Opinioni

Le linee della ministra Grillo. La salute al centro di tutte le politiche

Carla Collicelli giovedì 2 agosto 2018

Il 26 luglio scorso la ministra della Salute Giulia Grillo ha presentato, davanti alle Commissioni Affari Sociali di Camera e Senato, le linee programmatiche del suo dicastero, e ha esordito sottolineando le difficoltà applicative di norme e regole, a partire da tariffe e nomenclatore dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) integrati nel gennaio scorso. Nulla di più vero, e va dato quindi atto alla ministra di aver toccato un tasto importante, quello della distanza tra obiettivi formali e pratica applicata, non solo per i Lea, ma anche per il Patto per la salute scaduto nel 2016, il Piano per le liste di attesa, la realizzazione della Anagrafe nazionale dei vaccini e altro ancora.

Decisamente apprezzabile è dunque l’obiettivo di accelerare i processi di governo e monitoraggio dell’offerta sanitaria nelle varie realtà, a partire dalla informatizzazione delle prenotazioni per le prestazioni ambulatoriali. Sicuramente positivo è anche l’impegno espresso per una più stretta collaborazione con le Regioni sul problema dei rimborsi in ambito farmaceutico e dei dispositivi medici, e anche in tema di vaccini, questione spinosa per le posizioni espresse dai gruppi di pressione che vanno sotto il nome di ' novax' e ' free-vax' nei confronti delle norme recentemente varate. A tale proposito la ministra ha usato parole di moderazione, dicendo che intende trovare un «giusto equilibrio tra il diritto all’istruzione e il diritto alla salute», rivedere la cosiddetta legge Lorenzin e «affrontare il fenomeno della diffidenza e del dissenso vaccinale, secondo le indicazioni internazionali a partire dall’Oms».

Particolarmente interessante, infine, è il cenno alla creazione, con il supporto delle Regioni e degli altri stakeholder e rappresentanze dei cittadini, di quelli che ha chiamato gli «Stati generali per il benessere equo e sostenibile», che dovranno definire gli obiettivi generali e di lungo periodo richiamati dal concetto di sostenibilità, anche rispetto alla tempistica di attuazione e sulla base di un cronoprogramma vero e proprio. Questo ultimo punto davvero risulta cruciale rispetto a una possibile svolta migliorativa da imprimere al governo della sanità e alla promozione della salute. Un ambito, come è noto, di eccellenza per il nostro Paese, per l’universalismo, la qualità delle cure e la prevenzione, ma che può migliorare ulteriormente prendendo in seria considerazione i punti della Agenda 2030 dell’Onu per il Goal 3 'Salute e benessere per tutti a tutte le età'. Nell’ambito del recente Festival dello Sviluppo Sostenibile, organizzato da ASviS tra maggio e giugno 2018, è stato presentato a tale proposito un 'Decalogo per la sostenibilità nel campo della salute e della sanità', insieme a un metodo di valutazione tramite indicatori che ASviS ha implementato per monitorare gli avanzamenti (www.asvis.it).

Il Decalogo, proposto dal Gruppo di lavoro dell’obiettivo 3 di ASviS, prende le mosse dai punti dell’Agenda Onu, e individua le priorità per l’Italia. Dove le criticità in ambito sanitario riguardano le disuguaglianze, la prevenzione in senso olistico, l’integrazione dei servizi sanitari e sociosanitari sul territorio, la cura a lungo termine per cronici e disabili, la lotta agli sprechi e lo sviluppo di una cultura della salute diffusa e consapevole. Dal punto di vista delle responsabilità in gioco, il Decalogo indica negli organi di Governo nazionale specifici doveri rispetto a riduzione di inquinamento, incidenti stradali e lavorativi, stress lavorativo e traffico di autoveicoli privati, nonché alla educazione e informazione sanitaria (compresa la lotta alle fake news). Il Ministero della Salute viene chiamato in causa inoltre per molti altri aspetti, e in particolare per l’equità, la disabilità e la non autosufficienza, da portare avanti attraverso la collaborazione con altri stakeholder. Ma soprattutto il Decalogo Asvis insiste sul tema della salute in tutte le politiche e dell’approccio olistico e integrato, che dovrebbe diventare il punto davvero qualificante di una rinnovata politica del benessere.