venerdì 13 gennaio 2023
La musicista pubblica “Ange terrible” dedicato al suo Paese d’origine. «Ho familiari al fronte. Spero che dalle pagine di compositori tra le due guerre come Debussy, Ravel e Messiaen nasca la luce»
La violinista ucraina naturalizzata italiana Anastasiya Petryshak

La violinista ucraina naturalizzata italiana Anastasiya Petryshak - Foto di Angelina Muller

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Un angelo terribile, che può portare pace sulla terra ma anche devastazione. E sembra di sentire il pianto sommesso di tante madri ucraine, ma anche il desiderio potente di rinascita di una nazione, nelle corde del violino di Anastasiya Petryshak, la violinista ucraina naturalizzata italiana che il 27 gennaio pubblica per Sony Classical il cd Ange terrible. Dopo il disco di debutto Amato bene incentrato su Vivaldi, Anastasiya Petryshak, una delle giovani star più interessanti del violino mondiale, formatasi in Italia allo Stauffer Center di Cremona col maestro Salvatore Accardo, oggi insieme al pianista Lorenzo Meo affronta i grandi capolavori di Claude Debussy, Maurice Ravel e Olivier Messiaen. Ange terrible sarà distribuito in tutti i negozi fisici in Italia e nel mondo e su tutte le piattaforme digitali.

Il progetto si concentra sulla musica francese scritta tra il 1891 ed il 1941, include il periodo delle due Guerre Mondiali ed evidenzia la dualità tra il bene ed il male. « Musica di significato profondo che nasce nei tempi di sofferenze e distruzioni, quando gli animi erano più sensibili che mai. In queste pagine vivono i pensieri e le idee dei grandi compositori che hanno conosciuto la guerra. Spero questo CD possa far riflettere e portare luce nei tempi d’oggi» racconta ad Avvenire Petryshak. « Il progetto è nato prima della guerra in Ucraina e l’idea iniziale era anche quella di sottolineare la fortuna che abbiamo di vivere nei tempi più sereni senza guerre e distruzioni - aggiunge con un sospiro -. Purtroppo ora il discorso è cambiato e il mondo non può essere visto più allo stesso modo. Il disco oggi porta un messaggio ancora più forte, vuole far riflettere tramite la musica dei grandi compositori francesi che hanno sofferto la guerra, chi la prima chi la seconda. Le pagine che ho inciso mi comunicano moltissimo ed oggi a maggior ragione portano il mio pensiero alla situazione nel mio Paese natale».

Il disco inizia con l'intensa Sonata n.3 di Claude Debussy, scritta quando la Prima Guerra Mondiale era alle porte di Parigi, ultima composizione del maestro. Segue un brano di grande fascino, Les Angelus, trascritto per violino e pianoforte. Di Maurice Ravel ci sono tre lavori. Il primo è la Sonata n.2. Segue una trascrizione per violino e pianoforte, Piece en forme de Habanera oltre alla virtuosistica Rapsodia da concerto Tzigane. «Si tratta di musica francese di grande fascino. Debussy, Ravel e Messiaen sono compositori che amo profondamente e che mi hanno accompagnata per molti anni. Penso che tutto ciò che hanno vissuto, sentito e provato li abbia influenzati a vivere e comporre come lo hanno fatto. In questa musica continua a vivere il loro spirito, le loro idee e pensieri. Piena di chiaroscuri e mistero è la sonata di Debussy che fu l’ultima opera che compose alla fine dei suoi anni. Era troppo malato per arruolarsi alla guerra – racconta l’artista - perciò decise di contribuire componendo musica che potesse omaggiare i secoli d’oro della musica francese. Firmó espressamente le sue ultime opere come “musicista francese” per sottolineare il suo impegno nazionale. Ravel, essendo estremamente sensibile, soffrì tantissimo sia psicologicamente che fisicamente dopo la prima guerra mondiale nella quale partecipò arruolandosi. Scrisse la seconda sonata tra le due guerre mettendoci 5 anni per concluderla. Diverso è il discorso per la Tzigane che portò luce e aria fresca nella vita di Ravel che scrisse questa musica di getto e con grande entusiasmo».

