
La regista Alice Rohrwacher presiede a Cannes la giuria della Caméra d’or - Festival di Cannes
«Sono curiosa ed emozionata per quello che incontrerò nei prossimi giorni. Non ho aspettative, ma grandi speranze nelle opere prime che contengono il seme di un cambiamento capace di inceppare il sistema ». Così dice Alice Rohrwacher, chiamata a presiedere a Cannes la giuria della Caméra d’or, il premio destinato ai migliori esordi dietro la macchina da presa. « A prescindere da errori e difficoltà – continua la regista, che proprio sulla Croisette ha esordito con Corpo Celeste nel 2011 e ha successivamente presentato Le meraviglie, Lazzaro felice e La chimera, ottenendo pure una candidatura all’Oscar nel 2022 con il corto Le pupille – le opere prime sono i film che anche in Italia meglio racchiudono, come in uno scrigno, l’anima di un autore e la sua necessità di esprimersi. Questo non vuol dire che poi questi film trovino lo spazio necessario e adeguato, perché necessitano di finanziamenti pubblici senza i quali non potrebbero essere realizzati. Vanno protetti infatti da parte di chi amministra i fondi affinché sia assicurata l’attenzione necessaria alla “biodiversità” di sguardi. Sono curiosa di come i giovani guardano il mondo e nei film che vedremo nei prossimi giorni cercherò il segno di un futuro imprevedibile. La responsabilità è grande, ma condivisa e democratica, perché la Camera d’or è un premio che può cambiare la vita di un artista». Con gli altri membri della giuria, Alice cercherà il dialogo e il confronto. « Ho chiesto di poter vedere i film tutti insieme e sarà bello anche litigare perché non c’è niente di meglio che fare pace. Mi piacerebbe dimostrare che fare pace è possibile». Se la presenza di registe alla 78esima edizione del Festival di Cannes si ferma al 25%, sono donne tutti e quattro i presidenti delle diverse giurie: Juliette Binoche guida infatti quella del concorso internazionale che assegnerà la Palma d’oro il prossimo 24 maggio, la regista, sceneggiatrice e direttrice della fotografia britannica Molly Manning Walker quella della sezione Un Certain Regard mentre la regista, sceneggiatrice e produttrice Maren Ade presiederà la giuria dei cortometraggi. « Potremo dire che le cose sono davvero cambiate quando non dovremo più parlare di questo argomento. Sono comunque felice di far parte di questo cambiamento in atto dovuto anche al fatto che le donne si sono finalmente coalizzate tra loro sbarazzandosi della logica della “prima donna” , strumento nelle mani di un patriarcato colpevole di averci fatto credere che le donne sono le prime nemiche delle donne ed è contro di loro che bisogna combattere. Io invece lotto perché ci siano sempre più registe, portatrici di sguardi che arricchiscono tutti». E sulla notizia appena giunta della condanna di Gerard Depardieu a diciotto mesi per violenza sessuale, la Rohrwacher commenta: «Un esempio di come uniti si possano cambiare le cose e di come le parole trasformate in azioni facciano la forza. Ma tutto questo deve andare oltre il #metoo e riguardare tutti gli altri ambiti della società». Alice non è arrivata da sola sulla Croisette. Con lei c’è la sorella Alba, chiamata dal direttore del festival di Cannes, Thierry Fremaux. a far parte della giuria della competizione presieduta dalla Binoche. «Siamo stordite dalla felicità, Alba mi è stata sempre accanto in questi anni e abbiamo vissuto insieme altre edizioni del Festival. Fremaux ci ha volute entrambi, una cosa bella per il cinema italiano, credo. In concorso però non ci sono opere prime, Alba e io per cui non avremo film in comune da valutare, ma in generale condividiamo molte visioni e passioni, tra cui quella per il film A qualcuno piace caldo ». E ancora Fremaux aveva dichiarato di vedere in Alice una delle eredi dei fratelli Lumière per il suo modo di osservare la realtà. « È bello che il cinema delle origini sia quello di due fratelli. La settima arte nasce dunque come storia di fratellanza, anagrafica e simbolica al tempo stesso. E anche Alba ed io siamo due sorelle. Con gli albori del cinema condivido la sorpresa per una tecnologia che permette di esprimere uno sguardo sul mondo. Le immagini mettono insieme cose che pensavamo separate e hanno un loro valore indipendentemente dalla storia che raccontano e dal fatto di essere di intrattenimento. E poi ho sempre pensato che la missione del cinema sia quella di rendere straniero il nostro sguardo». Sono ben due i progetti cinematografici sui quali è al lavoro la regista, ma è ancora presto per parlarne. Il terzo riguarda invece, come già annunciato, una serie dedicata alle fiabe italiane. « Non è facile in questo momento neppure per chi ha alle spalle un percorso come il mio. Ma noi faremo delle difficoltà una risorsa». Nel ricordare con affetto gli errori, le ingenuità e l’immaturità del suo primo film, Corpo celeste, quando non aveva ancora capito che cosa esattamente fa-cesse sul set una segretaria di edizione, la Rohwacher ammette di sentirsi un’artista libera e spregiudicata. «Coproduco i miei film insieme ad altri Paesi e questo mi offre una libertà ancora maggiore. Se dovessi esordire oggi però non so come andrebbe. E mi sento libera anche come cittadina, perché posso votare». Apprezzatissima in Francia, citata dai maggiori registi del panorama internazionale quando c’è da fare i nomi dei più interessanti e innovatici cineasti italiani, Alice ha con l’Italia un rapporto meno solare «Sono innamorata del mio Paese – spiega anche se la nostra relazione è decisamente più complessa e straziante perché come nelle storie sentimentali a ferirci di più è proprio chi amiamo. Il nostro è un Paese incredibile per diversità di sguardi e ricchezze, che però non sono considerate tali. La nostra cultura sta diventando solo eno-gastronomica, mentre dovrebbe esser considerata precipizio, bordo, frontiera capace di cambiare la nostra vita e il nostro punto di vista sul mondo. Spero che l’Italia si renda conto della bellezza dei suoi figli e che non li nasconda sotto il letto perché sono loro il nostro futuro».