Opinioni

La triste e trasversale cultura del ceto politico. La contraccezione del ragionamento

Francesco Ognibene giovedì 22 novembre 2018

Più che i singoli provvedimenti presi separatamente, per capire l’orientamento di un governo, una maggioranza o anche solo di un partito è utile sforzarsi di leggere il disegno all’origine delle singole iniziative, di capire a quale visione della società, dell’uomo e delle relazioni esse corrispondano. L’incoerenza della nostra politica, e l’eterogeneità delle forze che danno vita all’esecutivo in carica, rendono questo lavoro semmai più complesso, ma non certo inutile. La politica è – deve essere, e va richiamata a essere – espressione di un progetto di società che è quello sul quale è stato chiesto e ottenuto il consenso dei cittadini. E alcune scelte sono a tal punto rivelatrici da mostrare la sostanza culturale che traducono nei fatti.

Per questo è difficile considerare un incidente di percorso l’emendamento a firma M5s proposto nei giorni scorsi in Commissione Affari sociali della Camera per introdurre nella Manovra 2019 l’accesso gratuito ai contraccettivi da parte di alcune categorie di persone, come i giovani sotto i 26 anni, le donne che hanno abortito negli ultimi 12 mesi, i richiedenti asilo e chi beneficia di protezione internazionale. La ferma opposizione della Lega su quest’ultimo aspetto avrebbe fermato l’emendamento, non concordato nella maggioranza e dunque archiviato come iniziativa di qualche deputato in libera uscita.

Ma due aspetti inducono a non scrollare le spalle, oltre all’ovvia delicatezza di una materia che ha a che fare con l’atteggiamento nei confronti della sessualità e della procreazione umana. Anzitutto, lo stop – per ora – è arrivato non per un ripensamento sul merito generale del provvedimento, ma per la contrarietà dell’alleato di governo alla sua estensione anche a una parte di rifugiati e immigrati, come a dire che per il resto, in fondo, non ci sarebbe nulla da eccepire. Non è, poi, di secondaria importanza che la paternità di una simile proposta non sia stata 'lasciata' ai deputati 5stelle ma rivendicata anche dal principale partito di opposizione: il Pd, infatti, aveva depositato un emendamento analogo, tanto da protestare per quello che ha definito come un vero e proprio plagio. Non solo: pochi giorni prima la giunta regionale della Toscana, di centrosinistra, aveva varato una delibera dall’eloquente titolo «Interventi regionali per l’educazione alla salute sessuale e riproduttiva e per l’accesso alla contraccezione gratuita». E ieri il Consiglio regionale delle Marche ha varato all’unanimità una mozione a firma Pd che impegna la giunta a fare altrettanto. I contraccettivi diffusi gratis a spese delle casse pubbliche sono quindi un tema a proprio agio nell’agenda di chi governa come di chi si propone come alternativa (non su questo tema, evidentemente).

La riflessione su ciò che indica una proposta simile si allarga pertanto all’etica di un’area culturale che va ben oltre il programma o le idee di questo o quel partito, fino al progetto umano e sociale espresso da una parte consistente della classe politica. Lo mostra certamente l’idea che ai giovani di un Paese in piena implosione demografica, e senza alcun sintomo di un’inversione di rotta, si offrano in una sorta di cortocircuito culturale pillole e preservativi 'on demand' a spese delle casse pubbliche, come se quella fosse la risposta che attendono e non invece un incoraggiamento deciso e affidabile sulla loro domanda di futuro (e di vita). Il deserto non viene irrigato, ma cosparso di sale. L’insistenza su comportamenti tutti orientati al consumo e non al progetto, alla gratificazione immediata piuttosto che a uno sguardo 'lungo', all’individualismo e non al senso di comunità è il segno della visione di uno Stato che incoraggia i suoi cittadini a non preoccuparsi di domani e a non coltivare sogni: prendi quel che ti serve, escludi chi t’impensierisce e non pensarci... È coerente con questa antropologia che alle donne con la ferita di un aborto recente lo Stato offra contraccettivi e non ascolto delle difficoltà che le hanno indotte a una scelta che nessuna compie a cuor leggero e che di certo non intendono ripetere. Suona persino grottesco, infine, che a quanti arrivano nel nostro Paese con un carico immane di sofferenze e di guai lo Stato debba progettare di mettere in mano un condom. La marcia indietro sull’emendamento è dunque solo una pezza, sotto la quale resta lo squarcio di un’immagine delle relazioni umane ridotte a biologia, tecnica, esperienza usa e getta. Dalla politica – anche quella che si autoproclama 'nuova' – crediamo si possa pretendere molto di più.