Il sogno a stelle e strisce di Sofia Raffaeli
La ginnasta azzurra dopo le tre medaglie (di cui una d’oro) ai Mondiali di Rio de Janeiro ora punta alle Olimpiadi di Los Angeles del 2028: «Il mio stile? Amo inserire arte e fantasia nell’eserciz

La ginnasta del popolo ha incantato pure nella patria del samba, dove nella rassegna iridata ha difeso a denti stretti il gradino più basso del podio nel concorso generale, rivestendosi poi d’oro al cerchio e di bronzo con la palla. A Sofia Raffaeli non serve urlare né cercare sofisticati movimenti con gli attrezzi, le basta semplicemente essere in pedana per incantare i tifosi. La sua presenza ha riempito di contenuti artistici gli esercizi e gasato il pubblico del Mondiale di ritmica. Chiusa la stagione è ora tempo di bilanci per la ventunenne marchigiana di Chiaravalle, pronta a ricominciare gli allenamenti dopo due meritate settimane di vacanza. « A Rio è andata meglio rispetto alle attese. L’obiettivo alla vigilia era semplicemente effettuare degli esercizi belli, sono arrivate invece anche tre medaglie, quindi posso essere felice». Aldilà delle gare, stupenda è stata l’avventura in terra carioca: «Ci sono andata per la prima volta e sono rimasta colpita dal calore del pubblico dentro l’arena. Sono stati dieci giorni magici e dopo la fatica, ci siamo anche godute la città, visitando il Corcovado, facendoci la foto davanti al Cristo e poi tuffandoci nel mare sulla spiaggia di Copacabana ». Tutte insieme appassionatamente, compagne di squadra e rivali. «Ognuna ha il suo stile e interpreta in maniera diversa il rapporto con i quattro attrezzi. C’è chi preferisce riempire il tempo con difficoltà tecniche, chi invece si esalta con tocchi artistici. A me piace essere espressiva, mescolando al meglio la presenza in scena con i costumi, le musiche e i movimenti con gli attrezzi».
Tra i quattro oggetti del mestiere – cerchio, palla, nastro e clavette – non esiste il preferito: « Li preparo tutti con la stessa cura dei dettagli. Forse il cerchio è quello che mi viene meglio, mentre con palla e nastro a volte faccio più difficoltà a trovare il giusto equilibrio tra le componenti». Il 2025 della giovane medagliata olimpica di Parigi è stato travagliato, perché la prima parte dell’anno tra Coppa del mondo e Europei, seppur con diversi podi, non è stata all’altezza delle attese. Da qui il colpo di genio della Federazione che dopo la chiusura del sodalizio tecnico con Claudia Mancinelli – l’allenatrice che aveva seguito Raffaeli a Fabriano dopo la fuoriuscita dai quadri tecnici di Julieta Cantaluppi – ha spedito a fine giugno la ginnasta marchigiana all’Accademia di Desio: « Dopo Parigi la mia precedente compagna di allenamenti Milena Baldassarri ha smesso e così a Fabriano non avevo più punti di riferimento. A Desio sono stati due mesi di lavoro molto intensi e l’aver avuto a fianco Tara Dragas è stato un punto di forza. In più potersi allenare con la squadra mi ha consentito di lavorare davvero con un bel team». E la svolta è stata immediata.
«Adesso dopo le vacanze ricomincerò da Fabriano e insieme al presidente della Federazione Andrea Facci decideremo quale sarà il progetto tecnico da seguire ». All’orizzonte fanno già capolino di Giochi di Los Angeles 2028: «Sembrano lontani, ma in realtà il prossimo anno ai Campionati mondiali le prime tre staccheranno già il pass olimpico. Quindi il 2026 sarà una stagione importante, da preparare come si deve sin dall’autunno, per poi debuttare in primavera ». Aldilà della ginnastica il mondo di Sofia è scandito dallo studio: «Sono iscritta alla facoltà di Psicologia a una università telematica e ho già fatto alcuni esami. Non mi vedo come psicologa da grande, ma ho scelto questo ambito perché nello sport professionistico le questioni mentali sono importanti ». La portacolori delle Fiamme Oro si considera a pieno titolo un’ambasciatrice del suo sport: « È fondamentale far conoscere di più la ritmica se si vuole allargare la base delle appassionate».
Tornando un anno più tardi sull’esperienza olimpica parigina, il commento è duplice: « Dal punto di visto personale è stata un’avventura bellissima dal momento in cui ho messo piede nel villaggio fino a quando sono tornata a casa perché ho vissuto qualcosa di magico e unico. Dal punto di vista sportivo mi mangio invece i gomiti per quell’errore nell’esercizio con la palla che ha condizionato la mia finale, ma ho compreso che tutto fa parte del gioco e quindi ho dato il giusto valore alla medaglia di bronzo». E adesso di nuovo in marcia. Otto ore al giorno di fatica per raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi: « In palestra mettiamo insieme potenziamento ginnico, danza classica, difficoltà di corpo, musica e attrezzi. Uno sforzo fisico notevole, che deve essere accompagnato anche da una tenuta mentale, pertanto è fondamentale avere accanto persone con cui poter lavorare bene». In cerca di una nuova via sognando la California.
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