lunedì 11 dicembre 2023
Per il filosofo «nel Principe si parla di male necessario, ma nei Discorsi si capisce che il fine è istituzionalizzare i conflitti». Il contrario della dottrina propugnata dal segretario di Stato Usa
Niccolò Machiavelli nel ritratto postumo da Santi di Tito conservato ai Musei Civici Fiorentini

Niccolò Machiavelli nel ritratto postumo da Santi di Tito conservato ai Musei Civici Fiorentini - WikiCommons

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Niccolò Machiavelli ha fama superficiale per un presunto approccio amorale alle cose umane, mentre continua a essere studiato in tutto il mondo per il suo contributo profondo ai moventi immutabili dell’azione nella sfera pubblica. A Roma dal 13 al 16 dicembre si danno appuntamento i maggiori esperti in un convegno senza precedenti ospitato prima al Campidoglio e poi a Roma Tre promosso dalla neonata International Machiavelli Society (https://machiavellisociety.org). Ne abbiamo parlato con Mario De Caro, uno degli organizzatori e professore di Filosofia morale all’università Roma Tre e alla Tufts University di Boston.

Professor De Caro, perché rilanciare oggi gli studi su Machiavelli in un'era in cui anche un realista in politica come l'appena scomparso Henry Kissinger vedeva gli scenari più rilevanti legati alle nuove tecnologie digitali e a sviluppi apparentemente slegati dalle dinamiche del passato?

Henry Kissinger è spesso presentato come la migliore espressione contemporanea del machiavellismo, la concezione secondo cui in politica contano solo i rapporti di forza e qualunque mezzo è giustificato se è finalizzato all’acquisizione e al mantenimento del potere. In realtà, Machiavelli del machiavellismo non sarebbe stato affatto contento. È vero che nel Principe si legge in più parti che in politica, quando necessario, bisogna essere pronti a compiere il male (cercando però sempre di dare l’impressione di essere virtuosi). Nell’enunciare questo precetto, però, Machiavelli ha in mente un contesto specifico: la formazione di una nuova comunità politica in una situazione – come era quella dell’Italia di inizio Cinquecento – in cui l’instabilità, gli eccidi e le razzie degli stranieri erano la regola. Poi, nei Discorsi sulla prima deca di Tito Livio, che di Machiavelli è il vero capolavoro teorico, la riflessione si amplia alla solidificazione di una comunità politica già esistente. E lì si chiarisce che l’obiettivo politico primario è di fare sì che gli inevitabili conflitti sociali degenerino in violenza; e la via aurea per farlo è quella mostrata dalla Repubblica romana nei primi quattro secoli della sua esistenza. Occorre cioè istituzionalizzare i conflitti, canalizzandoli nell’agone politico come appunto accade a Roma quando si creò l’istituzione del Tribunato della plebe, che si contrapponeva istituzionalmente al Senato e ai consoli. E, tra le prerogative dei tribuni della plebe, c’era il diritto di veto contro i decreti dei magistrati: un’idea il cui spirito non può essere gradito ai fautori della Realpolitik come Kissinger, che perorano la politica delle mani libere. Di queste tendenze teoriche e pratiche Machiavelli non è affatto l’origine: è un possibile potente antidoto.

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Ecco un altro bell’esempio di machiavellismo non machiavelliano. A Putin sembra interessare soprattutto il potere personale – non la solidità dello Stato – e a quel fine pare disposto a sacrificare tutto. Né nella Russia contemporanea si nota un grande sforzo di istituzionalizzare i conflitti sociali (e, a dire il vero, nemmeno lo si notava nella Russia zarista e in quella bolscevica): molto più pratico incarcerare gli oppositori. Putin Machiavelli non l’avrebbe certo ammirato.

In un mondo che vive nel presente, che cosa ci dice di attuale la concezione della storia di Machiavelli?

Dall’età antica sino ai tempi di Machiavelli, nessuno ha mai concettualizzato il tempo umano come facciamo noi. In quelle epoche, il tempo della storia veniva concepito o come necessariamente regressivo (una costante decadenza a partire da una primigenia età aurea) oppure come circolare (con la costante ripetizione delle stesse tipologie di eventi). Nemmeno la sovrapposizione alla storia umana del finalismo cristiano – dall’incarnazione alla fine dei tempi – modificò in senso sostanziale il modo in cui la dinamica della storia umana veniva concepita: la concezione del tempo umano cambio solo con la rivoluzione scientifica che ne postulò la progressività. In Machiavelli, allora, la concezione del tempo si rifà al modello ciclico di Polibio, secondo cui i regimi politici (monarchia, aristocrazia, democrazia) si alternano tra loro. In sé, ovviamente, la concezione della circolarità della storia è arcaica, ma nell’aderire a questa concezione Machiavelli dà risalto a un aspetto di straordinaria modernità. Nel Principe si legge che “gli uomini […] nacquero, vissero e morirono sempre con uno medesimo ordine”. L’idea della ciclicità della storia viene dunque letta da Machiavelli come garanzia dell’invariabilità antropologica degli esseri umani. Ed è proprio perché la natura umana non cambia che si possono applicare al presente le grandi lezioni del passato – che è poi l’essenza del metodo machiavelliano. E questa è una lezione di straordinaria importanza.

Tornando sul piano più accademico, qual è la fortuna attuale di Machiavelli all'estero?

