Dal buio alla rinascita, l’ultima sfida di Andreoli

La nuova vita dell’atleta diventato ipovedente dopo la guarigione da un tumore. Stella del paraciclismo ha vinto il Mondiale insieme con la guida Di Felice
October 8, 2025
Dal buio alla rinascita, l’ultima sfida di Andreoli
La vita è come una tappa di montagna da affrontare in bicicletta, in salita bisogna tenere duro, mai mollare, prima o poi la discesa arriva. Sempre. Metaforicamente è accaduto al milanese Federico Andreoli, classe 1999, oggi paraciclista di livello olimpico e mondiale. Oggi. Che non è ieri, quando era semplicemente uno studente innamorato della neve tanto da diventare maestro di sci in Val di Sole. Nel 2020, in piena pandemia, una grande salita da scalare davanti a sé: gli viene diagnosticato un meningioma, tumore benigno al cervello. Lui si cura, si opera e guarisce, ma la malattia gli compromette irrimediabilmente la vista.
Diventa ipovedente e deve così riprogrammare le sue passioni e le sue attività. «Sì da quei giorni la mia vita è cambiata e mi sono rimesso a studiare – fa sapere Federico -, a marzo di quest’anno mi sono laureato in ingegneria energetica e ho trovato un impiego in un’azienda di consulenza di progettazioni di impianti fotovoltaici ed eolici. Però in questi anni la mia vita, grazie anche allo sport, è notevolmente cambiata».
Cambiata è dir poco, il termine corretto sarebbe stravolta, con un punto massimo della medaglia d’oro mondiale un mese fa ai mondiali di paraciclismo in Belgio in tandem con la sua guida, il suo “pilota” Francesco Di Felice. Dalla malattia che l’ha portato a essere ipovedente al tetto del mondo, per capire cos’è accaduto in questi anni bisogna riavvolgere il nastro: «Ero maestro di sci, abituato all’aria aperta, ai grandi spazi. Da ipovedente mi sono trovato in casa fermo, così ho iniziato a pedalare in casa sui rulli per sconfiggere la noia. Mi è venuta l’idea di un tandem e così con mio padre Davide o mia sorella Beatrice abbiamo iniziato ad andare sul Naviglio tra Milano e Pavia. Volevo qualcosa di più e non sapevo come fare, mi ero rivolto anche all’Unione Italiana Ciechi ma senza esito. Mi sono imbattuto in internet su Obiettivo3, il progetto per diversamente abili del grande Alex Zanardi, mi sono candidato e da lì è partito tutto». Inizia la discesa nella vita di Federico, Obiettivo3 finalizza quello che è la sua mission, ovvero l’essere un centro d’ascolto dello sport nelle disabilità, supportare gli atleti fornendo loro esperienza e sostegno anche economico, ma soprattutto cercare assieme a una visione comune per stabilire degli obiettivi.
Le ruote di Federico iniziano subito a girare veloci, si va subito forte: a novembre 2022 arriva il primo incontro a Padova con le nuove leve e a dicembre conosce Pierpaolo Addesi, commissario tecnico della nazionale di paraciclismo: «Ad inizio 2023 vengo convocato per la prima volta in Nazionale e con Chiesa come guida vinciamo l’argento nella prova in linea alla Coppa del Mondo di Ostenda, nel 2024 cambio guida e in coppia con l’ex professionista Paolo Totò vinciamo il titolo italiano sia su strada che su pista e la medaglia d’oro nella prova di Coppa del Mondo di Maniago».
Alle Paralimpiadi di Parigi 2024 è “solo” sesto nella crono, il resto è storia con il capolavoro, che sa anche di rivincita rispetto a Parigi, dell’oro mondiale in Belgio nella prova in linea, 92,4km in 2 ore 5 minuti, davanti allo spagnolo Riera e al francese De Carcalho. Da maestro di sci a campione del mondo nel paraciclismo, un riscatto di vita non casuale, ma cercato e sudato non appena si è intravista una possibilità: «Non sarei mai diventato nessuno nello sci, qui ho capito di avere un piccolo talento e ho dato tutto me stesso. Con il mio team Active Team La Leonessa che interagisce spesso con i pazienti delle unità spinali degli ospedali spesso parliamo ai ragazzi. Il difficile è capire in cosa una persona ha talento, alcuni lo scoprono altri no. Io ho capito che il mio era pedalare forte. Non è stato casuale, ho lottato. I primi tempi per uscire con il tandem dovevo chiamare almeno 4 o 5 amici che venissero con me la domenica».
Da sempre lo sport è un “salva vita”, Obiettivo3 l’artefice di tutto questo per l’iridato Andreoli ma anche per tanti altri: «Lo sport è stato indispensabile per creare una nuova normalità, il tandem poi richiede condivisione, empatia, apertura e confronto con il compagno per costruire la sintonia e la sinergia necessarie per raggiungere gli obiettivi».
L’altra parola magica è fiducia: «Deve essere totale con la tua guida, lui ha gli occhi e il manubrio, imposta le curve e deve frenare. Andiamo a oltre 40 all’ora, spesso 50, al mondiale abbiamo fatto una media di 45 all’ora, impostare le curve è difficile, un tandem pesa dai 12 ai 15 chili. Io alla fine devo seguire e gestire le mie energie». Obiettivi futuri tanti: «Devo migliorare nello sprint, voglio confermare l’oro mondiale l’anno prossimo e poi sogno le Paralimpiadi di Los Angeles 2028. Dopo? Voglio provare l’ultra cycling, ore e ore in bicicletta, migliaia di chilometri, lì è una questione di testa».
Intanto Federico è in viaggio con Obiettivo Tricolore, la grande staffetta paralimpica nata nel 2020 da un’idea di Alex Zanardi, che dal 21 settembre al 10 ottobre vede coinvolti 70 atleti paralimpici attraversare 10 regioni d’Italia che si passano il testimone in sella a handbike, biciclette e carrozzine olimpiche. 23 tappe, 1800 chilometri, giovedì 2 ottobre c’è stata la tappa 14 con 148km e 2mila metri di dislivello tra Toscana e Emilia Romagna con tanto di passaggio al Passo della Futa. Una delle tappe più impegnative. Nessuna paura e applausi per Federico Andreoli e la sua guida Francesco Di Felice grandi protagonisti con l’oro in tasca.

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