mercoledì 3 febbraio 2010
Escluso dopo le parole sulla droga. Ma già si parla di riammissione. Il cantante: sono distrutto, ho iniziato un percorso di recupero dalla tossicodipendenza. I partiti plaudono, la Rai chiude il caso. Ma è polemica sulla puntata di Porta a Porta.
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    È la prima volta che il Festival di Sanremo elimina un artista dalla gara – nel caso Morgan, più famoso come giudice di «X Factor», che come ex leader dei Bluvertigo – per avere dichiarato in un’intervista di fare uso di cocaina. «Non avevamo alternative» ha fatto sapere il dg della Rai Diego Masi. Certo, la Rai non aveva alternative e ha fatto bene a punire severamente chi, ergendosi in tv a giudice dei giovani, è diventato in qualche modo un punto di riferimento per tanti. C’è però qualcosa di non chiaro attorno a questa triste e gravissima vicenda. Per esempio, com’è possibile che nel giro di meno di 24 ore Morgan sia passato dal pronunciare un inno alla cocaina (con l’aggravante di presentarla come «terapeutica») al dichiarare di essere «già all’inizio di un percorso di recupero dalla tossicodipendenza»? E perché quest’ultima dichiarazione Morgan l’ha fatta «casualmente» a radio Gioventù, cioè all’emittente del ministro della Gioventù Meloni che ne aveva chiesto la cacciata dal festival? E ancora: come mai un artista considerato «indegno» di salire sul palcoscenico del teatro Ariston, stasera avrà l’onore di avere una puntata tutta per sé di «Porta a porta»?Non ci si fraintenda: Morgan ha sbagliato e deve pagare. E sarebbe opportuno che la Rai – e non solo la Rai – fosse più attenta ai personaggi che sceglie come volti televisivi, e cioè pubblici. Gente che dovrebbe dare, sempre e comunque, il buon esempio. Ma attorno a questa delicata vicenda, si sta scatenando un polverone che – come sostiene Claudia Mori – «rischia di non essere utile alla vera causa».«Fate il test antidroga a tutti i conduttori televisivi» hanno proposto Alessandra Mussolini da una parte e Luigi Bobba dall’altra. «Morgan va cacciato da tutte le trasmissioni Rai» ha aggiunto il sottosegretario Giro, prima di sapere dello speciale dell’amico Vespa su Morgan. «È stata una scelta severa ma doverosa – ha commentato l’Aiart, l’associazione di telespettatori cattolici – bisogna cominciare a marcare le distanze da chi fa uso di cocaina e usa i mezzi di comunicazione di massa per farlo sapere».È vero: serve più responsabilità. Da parte di tutti. Il rischio altrimenti – visto che il Festival alle porte ha bisogno di pubblicità – è che tutto si trasformi in una sorta di spettacolo stile arena, finendo solo per aiutare l’auditel dei programmi tv che ne parlano e non certo la causa.«L’esclusione di Morgan dal Festival – dice il senatore del Pdl Gasparri – è un argine alla deriva morale». E già che ci siamo, sul fronte opposto, c’è chi si "diverte" – per dimostrare «l’assurdità del provvedimento preso dalla Rai» – a ricordare «che a Sanremo ci sono in gara altri quattro cantanti che hanno fatto uso di droghe: Emanuele Filiberto, Povia, Fabrizio Moro e Irene Grandi». Che si fa – si chiedono polemicamente gli antiproibizionisti – cacciamo anche loro o li salviamo perché non l’hanno detto ieri?E Morgan? Come ha reagito davanti all’esclusione? «Sono distrutto. Non voglio parlare» ha fatto sapere all’inizio. Poi è corso alla radio del ministro Meloni, dove ha fatto il «bravo ragazzo»: «Ho sbagliato. Chiedo scusa. Mi spiace che in questa vicenda sia tirata in mezzo mia figlia di 8 anni. (e prima, no? – ndr). Ma tecnicamente credo di non avere infranto alcun regolamento del Festival». Al termine della registrazione, ha cancellato un impegno in Calabria ed è corso a Roma per registrare «Porta a porta». Più che redimersi, doveva «teleredimersi». «Da Morgan ci aspettiamo un gesto clamoroso» aveva chiesto ieri il dg Rai Masi. Parole che hanno fatto intendere che l’artista magari avrebbe anche potuto essere «perdonato» in extremis prima del Festival. E così sarà, vedrete. Morgan, «novello figliol prodigo», verrà riammesso al Festival dalla «generosa Rai». E tutta questa vicenda, per l’ennesima volta, resterà (purtroppo) solo una bufera mediatica,
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