venerdì 26 maggio 2023
Torna “Monsieur Ouine”, nella versione di Carlo Bo del 1949. Un testo complesso, in cui l’autore riversa il tema che anima tutta la sua opera: la cattiveria nell’umanità già redenta da Cristo
Georges Bernanos (1888-1948)

Georges Bernanos (1888-1948) - archivio

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A Fenouille, nel profondo della provincia francese, tutti hanno un segreto e si sforzano di nasconderlo. Fa eccezione Monsieur Ouine, il mellifluo insegnante in pensione ospitato con ogni onore dai maggiorenti del paese. Tanto che il padrone sembra lui, mormora la servitù, ma forse in casi come questi è l’invidia a parlare. Resta il fatto che Monsieur Ouine segreti non ne ha o, meglio, sostiene di non averne. Ha una passione per le anime degli altri, questo sì, e non se ne vergogna. Azzimato più di quanto ci si aspetterebbe da un uomo della sua stazza, emana un odore di selvatico che accresce la sua fama di satanico corruttore. È attratto dall’innocenza e insieme la disprezza. Si contraddice di continuo e non se ne preoccupa. Se mai provasse a dissimulare la sua naturale doppiezza, sarebbe il suo nome stesso a smascherarlo, quello strano composto di affermazione ( oui) e negazione ( non) che sembra sfidare il precetto evangelico del “sì sì”, “no no”. Monsieur Ouine fa paura, eppure proprio per questo l’adolescente Steeny lo seguirebbe in capo al mondo. A proposito: Steeny è un soprannome infantile, preso in prestito dalla cattiva letteratura. Il ragazzo si chiama Philippe, orfano di padre secondo la tradizione di famiglia, anche se in effetti quella che gli altri chiamano morte potrebbe essere una fuga.

Sì, siamo in un labirinto e di garantito c’è solo che non riusciremo a uscirne. Ultimo romanzo pubblicato in vita da Georges Bernanos (1888-1948), Monsieur Ouine uscì inizialmente in Brasile nel 1943 e arrivò in Francia solo nel 1946. In Italia fu tradotto nel 1949 da Carlo Bo ed è proprio la riproposta questa versione, sulla quale gli anni hanno deposto una patina di trasparente eleganza, a inaugurare il catalogo della casa editrice messinese Bordo Libero (pagine 280, euro 20,00www.bordolibero.it), il cui obiettivo consiste nel recupero delle più originali forme narrative della tradizione novecentesca. Sotto questo profilo, Monsieur Ouine è un libro irrinunciabile, in virtù della costruzione sfuggente come la trama che si è sollecitati a ricostruire. È un romanzo di sensazioni e di stati d’animo, solitamente estremi, che si coagulano attorno a un nucleo minimo di eventi destinati a rimanere incomprensibili. Il mistero centrale è rappresentato dall’uccisione di un giovanissimo mandriano, che sembrerebbe essere stato vittima di un’aggressione sessuale.

Fenouille è un borgo di lussuriosi, primo fra tutti il sindaco che, anziché pronunciare l’elogio funebre del piccolo martire, subisce un tracollo nervoso sotto lo sguardo attonito dei compaesani. Di per sé, però, il peccato carnale non basta a fornire una spiegazione convincente della cupezza da cui è assediata questa «parrocchia morta», espressione che Bernanos aveva pensato di adoperare come titolo. L’atto d’accusa è pronunciato dal curato in persona nel corso del medesimo funerale, dure rante il quale il fragile equilibrio delle apparenze va definitivamente in frantumi. La castellana di Néréis, alla quale è stato affibbiato l’inglorioso nomignolo di Gamba-di-lana, viene linciata dalla folla, che in questo modo finisce per dare compimento al desiderio di autodistruzione dal quale la donna è segretamente tormentata. Un tempo bellissima, mortifica il suo aspetto sotto una sciatteria da campagnola e potrebbe essere l’unica a conoscere l’identità dell’assassino, ma la brava gente di Fenouille ha ormai esaurito la pazienza.

All’omicidio ha fatto seguito un duplice suicidio, tutta questa morte va allontanata in una maniera o nell’altra. Chissà perché, ma in situazioni simili si è portati a pensache un altro po’ di morte sia una buona soluzione. Monsieur Ouine è un romanzo inquietante nella sua esibita enigmaticità. Vi si ritrovano alcuni degli elementi caratteristici dell’opera di Bernanos: lo sgomento mistico di Diario di un curato di campagna, la struttura poliziesca di Un crimine, l’indagine della psicologia femminile di Nuova storia di Mouchette. Più che altro, affiora qui in tutta la sua scandalosa urgenza il dilemma morale che è il vero assillo del grande scrittore francese. Come accettare la persistenza del male in un mondo che è già stato redento da Cristo?

Da questa domanda discende l’intero impianto della riflessione di Bernanos, il cui istinto teologico prende spontaneamente la forma del racconto. Monsieur Ouine è di conseguenza il suo libro capitale, dove il romanziere non si limita a mettere in scena la propria ossessione, ma le attribuisce funzione di modello espressivo. Fenouille è più di un paese ed è molto più di un caso estremo. Al contrario, è il microcosmo nel quale si rispecchia l’enormità dell’insidia che, nel libro, ha il volto pacioso e ripugnante dello stesso Monsieur Ouine. Nonostante questo, non è affatto certo che sia lui il protagonista. Il ruolo principale potrebbe essere invece riservato a Philippe, alla sua irrequietezza da studente dostoevskiano, ai suoi improvvisi furori subito mitigati da un’insopprimibile bontà d’animo.

Philippe (che ormai non è più l’innocuo Steeny) ferocemente desidera ed è ferocemente desiderato, come tutti dalle sue parti. Primo ad affacciarsi sulla pagina, è ancora lì quando il romanzo giunge a conclusione. Fa ancora in tempo a salvarsi, ma di questo non si può essere sicuri. Occorre rischiare, come ha fatto Bernanos. Almeno un punto è indiscutibile: Monsieur Ouine è la dimostrazione del fatto che nessun libro è troppo difficile se il lettore è abbastanza coraggioso.

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