Baseball, fede, t-shirt: è tutto pronto per l'omaggio dei White Sox al Papa

L’arcidiocesi della città del Papa festeggia la sua elezione nello stadio del club che rivendica il tifo del pontefice. Uno sport che deve tanto ai cattolici, da padre McGivney a Babe Ruth
June 10, 2025
Baseball, fede, t-shirt: è tutto pronto per l'omaggio dei White Sox al Papa
Alamy stock photo | Il murale dedicato a papa Leone XIV nello stadio dei White Sox con il frammento del video in cui si vede tra il pubblico l'allora priore generale degli Agostiniani Robert Prevost
Per chi tifa il Papa? È stato questo uno dei primi tormentoni riguardo al nuovo pontefice solo poche ore dopo essersi affacciato per la prima volta a piazza San Pietro. Calcio? Basket? Non proprio, sebbene adesso sappiamo che Prevost è uno sportivo praticante, tennista «discreto» per sua ammissione. Ma da buon cittadino statunitense, originario di Chicago, è innanzitutto un grande appassionato di baseball, sport che fa parte della storia e della cultura degli States. E così dopo la fumata bianca si è scatenato il derby tra le due squadre della sua città natale. I più blasonati Cubs hanno subito provato ad “appropriarsi” del Papa con un messaggio secco: «È uno di noi». Ma il fratello del pontefice, John Prevost, ha spento i loro entusiasmi: «Tifa White Sox da sempre». Del resto è questo il team dei sobborghi a sud della metropoli, lì dove il piccolo Robert Francis è nato e cresciuto. Per i Sox la questione è chiusa soprattutto dopo aver ripescato dagli archivi delle tv americane il video con l’allora priore generale degli Agostiniani Prevost sugli spalti per la prima sfida delle World Series 2005, la finale della Major League Baseball (il massimo campionato statunitense). I White Sox, batterono Houston interrompendo un digiuno che durava addirittura dal 1917. Un successo storico (hanno vinto solo 3 titoli), “il primo miracolo di papa Leone XIV” dicono ora in tanti commentando un video che sta spopolando sui social.
Di fatto l’arcidiocesi di Chicago si prepara a celebrare sabato l’elezione del pontefice con una giornata di preghiera e musica proprio allo stadio Rate Field, la casa dei White Sox. Papa Leone XIV non sarà presente ma ha annunciato che parteciperà da remoto da Roma, con un videomessaggio che verrà proiettato durante l’incontro. Un programma che si concluderà con la Messa presieduta dal cardinale Blase Cupich, arcivescovo di Chicago. Polverizzati i biglietti dell’evento (20 mila le richieste solo il primo giorno dell’annuncio). Ma vanno a ruba anche gadget e t-shirt che la franchigia ha dedicato al pontefice “tifoso”, compresa la divisa ufficiale “Pope Leo numero 14”.
A Chicago vanno a ruba gadget e magliette dei White Sox in onore di papaLeone XIV - Reuters
A Chicago vanno a ruba gadget e magliette dei White Sox in onore di papaLeone XIV - Reuters
E dire che la fortuna del baseball negli Stati Uniti deve molto anche al cattolicesimo. Prezioso fu per esempio il contributo di padre Michael Joseph McGivney (1852-1890), sacerdote proveniente da una famiglia irlandese, fondatore dei Cavalieri di Colombo, associazione ancora oggi molto attiva sul fronte della carità. Padre McGivney, beatificato nel 2020, si servì del baseball per integrare i tanti cattolici immigrati in un’epoca in cui venivano discriminati. Lo fece sia scendendo in campo come giocatore che poi anche da allenatore. E alla sua morte i Cavalieri di Colombo diedero vita a tante leghe di baseball. Così come non si possono dimenticare i tanti campioni che non hanno mai nascosto la propria fede cattolica. Da Gil Hodges a Derek Jeter, da Connie Mack a Whitey Ford. Fino a Tommy Lasorda, figlio di padre italiano, giocatore e allenatore anche della nazionale Usa che vinse l’oro ai Giochi di Sidney 2000. Da manager per vent’anni dei Los Angeles Dodgers faceva venire sempre un sacerdote la domenica mattina per celebrare la Messa per i giocatori cattolici: «Penso che se avete fede in Dio, allora Dio farà molte cose per voi». E ripeteva: «Andate a Messa, confessatevi e confessate i vostri peccati. Questo è ciò che serve per essere un buon cattolico». Indimenticabili poi altre leggende, come il portoricano Roberto Clemente “El Grande”: «Dio voleva che diventassi un giocatore di baseball». O Lawrence Peter Berra, detto Yogi, diventato famoso anche per i suoi aforismi, come quello con cui incitava a non arrendersi mai: “It ain’t over ‘til it’s over”, ossia «Non è finita finché non è finita».
E poi senz’altro colui che è riconosciuto come il più forte di tutti i tempi: il leggendario George Herman Ruth, noto come “Babe” (Il Bambino) per il suo talento precoce. Ragazzino ribelle e poi viveur impenitente, aveva sofferto la separazione dei genitori ed era cresciuto in un collegio dei Saveriani. Ma clamorosa fu la sua conversione al cattolicesimo, ancora taciuta e sconosciuta a molti suoi fans. «Se mi guardo indietro ho capito che Dio è il boss» scrisse in una lettera. E la sua fede illuminò anche il suo talento: «Per giocare a baseball occorre essere veri uomini... Ognuno di noi, sarà più pronto ad aiutare un compagno se sul campo di baseball avrà imparato che un lanciatore può lanciare anche il suo cuore insieme alla palla, come in una famiglia, in un gruppo di fratelli che lavorano insieme per raggiungere la stessa meta». Così come ora i White Sox cercano di fare squadra intorno al loro “illustre tifoso” ricordando quel giorno del 2005 in cui “Padre Bob” era seduto tra il pubblico con il suo amico Ed Schmit, scomparso cinque anni fa. «Il Papa ha assolutamente un invito aperto a tornare, a sedersi nella sezione 140, fila 19, posto 2». Spettatore nello stesso seggiolino e non solo: «Diamine, forse gli daremo anche un turno di battuta».

