «negli anni 70». Negli anni di piombo, delle quotidiane rapine a mano armata, dei sequestri di persona e delle Brigate rosse la tua città era più pulita, più ordinata? Eri bambino ma, per quel che ricordi, la risposta è sì.

No, così non va, rischi di cadere in un vortice depressivo senza fine. Saluti cordialmente la coppia piemontese e cerchi di tirarti su pensando al caro collega di Milano che durante una recente trasferta romana ti ha detto: «Certo che qui da voi si mangia sempre bene». Non è proprio così, ma fa niente. Basta per uscire dal vortice. Poi torni a Roma e, con l’amata amatriciana, ritrovi i cassonetti traboccanti di immondizia, i marciapiedi disseminati di cacche di cani, costeggiati da file interminabili di rifiuti di ogni tipo, assediati da cumuli di foglie già secche – è autunno, sapete – e ora fradicie. Piove: bottiglie vuote, mozziconi di sigarette, calzini, scarpe (sì, calzini e scarpe) galleggiano tristemente nelle grandi pozzanghere che si sono formate agli angoli di molte vie, causa il perenne intasamento di tombini e caditoie. Piove forte: qua e là, a macchia di leopardo, chiudono per allagamento diverse stazioni della metropolitana.

Il vento e la pioggia degli ultimi giorni hanno fatto strage di alberi, anche secolari, che ora riposano orizzontali su tetti di auto fracassate o sull'asfalto, circondati dal nastro giallo della Polizia locale o da quello biancorosso a strisce. Resteranno così per giorni, settimane, forse mesi. Le solite buche sono sempre lì, qualcuna (le più profonde, impensabilmente profonde in un territorio urbano) ingentilita dall'ormai celebre rete arancione. I più ingenui pensano ancora che annunci imminenti lavori di riparazione, ma i più hanno ormai capito che serve soltanto a circoscrivere l’ostacolo a tempo indeterminato. Nel frattempo, per cercare di salvare motociclisti e sospensioni delle auto, in molti tratti non si è trovato di meglio che abbassare a 30 chilometri orari il limite velocità. Tutte le strade muoiono a Roma. Sei di nuovo sul bordo del vortice, pronto per essere inghiottito. Pensi che la voce 'Roma' potrebbe essere inserita nei dizionari tra i contrari di 'Prevenzione', intesa sia come prevenzione del dissesto idrogeologico, sia come prevenzione delle nevrosi, dei disturbi psicosomatici e di chissà quanti altri malanni.

Quale diagnosi avrà ipotizzato per te il turista straniero, poco fa, mentre sulla metropolitana gli rivolgevi uno sguardo un po’ perso, tra il grato (perché oggi se a Roma togli anche il gradimento dei turisti, non rimane davvero più niente) e il compassionevole? In realtà ti stavi soltanto chiedendo: «Magari è di Berlino, sarà in grado di adattarsi alla nostra linea B?». Ai più fortunati tra noi romani, infatti, capita di uscire dal Raccordo anulare, di vedere New York, Parigi, Milano. Ma mentre ci muoviamo in città ragionevolmente pulite, con mezzi pubblici che funzionano e aiuole non ridotte a piccole giungle metropolitane per topi e gabbiani, ci sentiamo ovunque ripetere che Roma è «wonderful», «belle», «bellissima». A parte il fatto che Roma non è soltanto il suo pur vasto centro storico, ma una metropoli dove vivono e lavorano milioni di persone (spesso a chilometri di distanza dal Colosseo o dal Pantheon), è allora che alcuni di noi si ritrovano a pensare che non ne possiamo più di questa storia, che preferiremmo essere nati in una città meno bella ma funzionante, decorosa, amica. No, no. Non è vero. È soltanto rabbia. Se ci spostate da Roma per un periodo troppo lungo facciamo la stessa fine dei poveri alberi caduti, da Monteverde ai Parioli. Così cerchiamo di andare avanti, tra una strada chiusa e uno sciopero. A proposito, lunedì c’è stato quello della raccolta dei rifiuti, ma la differenza con gli altri giorni non si è notata.