Opinioni

Propaganda. Altro che migranti. Droga e mafie vera emergenza del nostro Paese

Vito Barresi martedì 30 luglio 2019

Caro direttore, droga e coltelli in una notte d’estate, questa sì davvero bastarda, nella capitale italiana. Sul selciato della droga di strada è stato ucciso all’arma bianca un giovane uomo con la divisa della Benemerita, un servitore dello Stato, un italiano vero, coraggioso, leale che ha amato questa Patria con abnegazione e senso del dovere. È stato ammazzato a Roma, la Capitale, eppure anche semplicemente una delle tante città d’Italia che con il calare delle ombre diventano piazze dello spaccio, mercato h24 della droga che dilaga senza avvertire segni di recessione, crisi dei punti vendita, stagnazione economica di settore... È questo lo sfondo reale, sociale, psicologico, criminale (verità materiale e non illusione percepita tramite le manipolazioni dei soliti 'docktor spin') dove si è consumato il delitto clou dell’estate romana. La quinta capitolina, suggestiva e impressionante, è solo una delle tante scene del crimine dove si svolge senza tregua né sosta alcuna il traffico, lo smercio, la compravendita di droga. Ma è l’Italia a essere sempre più abbandonata e disordinata, esposta allo scacco matto di esponenti e gruppi della ’ndrangheta che controllano l’80% del traffico di cocaina che arriva in Europa e in Italia.

C’è un giudice in Italia che da oltre un decennio va ripetendo ai quattro venti che la minaccia più potente, il nemico numero uno della democrazia e della sicurezza, la 'bomba atomica' incivile, crudele, mostruosa che che a ogni ora deflagra nelle teste e nelle vene di tante persone, uomini e donne, schiavizzati da una totale dipendenza alle sostanze psico attive, ha un solo nome, una sola facciata, un solo canale sempre in trasmissione: la diffusione incontrollata della droga, specie della cocaina e della nuova eroina. Quel magistrato si chiama Nicola Gratteri, oggi procuratore antimafia di Catanzaro, che più volte ha evidenziato con libri, conferenze, saggi giuridico-sociologici, interviste e persino polemiche che il mercato della droga genera un profitto immenso e sporco di quarantasei miliardi di euro l’anno, una cifra praticamente pari a una finanziaria di uno Stato europeo di media dimensione. Più volte Gratteri ha denunciato che il terminal della cocaina si trova tra i container del porto di Gioia Tauro, hub dove la droga ha un valore di 30mila euro al chilo, quotazione che già al primo passaggio raggiunge però i 60mila euro al chilo, mentre al dettaglio 100 grammi di cocaina pura diventano con l’aggiunta di 300 grammi di mannite, 400 grammi di 'cocaina da strada'. Per l’eroina, che arriva dall’Afghanistan, attraverso la Turchia e la ex Jugoslavia, passando il Canale di Otranto, i prezzi sono più bassi, più o meno 25 euro, con modalità di uso non solo in siringa ma anche per via nasale.

A Roma, invece, almeno quando è in sede, c’è da un anno a questa parte un ministro dell’Interno che ogni giorno esterna con veemenza il pensiero unico della sua politica sbagliata: depista, allarma, distrae e disinforma tutti gli italiani, secondo cui il pericolo numero uno per la convivenza civile sarebbe l’immigrazione di poveri diseredati che vivono di speranza e muoiono di naufragi. Un presunto crimine inesistente, strumentalizzato da una rozza propaganda social e mediatica che si basata su una falsa istillata percezione, che sbatte il mostro dei migranti in prima pagina, mentre si lascia mano libera al mercato della droga e alle scorribande di una delinquenza sempre più brutale, ormai radicata nei centri metropolitani più importanti del Paese. Matteo Salvini, in oltre un anno di governo, ha completamente sottovalutato questo tragico pericolo e ora, purtroppo, se ne vedono anche a occhio nudo le conseguenze e i risultati. Se fosse, come va dicendo, un buon politico, dovrebbe non solo aprire gli occhi ma cominciare ad ascoltare la realtà e gli altri, non solo i suoi tifosi e i consulenti d’immagine.