lunedì 25 novembre 2019
Dagli scavi in Iraq condotti dalle università di Pisa e di Siena sono emersi frammenti di contenitori sottili sulla cui superficie esterna era impresso l'argomento delle missive
Una tavoletta di argilla con scrittura cuneiforme (Ansa)

Una tavoletta di argilla con scrittura cuneiforme (Ansa)

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Non solo come supporto per scrivere: con l'argilla quattromila anni fa in Mesopotamia si realizzavano le "buste" per inviare lettere di ogni tipo. E' una delle recenti scoperte della campagna di scavi in Iraq condotta dall'Università di Pisa in collaborazione con l'Ateneo di Siena e quello iracheno di Al-Qadisiyyah.
Dagli scavi sono infatti emerse tre grandi porzioni di queste "buste", parte di un eccezionale ritrovamento, per quantità e stato di
conservazione dei reperti. In particolare, gli archeologi hanno trovato un centinaio di frammenti con testi cuneiformi databili all'inizio del II millennio a.C. (fra cui ben otto tavolette intere o quasi) oltre a un ricco repertorio ceramico e a più di novanta "cretule", cioè blocchetti di argilla con impronte di sigillo o corda applicate a chiusura di contenitori.
Le indagini archeologiche concluse a metà novembre hanno riguardato il sito di Tell as-Sadoum nell'Iraq centro-meridionale. Il sito di 50 ettari, a est di Najaf, su un ramo del fiume Eufrate è stato identificato con Marad, una antica città della Mesopotamia meridionale, la cui storia copre un lungo arco cronologico che va dal III al I millennio a.C.
«In generale le tavolette testimoniano la ricchezza e vivacità della vita economica e amministrativa delle antiche città della Mesopotamia e ci parlano spesso di transazioni contabili, questioni amministrative e giuridiche» spiega il dottor Anacleto D'Agostino, docente di Archeologia del Vicino Oriente all'Università di Pisa che ha coordinato il progetto. «Le tavolette inoltre potevano essere inglobate in buste; noi ne abbiamo ritrovate decine di frammenti cioè dei contenitori in strati sottili di argilla sulla cui superficie esterna era impresso l'argomento delle missive mentre l'impronta dei sigilli, con nominativi o immagini, serviva a vidimare il contenuto e ne garantiva l'autenticità».
La complessità della civiltà dell'epoca è testimoniata infatti anche dai sigilli, spesso realizzati in pietre semipreziose, di fatto dei contrassegni univoci con cui personaggi importanti e funzionari si firmavano. Le scene che vi sono intagliate riproducono vari temi e sono spesso eseguite con grande attenzione e perizia da abili artigiani.
Nelle impronte frammentarie ritrovate durante gli scavi, che datano probabilmente al III millennio a.C., ci sono ad esempio scene in
miniatura che rappresentano eroi in lotta con animali selvatici ed esseri fantastici, divinità in trono, un leone che aggredisce una
gazzella o capridi rampanti e un elefante.

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