L’altra faccia della Luna è femmina e velocissima
Viaggio a Cagliari nella base di Luna Rossa, dove con la squadra maschile si allena Maria Vittoria Marchesini, del team che ha vinto nel 2024 la Coppa America

L’altra faccia della Luna è femmina, ma lo sanno in pochi. Ed è un peccato. Stessa barca dei maschi, solo un po’ più corta. Stesso mare: quello di Cagliari oggi, quello di Napoli nel 2027, quando la Coppa America accoglierà gli sfidanti. Stesso team e stessa vita, sotto i grandi capannoni bianchi al porto, con l’enorme bandiera tricolore davanti all’acqua. E soprattutto stesso vento, quello che per Maria Vittoria è sinonimodi libertà e infinito punto di domanda.
Loro sono così, ragazze con un po’ di sale in faccia e molto in testa, che sorridono sul gommone con cui seguiamo l’allenamento del team maschile. Scrutano la boa di bolina, non rinunciano agli anellini d’oro nelle dita e tifano per gli uomini, quelli bravi e famosi dell’unica Luna Rossa che gli italiani seguono in tv. Però le donne hanno vinto più di loro. Pochi lo sanno ma giusto un anno fa a Barcellona, la prima edizione della Puig Women’s America’s Cup l’ha portata a casa la squadra italiana femminile di Luna Rossa Prada Pirelli: Giulia Conti, Margherita Porro, Giulia Fava, Maria Giubilei, Alice Linussi, Giovanna Micol. E, appunto, Maria Vittoria che di cognome fa Marchesini, è nata a Trieste 28 anni fa, e che in barca ci va da quando ne aveva 7. Grazie al nonno che l’ha convinta.
«Era un grande esperto di vela – spiega lei – e mi portava sempre con sé. Ero piccola, e non mi piaceva l’idea di stare in mare da sola, ma lui mi ha spinto a gareggiare sugli Optimist. Invece piano piano mi sono appassionata, e col tempo sono entrata nella squadra agonistica. La vela è diventata la mia vita, per lei ho lasciato tutto: zero feste, poco tempo libero, tanti mesi lontana da casa. Ma non ho rimpianti. La squadra diventa la tua seconda famiglia, insieme alla gente che fa la tua stessa vita. Ed è bellissimo…».
Successivamente diventa timoniera di 420, e in quella classe vince la medaglia di bronzo al Mondiale femminile del 2016. Poi la classe Olimpica 470 dove nel 2019 vince l’oro mondiale. Nel 2022 passa al 49erFX, questa volta da prodiera. Inizia la sua avventura con il wingfoil, e partecipa nel 2023 al Campionato del mondo. Nel 2024 entra a far parte del team femminile di Luna Rossa, e a Barcellona vince la Coppa America donne.
Nel 2027 ci riproverà, insieme alle sue compagne. Ma non c’è solo il mare nel suo orizzonte. Maria Vittoria studia Economia e Management all’Università telematica di Roma: «Mi mancano tre esami alla laurea, e li sto preparando proprio ora: non è semplice ma il tempo per mettere la testa sui libri lo trovo sempre. In futuro mi piacerebbe gestire un’attività».
Per ora le giornate sono piene e ripetitive: il traguardo di Napoli è lontano ma la preparazione nella base di Cagliari insieme alla squadra allargata di 100 persone è iniziata già più di due mesi fa. Qualcuno si è portato la famiglia, che vive in città, ma molti sono soli, con i loro sogni, e le amicizie di una passione che è diventata un lavoro. Delle 7 campionesse del team di Barcellona, sono rimaste in 4 a preparare la prossima sfida: «La routine quotidiana qui a Cagliari è quasi identica ogni giorno. Ma non mi annoia, anzi mi aiuta a concentrami sulle cose. Sveglia presto – racconta - allenamento in palestra e piscina, poi se c’è il vento giusto si esce in barca. Oppure ci sono le lezioni di tattica, le riunioni tecniche, e quelle sulle regole di regata…».
Le regole, ecco. Spiegare come funziona la Coppa America è quasi un’impresa. Anche perché cambia sempre, specie dopo l’approvazione del nuovo Protocollo, decisa il 12 agosto scorso, ma che deve essere ancora precisata nei dettagli. Quel che è certo è che ci sarà per forza una donna a bordo tra i 6 componenti dei team della Coppa “principale”, quella maschile cioè. Una specie di “quota rosa” che elimina barriere e preconcetti, ma che non sembra ancora una conquista di merito, come invece sarebbe corretto che fosse.
In 174 anni di storia della Coppa, le donne hanno avuto solo ruoli marginali: la prima a partecipare alla competizione degli uomini, nel 1886, fu la bizzarra e coraggiosa Susan Henn, moglie del tenente William Henn, armatore dello sfidante irlandese Galatea, che faceva da cronometrista al marito durante le regate, ma pretese anche di portare a bordo i suoi animali domestici. Leggenda o verità che sia, poco importa. La realtà di oggi è che su questo tema nessuno del team di Luna Rossa vuole sbilanciarsi. È uno dei tanti argomenti sotto silenzio in una competizione che pretende grande riserbo, segreti da custodire, foto da evitare e particolari tecnici delle barche gelosamente nascosti.
Quella che invece è chiara per tutti è la trasformazione tecnologica di questi scafi, che fa sembrare chi li governa più degli ingegneri che degli sportivi. Tra foil che sollevano in velocità la barca fuori dall’acqua, computer di bordo che comandano tutto, vele semirigide in carbonio per una maggiore portanza, sistemi idraulici ed elettronici per il controllo delle appendici e del timone, e una struttura dello scafo ottimizzata per l’aerodinamica, la vela a questi livelli sembra giocare in un altro campionato. Per non dire in un altro mondo. Maria Vittoria però non è d’accordo: «Alla fine – spiega - la barca va sempre e solo grazie al vento. Che per me è libertà, e un eterno punto di domanda. Interpretarlo è una sfida affascinante».
La prima parola che le viene in mente per descrivere la sensazione che si prova quando si naviga su un AC40? «Adrenalina. Queste barche - continua - possono raggiungere i 48/50 nodi, e il senso di leggerezza, velocità e concentrazione che si prova è davvero unico. Ma è sfidante anche gestire la tecnologia di oggi, che per noi è una grande opportunità di crescita. In Coppa America siamo passate da un mondo fatto di cime, scotte e pozzetti, a queste barche hi-tech dove al loro posto ci sono joystick e monitor. Per imparare in fretta questa nuova tecnologia usiamo il simulatore da 4 postazioni, che sono le stesse della barca. Si usano joystick e pulsanti per governare la barca. È molto simile alla Formula 1, ti alleni su riflessi e capacità di prendere le decisioni velocemente».
Il mare invece? «Quello a volte fa paura. Di certo preferisco starci sopra piuttosto che dentro. Ma non posso farne a meno: anzi, anche per il tempo libero mi sono comperata una barca a vela…».
È già ora di rientrare alla base, e di riportare a terra la Luna dei sogni. Le ragazze la guardano gocciolare sotto la gru che la risucchia dal mare. Lo faranno ogni giorno, da qui all’estate del 2027. Passione, sacrificio, voglia di vincere. Qualcuno ha scritto che il pensiero è il vento, la conoscenza la vela, e l’uomo la nave. Ora ci sono anche donne speciali a completare questa storia. Anzi, a contribuire a costruirla.
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