sabato 10 settembre 2011
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Niente da dire. Vince l'anima russa che guarda a uno dei miti dell'Europa, ovvero il monumentale e grottesco Faust di Alexander Sokurov tratto dall'opera omonima di Wolfang Goethe. Vince poi sicuramente l'Asia con il Leone d'Argento andato al coraggioso regista cinese, vince l'Italia di Terraferma di Emanuele Crialese (solo ieri pochi ci avrebbero scommesso), ma in questo palmares davvero molto di nicchia, da cineclub, resta il mistero Roman Polanski e del suo Carnage. Unico film in concorso che aveva messo d'accordo tutti, non c'è stato critico o giornalista che non ne abbia parlato con entusiasmo, ha mancato l'obiettivo di un premio anche se il regista che vive a Parigi e non può uscire dalla Francia per i noti motivi giudiziari, aveva indicato la possibilità, in caso di vittoria, di fare un collegamento video (molto spendibile mediaticamente). Per molti è mancato il coraggio al presidente di giuria Darren Aronofski e al suo connazionale Todd Haynes, entrambi americani, di far vincere un collega non gradito negli Usa.Invece nel segno del coraggio il Leone d'argento dato a Shangjun Cai per People mountain people sea. Il regista infatti sembra sia riuscito ad arrivare al festival con una copia diversa da quella a cui le autorità cinesi avrebbero rifiutato per cinque volte il visto censura nonostante i vari cambiamenti portati. Motivo di tanta preoccupazione da parte delle autorità cinesi? Il fatto che la storia di vendetta si svolge in una delle tante miniere "clandestine", ma del tutto conosciute in cui il lavoro si svolge in totale schiavitù.Per Shame il discorso è diverso. A firma del regista e video-artista britannico Steve McQueen, la Coppa Volpi a Michael Fassbender ci sta tutta. Amatissimo al Lido quest'opera, tra sesso dipendenza e redenzione, vede l'attore (Jung in A Dangerous method) nel ruolo di un uomo malato di sesso che alla fine si redime. Meritatissima anche la Coppa Volpi al femminile andata a Deanie Yip protagonsita di A simple life(Cina - HongKong) dove interpreta una donna di servizio che dopo sessanta presso una famiglia si guadagna quello che spesso neppure una madre riesce ad ottenere, ovvero: una digitosa assistenza in vecchiaia.  Peccato, infine, per L'ultimo terrestre, film d'esordio e poco italiano, di Gian Alfonso Pacinotti che avrebbe meritato anche lui un premio.
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