Major League, i White Sox ultimi sperano nella rinascita

Con oltre un terzo della regular season alle spalle (sono 162 le partite che ogni squadra disputa ogni anno), la stagione del baseball a stelle e strisce 2025 si sta rivelando una delle più imprevedibili degli ultimi anni. Squadre date per sconfitte in partenza stanno sorprendendo, potenze consolidate faticano a trovare serie di vittorie, e nuovi volti stanno riscrivendo le gerarchie della lega.
Tra le più grandi rivelazioni di questo inizio di stagione c’è senza dubbio Detroit, che guida sorprendentemente la classifica generale e l’American League Central con il 65% di vittorie (43 vittorie e 24 sconfitte). Dopo anni di ricostruzione e delusioni, i Tigers stanno finalmente raccogliendo i frutti del loro lavoro. Senza troppe sorprese, Los Angeles Dodgers e New York Mets stanno rispettando le attese di inizio stagione. I losangelini, vincitori lo scorso anno delle World Series (le finali MLB) dominano la National League West con un lineup ricco di stelle e una rotazione solida, mentre i Mets, dopo aver messo sotto contrato lo scorso inverno Juan Soto per la modica cifra di 760 milioni di dollari in 15 anni (il più alto contratto della storia della Major League) sembrano aver trovato il giusto ritmo di vittorie dopo un inizio di stagione difficile, puntando decisamente alla post season come favoriti d’obbligo.
Anche l’altra metà della Grande Mela può sorridere dopo tante stagioni in chiaro e scuro, anche se lo scorso anno a dire la verità sono arrivati a giocarsi le World Series contro Los Angeles: finalmente gli Yankees sembrano aver trovato la soluzione al bandolo della matassa. Aaron Judge, fuoriclasse assoluto del gioco è in modalità MVP (miglior giocatore della stagione regolare) e con già all’attivo ventitré fuoricampo è il trascinatore di un attacco esplosivo.
Ma per tante squadre che sorridono in questi primi due mesi di baseball, ci sono squadre che sono già costrette a fare i conti con le troppe sconfitte e stanno cercando di risalire la china prima che sia troppo tardi. Una su tutte sono i Colorado Rockies, ultimi in tutta la Major League, che oltre ad un avvio disastroso (12 vittorie e 53 sconfitte) hanno fatto registrare un record storico, ma in negativo: sono stati la prima squadra della storia del baseball a raggiungere più velocemente il traguardo delle 35 sconfitte in stagione impiegando solo 42 partite (il record precedente apparteneva ai Washington Senators del 1904 che impiegarono 45 match). Non tira aria migliore nemmeno a Baltimora, che dopo l’exploit della stagione 2023 con 101 vittorie, e un’ottima annata lo scorso anno sembrava pronta a dominare la scena nel futuro a venire. Spoiler: sono terz’ultimi in classifica nell’American League con 26 vittorie e 38 sconfitte. Fanalino di coda dell’ American League senza nemmeno troppe sorprese troviamo i White Sox: dopo una storica stagione negativa nel 2024 (41 vittorie e 121 sconfitte), viaggiano con un record di 22 vittorie e 44 sconfitte. Con i playoff praticamente irraggiungibili, la stagione 2025 rappresenta un’opportunità per Chicago di valutare e sviluppare i giovani talenti, gettando le basi per una futura rinascita.

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