Gianni Di Gregorio porta al Lido l’elogio della famiglia

Il regista è protagonista di "Come ti muovi sbagli". Un nonno travolto dall'arrivo improvviso dai nipotini in una delicata commedia sentimentale.
September 4, 2025
Gianni Di Gregorio porta al Lido l’elogio della famiglia
- | Gianni Di Gregorio, a destra, e Iaia Forte nel film "Come ti muovi sbagli"
Mentre il cinema guarda, specie negli ultimi anni, alla famiglia come luogo di conflitto e di incomunicabilità, c’è un regista che va controcorrente con tocco gentile e spiritoso come Gianni Di Gregorio che mostra apertamente quant’è bella la famiglia, nonostante sia impegnativa. Una linea tenuta sin dall’inizio con il suo primo film, quel gioiellino del Pranzo di Ferragosto, da Di Gregorio che ieri ha meritato applausi inteneriti in chiusura delle Giornate degli Autori a Venezia con la commedia fuori concorso Come ti muovi sbagli, da lui diretta, sceneggiata insieme a Marco Pettenello e interpretata. Il film è nelle sale da stasera.
Gianni Di Gregorio è un professore ultrasettantenne che si gode la raggiunta serenità, ha una bella casa, una discreta pensione, gli amici del bar e una signora (Iaia Forte) che gli fa una discreta corte. Si dedica con passione a scrivere un saggio sui Longobardi finché la sua tanto agognata quiete viene travolta dall’improvviso arrivo dalla Germania della figlia Sofia (Greta Scarano), in crisi coniugale, con i suoi due impegnativi figli adolescenti. Il Professore si troverà, suo malgrado, a vivere una nuova avventura umana e sentimentale occupandosi dei due ragazzini e cercando di risolvere la crisi della figlia. Il tutto sempre senza mai alzare i toni, ma con la pazienza e il garbo di un nonno che tra sorrisi e piccoli drammi quotidiani, fa del suo meglio.
Ai pasticci casalinghi, si intreccia un altro filone del film, quello del perdono: Helmut, il marito tedesco di Sofia, che l’ha tradita, è sinceramente pentito e per riconquistarla decide di intraprendere a piedi un “pellegrinaggio d’amore” sulla Via Francigena dalla Germania a Roma. Un cammino faticoso che lo porta a riflettere, tra ampi paesaggi e l’amicizia di un lupo, fino a comprendere la propria redenzione di fronte alla Resurrezione di Piero della Francesca a San Sepolcro. In tutto questo tourbillon, il Professore comprende che l’amore vale sempre la pena di essere vissuto, anche se porta tribolazioni e sacrifici.
«C'è una cosa della quale noi umani, a quanto pare, non possiamo fare a meno: la famiglia – afferma Di Gregorio al Lido -. Infatti, cosa c'è di più bello della famiglia? E cosa c'è di più impegnativo della famiglia, con il suo incommensurabile carico d'amore che schiaccia ogni velleità personale, ogni anelito di libertà e di pace? Questo film è dedicato alla famiglia e dunque all'amore, questa forza che ci fa fare cose che non avremmo mai creduto di poter fare». Di Gregorio è convinto che i sentimenti prevalgano su tutto e quindi si augura “di ottimizzare questa vita con dei rapporti più armonici, meno conflittuali, piu aperrti». Insomma, quelli di Di Gregorio sono dei film “antistress”, ma nel senso più nobile del termine come conferma Angelo Barbagallo che ha prodotto gli ultimi sei film del regista.
Film dove prevale la gentilezza: «Io sono stato educato da genitori di metà Ottocento – spiega il simpaticissimo regista –. Mi hanno dato una forma che mi è rimasta attaccata. Il mio carattere timido da ragazzo mi preoccupava, perché mi domandavo a che punto sarei potuto arrivare con quell’indole. Invece alla lunga la timidezza e la gentilezza pagano, poi ti vogliono bene le persone». L’amore si spalma nella nuova pellicola, su tre generazioni che comunicano fra di loro: «Impariamo ad ascoltare, a sottrarre aggressività e combattività nelle cose e cerchiamo di rendere tutto più armonico, prevalgano i sentimenti – conclude il regista -. Io ci credo, anche nel rapporto fra generazioni: perché il rapporto tra un nonno e un nipotino è indistruttibile».
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