La fortuna internazionale di Machiavelli è sempre stata enorme, anche se notoriamente le valutazioni della sua opera sono state molto discordanti. Resta il fatto che, dal Cinquecento in poi, Machiavelli è il pensatore italiano più letto e dibattuto: ancora oggi sulle sue idee discutono politologi, filosofi, storici, studiosi di letteratura, giuristi e filologi di tutto il mondo. Mi si permetta di aggiungere che lascia molto perplessi che nei licei italiani Machiavelli venga studiato prevalentemente nelle ore di storia della letteratura, mentre in quelle di filosofia spesso vi si accenna appena (e gli stessi manuali di storia della filosofia non gli danno quasi mai il dovuto risalto).

Intendiamoci: non c’è dubbio che Machiavelli sia anche un grande letterato: e basti pensare alla Mandragola, il capolavoro drammaturgico del nostro Rinascimento. Ma soltanto una concezione ristretta della filosofia – secondo cui i veri filosofi non possono che essere sistematici – impedisce di vederne la grandezza anche come filosofo. Machiavelli è il fondatore del pensiero filosofico-politico moderno; è stato il primo, in età moderna, a fornire una visione naturalistica del mondo; ha fornito i primi elementi di un’antropologia non idealizzata degli esseri umani; ha proposto una filosofia della storia di grande rilievo; ha proposto un metodo di indagine che farà epoca, coniugando storia e filosofia. Sarà un caso che Spinoza, Rousseau, Hegel, Marx, Gramsci – solo per citarne alcuni – tenessero Machiavelli in grandissimo rispetto?

L'Italia come contribuisce al dibattito internazionale, abbiamo un ruolo specifico?

Recentemente si è parlato molto (soprattutto da parte di Roberto Esposito) di una tradizione filosofica specificamente italiana che parte, appunto, da Machiavelli e, attraverso Giordano Bruno e Vico, arriva prima a Croce, Gentile e Gramsci e poi al pensiero biopolitico italiano contemporaneo. Questa è una lettura interessante e certamente legittima della storia della filosofia italiana. Letture alternative, però, sono possibili e forse necessarie: una, in particolare, sottolinea la rilevanza della riflessione italiana sulla scienza, da Leonardo e Galileo sino a Peano, Pareto, Enriques e de Finetti.

Giganti che hanno offerto contributi filosofici di enorme rilievo e che solo la persistente stortura tardo-storicistica della nostra cultura ci porta ancora a trascurare. Per quanto riguarda l’oggi, però, a me pare che il significato delle scuole filosofiche nazionali stia svanendo: la filosofia, ormai, è globalizzata. Che questo sia un bene o un male si può discutere (secondo me, è soprattutto un bene), ma il fatto mi pare incontestabile: e in proposito si pensi a quanto oggi i giovani filosofi girino il mondo sia nella fase della loro formazione sia dal punto di vista occupazionale oppure al ruolo fondamentale che nel dibattito attuali giocano le riviste e le case editrici internazionali. La Stanford Encyclopedia of Philosophy, per fare solo un esempio, è oggi punto di riferimento ineludibile per la maggior parte dei filosofi, quale che siano le loro tendenze filosofiche e le loro nazionalità.

Come nasce e che cosa si propone il grande convegno che si svolgerà a Roma Tre?

Come ho detto, Machiavelli è indagato appassionatamente da politologi, filosofi, studiosi di letteratura, storici, giuristi e filologici: ma questi studi procedono in parallelo e spesso sono confinati all’interno delle diverse comunità linguistiche. Questo è il primo convegno in cui si confronteranno i maggiori esperti mondiali di Machiavelli. Sotto l’egida della neonata International Machiavelli Society converranno al Comune di Roma per la giornata inaugurale e poi all’Università Roma Tre oltre 120 specialisti da molti paesi, provenienti da tutti questi ambiti di ricerca. Si tratta del più grande convegno su Machiavelli mai organizzato e con gli amici con cui l’abbiamo pensato (Sean Erwin, Ioannis Evrigenis, Gabriele Pedullà e Vickie Sullivan) auspichiamo che sia l’occasione opportuna per restituire un’immagine corretta di Machiavelli: un’immagine che finalmente vada oltre gli stereotipi e le caricature che di questo genio del pensiero troppo spesso sono state offerte.

Il convegno / A Roma studiosi da tutto il mondo

Da domani a venerdì si terrà a Roma la prima conferenza della International Machiavelli Society, che apre i lavori del Congresso Mondiale di Filosofia che si terrà nella capitale nel 2024. Per l’occasione sono attesi oltre 120 studiosi provenienti da Europa, Usa, Canada, Messico, Sud America, Cina, Giappone, Corea, Sud Africa, Israele e Australia, che si ritroveranno in Campidoglio e poi all’Università di Roma Tre per discutere delle novità nella interpretazione di Machiavelli e lanciare la neonata associazione. Si alterneranno esperti delle più diverse discipline: storici della filosofia, scienziati politici, storici della letteratura, giuristi, storici dell’arte, filosofi, storici del pensiero politico, storici del teatro, filologi. La International Machiavelli Society è stata promossa da Mario De Caro, Sean Erwin, Yoannis Evrigenis, Gabriele Pedullà e Vickie Sullivan, che hanno anche organizzato questo primo incontro (info: https://machiavellisociety.org).

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