domenica 8 maggio 2016
Piccinini, la signora del volley
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Senza di lei la spedizione italiana alle Olimpiadi di Rio 2016 avrebbe certamente una marcia in meno. Francesca Piccinini, la regina del volley femminile tricolore, titolare di una carrellata di premi e riconoscimenti da far venire il mal di pancia per l’invidia alle grandissime di ogni tempo, si giocherà con le azzurre agli ordini del c.t. Marco Bonitta l’accesso ai Giochi brasiliani nel torneo di qualificazione in programma a Tokyo dal 14 al 22 maggio. Per la “Picci”, unica rappresentante del-l’Italia di oggi alle Olimpiadi di Sydney del 2000, l’ennesima sfida da vincere, prima di rimettersi in gioco notizia delle ultime ore - nel campionato italiano con la maglia dell’Igor Novara, che è riuscito a strapparla al Pomì Casalmaggiore. Cara Piccinini: Olimpiadi, ultima chiamata... «Penso proprio di sì ed è proprio per questo che ci tengo tanto, anche se prima dobbiamo superare il torneo di Tokyo e non sarà una passeggiata. In Giappone ci giochiamo tutto. La medaglia ai Giochi? È l’unica che non ho ancora vinto, il sogno nel cassetto...». Federica Pellegrini sarà la portabandiera dell’Italia alle cerimonia inaugurale dei Giochi. Cosa avete in comune? «Siamo due donne molto toste e determinate. Quando ci poniamo un obiettivo, facciamo di tutto per raggiungerlo ». Quanto è diversa la Piccinini di oggi da quella che esordì in nazionale 21 anni fa? «È quasi un’altra persona. Oggi sono più esperta, matura e consapevole dei miei mezzi. Sono cambiata, certo, e meno male che è successo, perché altrimenti avrei imparato poco dalle esperienze che ho vissuto. Rispetto a quando ero giovane, vivo le partite in modo diverso, mi diverto di più e bado meno alle preoccupazioni. Andare in campo con mente libera, ti fa giocare meglio». A 18 anni ha lasciato la famiglia per andare a giocare in Brasile, a Curitiba. Cosa voleva dimostrare? «Era un treno che non volevo perdere, perché non sapevo cosa avrei potuto raccogliere in futuro. Ero giovanissima, chi poteva immaginare che avrei fatto una carriera simile? Ho deciso di provarci e sono felicissima di averlo fatto. È stata un’esperienza che mi ha fatto crescere tantissimo, come persona e come atleta. Ero dall’altra parte del mondo, distante dalla mia famiglia e senza i mezzi di comunicazione che oggi permettono di parlare con chiunque a qualunque ora del giorno e della notte. Vent’anni fa si scrivevano le lettere, altro che telefonini e Skype». Parole sue: «Le giovani di oggi sono viziate e senza valori». «Non mi riferivo nello specifico alle pallavoliste, ma più in generale ai ragazzi che rispetto a qualche anno fa hanno meno voglia di sacrificarsi e di lottare per raggiungere un traguardo. Sembra che tutto gli sia dovuto e purtroppo la società in cui viviamo fa ben poco per cambiare le cose. È un peccato, perché in questo modo molti giovani si perdono per strada. La soluzione? Se mettessimo un po’ da parte il telefonino per ricominciare a parlare di persona, forse alcuni problemi si risolverebbero più facilmente». Ad aprile, a 37 anni, ha vinto con il Casalmaggiore la sua sesta Champions League. Cosa risponde a chi la dava già per finita? «Sapevo dove volevo arrivare e cosa dovevo fare per arrivarci. Nessun segreto, solo tanta pazienza e tanto allenamento. Conosco il mio valore e non ho mai dubitato di me stessa. Da parte mia, non ho fatto altro che rimboccarmi le maniche come mi era capitato di fare altre volte in passato... Se stringi i denti nei momenti difficili e non perdi di vista i tuoi obiettivi, prima o poi le cose belle arrivano». A proposito di “vecchietti” che la sanno lunga, un suo messaggio al 39enne Francesco Totti... «Totti fa bene a seguire il suo istinto. Anch’io farò come lui: finché mi divertirò a giocare e ad allenarmi, andrò avanti. Anche se so bene che il momento di farmi da parte non è lontanissimo». Calcio e pallavolo, primo e secondo sport in Italia per numero di praticanti. Ma quante differenze fuori e dentro il campo... «È una lotta persa in partenza. Perché si parli di noi siamo obbligate a vincere e a volte nemmeno basta, mentre il calcio è ovunque. Eppure la gente ci segue e si diverte. Lo dimostrano i palazzetti dove giochiamo: spesso c’è il tutto esaurito. E che soddisfazione vedere famiglie intere sugli spalti». Leicester come Casalmaggiore: piccole realtà sportive che producono risultati straordinari. Come lo spiega? «Ho letto una bellissima dichiarazione di Claudio Ranieri (ndr, l’allenatore del club inglese che ha vinto la Premier League). Diceva: “Se fai le cose col cuore, puoi realizzare grandi imprese”. Crederci e non mollare mai, a Leicester come Casalmaggiore. La regola, in fondo, è sempre la stessa». Per Gianmarco Tamberi, campione di salto in alto, Alex Schwazer andrebbe squalificato a vita per la nota vicenda di doping. Lei da che parte sta? «Non mi sento di dare un giudizio su una questione che non ho seguito da vicino. Posso dire però che sarei certamente più tollerante con un atleta che ingenuamente assume un farmaco per risolvere un problema di salute, piuttosto che con chi sbaglia con la consapevolezza di sbagliare». Cosa le ha insegnato la pallavolo? «Il rispetto per gli altri, prima di tutto. Senza rispetto, non si arriva da nessuna parte. Nello sport, come nella vita». Le sono sempre piaciute le sfide.Televisione, cinema, moda: il suo futuro oltre la pallavolo passa da qui? «Per il momento, sono soltanto un divertimento, un modo per impegnare con il sorriso il mio tempo libero, ma un domani chissà. È vero, mi piacciono le sfide e valuterò con attenzione tutte le proposte che arriveranno. Condurre una trasmissione sportiva? Perché no, sarebbe bello». Sempre che prima non decida di mettere su famiglia... «Mi piacerebbe diventare mamma, ma ci penserò tra qualche tempo, perché ora sono concentrata sul torneo di Tokyo, perché le Olimpiadi rappresentano un traguardo che non voglio perdere per nulla al mondo».
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