Gabrielzinho Araujo, un ciclone di energia che travolge le Paralimpiadi

Nella gara a dorso ha stregato il pubblico francese, quando prima della partenza ha azzannato la corda con la quale lo starter gli ha dato il la
August 29, 2024
Gabrielzinho Araujo, un ciclone di energia che travolge le Paralimpiadi
Afp/Franck Fife | Gabrielzinho Araujo
Aveva sfilato lungo i Campi Elisi col vessillo del Brasile attaccato alla spalliera del suo triciclo elettrico, ed era stato applaudito in piazza della Concordia quasi come fosse un eroe, cappellino da pescatore e tuta a maniche lunghe. Ventiquattr’ore più tardi si è mostrato al mondo nudo alla Défense Arena, dove ha confermato di valere un posto nel gotha del nuoto paralimpico mondiale. Il ventiduenne Gabriel Geraldo Dos Santos Araujo ha vinto i 100 dorso S2, dimostrando che anche senza braccia e con i piedi corti si può infiammare una piscina. Nato con la focomelia, una condizione rara che causa l’accorciamento degli arti, ha cominciato a nuotare quando la sua insegnante di educazione fisica, lo iscrisse a una competizione scolastica senza che lui lo sapesse. Si tuffò, vinse e da allora non ha più smesso. A Tokyo aveva conquistato tre ori e un argento, qui vuole calare in acqua un poker dorato. Intanto nella sua gara a dorso ha stregato il pubblico francese, quando prima della partenza ha azzannato la corda con la quale lo starter gli ha dato il la. Ha nuotato a pancia in su usando le spalle, ha toccato la piastra con la testa, battendo tutti. «Sono molto felice, perché prima della gara ero nervoso, ma poi mi sono sentito a mio agio nuotando. Questa era la più difficile delle mie gare a Parigi, quindi vincere l’oro è fantastico». Parla solo portoghese, ma con l’aiuto dell’interprete estende il messaggio a tutti: «Voglio dire a coloro che mi hanno visto in tv di essere concentrati e preparati, perché se ci si prepara come si deve tutto si può realizzare». Né un’aspettativa, né una sorpresa, per lui le medaglie sono una meta: «L’obiettivo di un atleta paralimpico è battere gli avversari».
Parlando della nomina a portabandiera racconta di una gioia immensa «perché è un’opportunità unica nella vita quella di essere presente a una cerimonia di apertura, un onore per qualsiasi atleta». In patria lo chiamano Gabrielzinho: «Ci sono grandi atleti nella nostra squadra e sono contento di aver avuto l’opportunità di rappresentare il Brasile nel miglior modo possibile in piscina». Parlando della sua mentalità, si definisce persona semplice a casa e in strada, ma un combattente in acqua: «Sono molto competitivo, quindi tutto ciò che faccio è per vincere. C’è così tanta sofferenza nel mio allenamento, quindi è per questo che lavoro così duramente. Voglio divertirmi e godermi il nuoto perché lo amo». Quel che colpisce è anche l’atteggiamento autorevole sul piano vasca durante la presentazione dei finalisti: «Spero che i miei avversari temano la mia presenza, perché io mi presento per essere il migliore». E da buon brasiliano la prima cosa che ha fatto con la medaglia al petto è stato danzare: «Siamo un popolo gioioso col ballo nel Dna». A Tokyo era sconosciuto e fu una sorpresa, a Parigi ha tanta pressione addosso e tutti lo cercano. Eppure lui non si sottrae ad alcuno: «Mi sento molto preparato e avverto di avere tanti sostenitori. Ho lottato per essere il numero uno e conosco l’intensità con cui i miei avversari stanno lavorando per superarmi». Oggi torna in azione nei 50 dorso, poi 150 misti, 200 stile e 50 stile, gareggiando anche nella categoria S3, quindi con rivali con disabilità meno impattanti della sua, perché il motto di Gabrielzinho è semplice: «Non rinunciare mai ai tuoi sogni».

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