Due brani di intensità spirituale e filosofica di Olivier Messiaen chiudono questa registrazione. Il primo è Theme et variations un lavoro scritto dal compositore per se e la moglie violinista. Mentre il secondo e ultimo brano del percorso musicale del cd è la Louange a l'Immortalité de Jésus, l’ultimo movimento del celebre Quatuor pour la fin du temps. «A concludere il disco sono le composizioni di Messiaen che stimo profondamente, musica che ci collega con il mondo spirituale – aggiunge la violinista -. E’ stata una scelta voluta quella di concludere il disco con la Louange che è l’ultimo movimento del famoso quartetto per la fine dei tempi. La fine è spesso un possibile inizio. È un brano che ci collega con l’eterno e con l’infinito. Vedo il grande contrasto tra la terribile realtà che circondava Messiaen e la musica che compose piena di luce, speranza, calore e bontà». Anche qui, il dolore della guerra. « Il quartetto fu composto quando Messiaen fu prigioniero e la prima esecuzione assoluta avvenne proprio nei campi. Messiaen disse che non ha mai sentito un pubblico tanto attento. Penso che nei momenti così estremi abbiamo tutti bisogno dell’arte che possa elevare le nostre anime, farci viaggiare e collegarci con l’aldilà ».

Il rapporto che ha Anastasiya Petryshak con la fede è solido e sincero: «Si, sono credente. Credo in Dio e credo anche negli angeli. È un tema complesso, ma credo fortemente che c’è qualcosa di più grande di noi e la musica ci collega con quella realtà. Perché il titolo Ange terrible? Con questo disco volevo esprimere me stessa in modo più completo ed evidenziare la dualità che vive in me. Il titolo unisce la parte “angelica”, pura, dolce, sensibile, soave, amorevole a quella “terribile”, testarda, forte, passionale, energica e talvolta aggressiva. Non si può apprezzare la luce senza il buio». Quanto è importante la musica per il dialogo e la pace? « La musica è importantissima, ci fa ragionare, ci suggerisce idee e ci aiuta a mettere in ordine i nostri sentimenti. Un linguaggio universale che arriva dritto al cuore di tutti. Nella musica ho imparato anche il dialogo – aggiunge l’artista -. La musica ci insegna la disciplina, ordine, creatività, fantasia… Penso che chi si occupa dell’arte, impegnandosi a portare il bello in questo mondo non potrà fare del male, anzi lo potrà solo sconfiggere».

Il pensiero corre ai suoi parenti che stanno soffrendo guerra e privazioni in Ucraina: «I miei parenti non hanno voluto lasciare il Paese. Vivono in Ucraina seppur dovendo affrontare molte difficoltà. Alcuni dei miei famigliari stanno combattendo. Molti altri mi raccontano degli episodi da brividi. Mi sento giornalmente con la nonna per avere notizie e accertarmi che stiano tutti bene». Dal canto suo Anastasiya che vive in Svizzera col marito e il figlioletto, è impegnata a raccogliere fondi per aiutare i più piccoli. « Ho fatto diversi concerti per l’Ucraina, con raccolta fondi destinata soprattutto per aiutare i bambii che sono quelli più fragili. Per questa causa ho suonato in Spagna, Francia, Italia e Stati Uniti – ci racconta -. Da quando è iniziata la guerra inserisco sempre almeno un brano di compositori ucraini nel programma. Mi piacerebbe far conoscere la musica Ucraina, fare un tributo alle persone che stanno soffrendo questa situazione ingiusta. In questa fase di guerra che dura già quasi un anno la popolazione ha ancora più bisogno di aiuto e mi impegno per questa causa. Ho già due concerti in Olanda, Belgio e dovrebbero esserci anche qualche altra data». Presto la sentiremo anche in Italia: la prossima data sarà il primo aprile a Cremona e seguirà un piccolo tour in Umbria a luglio.

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