La Senna ritrovata (per fare il bagno), il braciere: ecco l’eredità dei Giochi

Riprende la balneazione del fiume che attraversa Parigi, un segno di come le Olimpiadi abbiano avuto un contenuto ambientale
July 25, 2025
La Senna ritrovata (per fare il bagno), il braciere: ecco l’eredità dei Giochi
Alamy | La mongolfiera braciere olimpico è tornata alle Tuileries, dove rimarrà
L’eredità olimpica di Parigi 2024 sarà un buco nell’acqua? Forse no, perché si può ormai seriamente immaginare che i buchi nell’acqua, nella Ville Lumière, saranno in realtà mille, centomila, o forse più. I buchi in questione, ovviamente, sono i tuffi nella Senna che, a dispetto di muraglie d’annoso scetticismo — scherno, in certi casi —, si sono moltiplicati nelle ultime settimane, per i volenterosi d’ogni origine ed età, proprio nella scia delle prove olimpiche fluviali di un anno fa. Per tanti parigini, si tratta della “riconquista” simbolica di uno spazio naturale in cui storicamente era normale nuotare, come provano le cartoline degli stabilimenti balneari fluviali ottocenteschi.
«Da anni, Parigi ci ispira e vogliamo emulare il lavoro fatto in vista delle Olimpiadi per ridurre tenacemente le principali fonti d’inquinamento», ci dice con entusiasmo il 38enne Geordin Hill-Lewis, sindaco della capitale legislativa sudafricana Città del Capo, giunto per assistere alla sospirata riapertura alla balneabilità di tre perimetri ristretti della Senna, strettamente monitorati a livello microbiologico. Da parte sua, la collega parigina Anne Hidalgo ha ammesso che «senza i Giochi, questo risultato sarebbe stato impossibile».
A vincere la loro battaglia sono stati in primis i gruppi di nuotatori clandestini, come gli Ourcq polaires, che da anni sfidavano ogni divieto, visti ormai spesso come audaci pionieri. «Con i Giochi, molti hanno compreso la nostra lotta. Ci tuffavamo da tempo con piccole boe di sicurezza e notiamo ora che le autorità ci hanno copiato», ci racconta con fierezza Delphine, aderente storica del gruppo, sempre pronta, anche come medico, a ricordare le proprietà benefiche dei bagni in acqua fredda, presi certo con opportune precauzioni.
Un anno dopo, è palpabile un po’ di nostalgia per l’atmosfera magica di Paris 2024, che aveva dato un lustro speciale al pur già affermato cosmopolitismo della capitale. Del resto, le autorità l’hanno ben compreso, ripristinando per un triennio, in estate, il simbolo urbano olimpico supremo che maggiormente aveva impressionato turisti e residenti: il braciere volante sospeso a un pallone fissato nel cuore delle Tuileries, il parco fra il Louvre e quella Place de la Concorde che ha ospitato, fra clamori indimenticabili, le prove di sport tanto spettacolari come skateboard, breaking, Bmx freestyle e basket a 3. «Siamo particolarmente fieri di avercela fatta, anche perché il primo pallone a gas, a idrogeno, volò proprio in questo parco pubblico, nel dicembre 1783, davanti a quasi mezzo milione di spettatori. Per la prima volta, abbiamo realizzato un pallone non per dei passeggeri, ma per esibire un simbolo universale. Questo pallone è puro spettacolo» ci dice Matthieu Gobbi, cofondatore di Aerophile, impresa leader mondiale dei palloni panoramici ancorati al suolo, partner centrale dell’operazione. «Ho ricevuto una valanga di reazioni, fra cui molte da persone ricoverate negli ospedali. Credo che il successo di quest’oggetto sia legato al fatto che il suo senso resta aperto. Non gli abbiamo dato un nome, né un titolo. Così, ciascuno vi proietta ancora ciò che vuol vedere. La propria infanzia, le persone perdute, le speranze, i sogni», ci spiega invece il designer principale del totem olimpico, Mathieu Lehanneur.
