Opinioni

La scelta di campo di De Gasperi e la sua visione del tutto popolare

Marco Tarquinio venerdì 8 gennaio 2021

Caro direttore,
un giornalista che pure apprezzo, Gramellini, qualche giorno fa, sul “Corriere” ha proposto Alcide De Gasperi quale antidoto alla volgarità e meschinità del tempo presente, ma l’ha definito, sorprendentemente, «esponente di una destra liberale ed antifascista». A me viene allora da segnalare che lo statista trentino antifascista lo fu di certo, ma che non era uomo «di destra», tanto più se pensiamo che cosa significhi “destra”, politicamente parlando, oggi, in Italia. De Gasperi dovrebbe essere definito invece, al minimo, un “centrista”. Un centrista, poi, che guardava a sinistra. E non era neppure, semplicemente, un “liberale”: egli era in realtà un “cattolico popolare”, con forti radici sociali, disponibile a collaborare con liberali e socialisti, ma avendo piena consapevolezza di essere altra cosa rispetto a loro. Possibile che anche firme apprezzate non abbiano presente tutto ciò?

Vincenzo Ortolina

Domanda legittima, caro amico. E rimostranza assennata, mi verrebbe da dire centrata, anzi centratissima, al cospetto di certi schematismi nel leggere, definire e classificare il contribuito dei cattolici e, più in generale, dei cristiani alla politica italiana e non solo (penso anche e soprattutto alla Germania). Ci sono stati, ci sono e ci saranno anche cattolici liberali e cattolici illiberali di ogni colore. Ma il «centro che guarda a sinistra » di Alcide De Gasperi è stato progetto politico e ha fatto la storia in altro modo, con altra ispirazione e altro fine. E l’adesione di De Gasperi e dei suoi amici e compagni di strada ai princìpi cardine della liberaldemocrazia non ne fa un “liberale”, ma un cattolico popolare che con i liberali e i socialdemocratici seppe e volle essere alleato, anche quando poteva farne a meno, per ricostruire l’Italia nella libertà e secondo una salda idea di giustizia. De Gasperi è stato e resta un democratico cristiano che con la destra illiberale mai volle fare patti, anche quando sembrava questi fossero (e non erano) l’unica soluzione per fronteggiare una sinistra altrettanto illiberale. Una lezione da tenere cara, se si vuole far vivere l’dea di una politica popolare e non populista.