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Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella - Ansa
Proponiamo la nota di Gianfranco Astori al volume La nostra libertà. I discorsi per il 25 aprile (Interlinea, pagine 112, euro 12,00)
che raccoglie i discorsi pronunciati in occasione delle varie ricorrenze del 25 aprile dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella convinzione che la festa della Liberazione sia «un incitamento a tenere la schiena dritta, a essere fedeli a noi stessi».
«Aldo dice 26×1». Questo l’appello del Clnai (Comitato di liberazione nazionale alta Italia) che, attraverso la rete delle radio partigiane e Radio Londra, chiamava i patrioti a insorgere, nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1945, contro l’occupante nazista e i suoi complici della Repubblica sociale italiana. Sarebbe stato il governo De Gasperi, un anno dopo, a indicare la data del 25 aprile come festa della Liberazione e da lì sino a questo 80° anniversario. La relazione che accompagna l’approvazione del decreto luogotenenziale del 1946 ricorda che «La nuova festività nazionale si riferisce ad un evento, la cui portata storica è vivamente sentita dalla coscienza popolare. La ricorrenza del 25 aprile sta, infatti, a ricordare la ricongiunzione delle province settentrionali al resto della penisola, dopo sì lungo e tormentoso distacco; e sta, altresì, a rievocare la gloriosa insurrezione partigiana che tanto contribuì alla cacciata dei tedeschi».
Il 25 aprile, giorno dell’insurrezione nazionale, divenne così il giorno della Liberazione, pur se la ritirata delle truppe tedesche, macchiata da una serie di ulteriori orribili delitti, si sarebbe conclusa di lì a una settimana con le ultime stragi di civili in Friuli, a Avasinis-Trasaghis e Ovaro-Comeglians, avvenute il 2 maggio 1945. La resa del Terzo Reich sarebbe stata firmata l’8 maggio. La Repubblica, la Costituzione, la pace, sono figlie di una ribellione, del proposito di un popolo – dei popoli europei – di tornare a essere fedeli ai valori della propria civiltà dopo il prevalere della sopraffazione portata dagli autoritarismi, della violenza, della guerra, del conflitto. I testi pronunciati dal capo dello Stato in occasione della festa nazionale – la cui chiarezza non abbisogna di commenti – offrono un percorso di lettura sulla identità italiana e sulla storia del nostro continente. La Patria, con il disfacimento di una falsa concezione della nazione basata sulla tirannide, diviene, con la Repubblica, il frutto di una “nervatura” di valori che, con la Resistenza, con la partecipazione popolare, ha saputo trasferire l’anima autentica del Paese nell’ordinamento dello Stato, inverando il sogno che fu di Mazzini e di Gioberti di un’Italia unita basata su una Costituente eletta dai cittadini.
Il percorso di pace vede non più patrie arroccate, l’una contro l’altra, ma una comunanza di ideali centrata sull’Europa unita e su una comunità raccolta nelle Nazioni Unite. La liberazione dell’Europa dall’incubo della guerra era stata una delle aspirazioni dei partigiani. In tutti i Paesi europei oppressi dal nazifascismo. E la pace è stata la promessa realizzata dalla Repubblica in questi 80 anni. La riconquista dell’indipendenza e dell’unità d’Italia è stata condizione realizzata con la sconfitta del nazifascismo. I luoghi assunti dal presidente nel suo pellegrinaggio laico, laddove gli italiani combatterono per ridare dignità a un popolo, rappresentano altrettante radici della Repubblica, dell’Italia, da nord a sud. Al pari dei sacrari delle guerre di indipendenza, degli ossari di Asiago, del monte Grappa, del Pasubio, di Redipuglia, del monito offerto dai mausolei di El Alamein, dei caduti d’oltremare a Bari.
Le storie della Resistenza ci parlano di militari, di civili, di popolazioni inermi che seppero dire di no al sopruso, quando “bastava un bicchier d’acqua” offerto a una famiglia ebrea in fuga, a ristorare un patriota, per essere considerati antifascisti, per scatenare la rappresaglia. Il 25 aprile – osserva il presidente Mattarella – è la festa della Libertà di tutti gli italiani, il momento e il luogo di quanti, cittadine e cittadini, si incontrano nella Costituzione della Repubblica. Ottant’anni dopo la fine della guerra e la caduta del regime fascista è questo il traguardo consolidato dall’Italia. Gli italiani hanno saputo raccogliersi in modo coeso intorno a valori che hanno incarnato nella propria comunità, lontani da sprovveduti epigoni di fantasmi del passato, bramosi di brandire la storia come arma, per rovesciarla. Come ha ricordato recentemente in una lectio il presidente della Repubblica (Marsiglia, 5 febbraio), l’Europa è «custode e patrocinatrice dei diritti della persona, della democrazia, dello Stato di diritto. Chiunque pensi che questi valori siano sfidabili sappia che, sulla scia dei suoi precursori, l’Europa non tradi rà libertà e democrazia». Libertà e democrazia insieme: l’una non può essere pretesto per compromettere l’altra. Questo il lascito dei Resistenti che celebriamo il 25 aprile.