Intanto, continua a correre verso nuovi orizzonti un altro simbolo dei Giochi, l’indimenticabile cavallo meccanico argentato che cavalcò a lungo sulla Senna in mondovisione, per l’ouverture. «Ricordo la nostra tensione di un anno fa, alla vigilia. Con la mia équipe di una ventina d’artigiani, abbiamo lavorato con abnegazione per due anni per realizzarlo. Ora, come in un sogno, speriamo che possa rappresentare la Francia in Giappone, all’Expo di Osaka, in modo da portare pure un po’ dello spirito di Paris 2024 in Estremo Oriente», ci racconta, anch’egli con fierezza, Aurélien Meyer, fondatore e direttore artistico dell’Atelier Blam, a cui si deve pure la fiamma interamente elettrica e senza combustione del braciere, emblema supremo delle promesse ecologiche dei Giochi.
Ma il ricordo olimpico non è solo un coro di elogi. A stemperare gli entusiasmi sono ad esempio i militanti delle associazioni che hanno denunciato con forza il trattamento riservato a migliaia di clochard e migranti, di fatto allontanati dal centro della capitale. O ancora gli abusi in certi cantieri olimpici, affidati da big francesi dell’edilizia a ditte in subappalto che hanno ingaggiato senza contratto decine di operai stranieri africani, per lavori fra i più rischiosi. «Nonostante la dimensione federatrice dello sport, non riesco a dimenticare questo volto nascosto dei Giochi, abbastanza brutale e violento. Tutti coloro che si sono fatti sfruttare nei cantieri, ma anche gli esiliati resi invisibili e che non hanno certamente approfittato dello spettacolo. Sono rimasta colpita pure dall’aumento iperbolico dei prezzi e dalla requisizione degli studentati che ha complicato la vita a molti giovani», ci dice Lucile Gilles, che ha in particolare soccorso in passato i migranti alla frontiera italo-francese, sul Monginevro.
Al contempo, il movimento sportivo francese ha denunciato con vigore un paradosso: i forti tagli nelle dotazioni pubbliche alle diverse federazioni proprio nei mesi successivi a un’edizione olimpica memorabile che ha fra l’altro suscitato un aumento generale del 5% dei tesseramenti nelle varie discipline. Sul costo finale dell’edizione olimpica, invece, è in corso una battaglia di cifre, ma Paris 2024 sembra aver in gran parte rispettato gli impegni di sobrietà presi alla vigilia. Quanto alle infrastrutture, è soprattutto la banlieue povera a nord di Parigi a beneficiare oggi dei maggiori lasciti.
Sul piano internazionale, l’eredità di Paris 2024 si misurerà pure come anello nella lunga catena delle edizioni dei Giochi, in vista ormai di Milano Cortina 2026. In proposito, la geografia di questa transizione prende un valore simbolico, poiché fra i siti di competizione francesi e quelli italiani si trova la stessa capitale olimpica, Losanna, dove incontriamo Yasmin Meichtry, della Olympic Foundation for Culture and Heritage, braccio culturale del Cio, incaricata in particolare di trasmettere l’ideale olimpico.
«Tanti parigini erano partiti via, ma hanno poi approfittato appieno dei Giochi Paralimpici, contribuendo pure così al loro grande successo», ricorda, toccando un punto che ancor oggi è considerato centrale nell’eredità civile di Paris 2024, capace di offrire platee di pubblico senza precedenti agli atleti con handicap. Adesso, il testimone dello stesso slancio culturale e sociale dell’Olimpiade parigina sta per passare ai siti olimpici italiani: «Dopo tanti contatti con gli organizzatori, sappiamo bene quanto Milano e Cortina a loro volta abbiano voglia di mostrare che il movimento olimpico va ben al di là dei giorni di competizione e che esiste tutto uno spessore dello spirito olimpico da cogliere già come semplici cittadini».
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