martedì 26 settembre 2023
Parla il conduttore alla domenica del programma, in prima serata e «tutto camminato» di Rai3: «Viaggiamo passo dopo passo lungo i sentieri della storia scoprendo gli uomini e i territori»
Federico Quaranta, autore e conduttore de "Il Provinciale" su Rai 3

Federico Quaranta, autore e conduttore de "Il Provinciale" su Rai 3 - Foto di Anna Camerlingo

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Non solo le bellezze del territorio italiano, ma soprattutto gli uomini, le loro storie e le loro tradizioni: questo è sempre stato il racconto che Federico Quaranta ha proposto, camminando lento e riflessivo sui sentieri d’Italia, ne Il Provinciale. Il programma nato nel 2020 per il pomeriggio di Rai 2 per passare poi a quello di Rai 1 ora è stato promosso in prima serata su Rai 3 per tre puntate a partire da domenica 17 settembre. Aggiungendo al nome classico del programma un sottotitolo: “Il Racconto dei Racconti”, ispirato alla raccolta di favole Lu Cuntu de li Cunti, scritte nel Seicento da Giambattista Basile. Federico Quaranta (che è anche conduttore insieme a Tinto di Decanter su Radio 2) va alla scoperta di storie profondamente radicate nel passato di un territorio, ma al tempo stesso capaci di fornire una bussola alla complessità del presente. Dopo la Sardegna, domenica scorsa in Basilicata, nello splendido borgo di Castelmezzano (le “Dolomiti lucane”) per un viaggio coast to coast e poi in Puglia, nel Salento, sulle tracce del tarantismo. Il Provinciale. Il Racconto dei Racconti vuole essere un programma alla portata di tutti, che sa essere colto e popolare al contempo spiega Federico Quaranta che è anche autore del programma insieme a Yari Selvetella, Andrea Caterini, Francesco Lucibello, Domenico Nucera.

Come è nata l’idea di questo programma che fa scoprire l’Italia delle tradizioni, a volte anche poco conosciute?

Nella stagione 2018-2019 conducevo Linea verde, programma che a prescinde dal conduttore va bene perché parla di agricoltura, cibo, eccellenze de territorio. All’improvviso sono stato sostituito ed è stato messo un altro conduttore (Beppe Convertini). Questa cosa è stata molto sofferta, ma ha generato in me l’idea di cambiare e fare qualcosa di diverso. Così con gli altri autori ci siamo radunati per pensare ed è nato Il Provinciale, un programma con un ritmo e una narrazione diversa dagli altri programmi sul territorio e le bellezze d’Italia.

Il Provinciale incontra molte comunità, anche piccole ma straordinarie, del territorio Italiano.

L’idea del Provinciale è un cammino passo dopo passo lungo i sentieri della storia, dell’antropologia, della letteratura, della scultura, dell’arte, mettendo non i territori al centro ma gli uomini che li vivono. Se tu racconti l’uomo e non il territorio diventi umanistico e racconti storie profondissime che si intrecciano fra di loro che ti fanno sopravvivere. Analizziamo i riti pagani che diventano sincretisti e poi riti cristiani, le messe e le feste di paese. Tradizioni che si tramandano di padre in figlio che sono tratti identitari della nostra nazione.

Cosa tiene vive queste tradizioni che fanno parte della nostra cultura e c’è il rischio che vadano perse?

Le tradizioni se le racconto non andate perse: io le trovo e ci sono. Sono in mano a quelle comunità che le tengono, che le conservano con grandissimo orgoglio. Siamo stati in Barbagia, nel cuore della Sardegna, dove abbiamo incontrato le comunità che diventano Mamuthones, i cavalleggeri dell’Ardia a Sedilo, gli orgogliosi abitanti di Orgosolo. Capisci che queste cose sono talmente radicate e conservate con amore. C’è qualcuno che le bolla come paccottiglia folcloristica, invece parlando con queste persone capisci quanta appartenenza e trasporto ci sono: quelle sono le radici che legano al proprio territorio e all’identità. Quando si perdono c’è un depauperamento fatale di tutti i valori e la provincia si trasforma in periferia, un non luogo, il posto del nichilismo e della perdita di valori del sapere.

Lei rivendica il valore della provincia italiana?

Se i giovani sono persi nei ghetti fuori dal centro la colpa è tutta nostra. La nostra società ha creato questi posti di mala aggregazione, in completo abbandono, senza nulla di culturale, creando pollai e cancellando orizzonti alle nuove generazioni. Certi valori in provincia, come religione, amicizia, amore, sono molto più forti perché sono più prossimi. Noi abbiamo deciso di assurgere i beni materiali, come telefonini, scarpe firmate e automobili, a nuovi idoli, ed è un errore. Dobbiamo mettere i valori che conservano l’umanità al centro.

Che ragazzi ha incontrato in provincia?

Ho trovato gente che intorno alle proprie tradizioni ha creato con orgoglio il futuro e non depaupera il valore umano del territorio. La visione moderna dei giovani di oggi ritrova valori dove la gente emigrata un tempo pensava che non ci fossero. Come in Lucania dove a Colobraro, il paese che si dice porti sfortuna, è diventato il paese del mistero dove un gruppo di ragazzi organizza un festival con spettacoli itineranti che attira migliaia di turisti.

Lei come si è avvicinato al mondo del territorio italiano?

Da 15 anni conduco con Tinto “Decan-ter”, il programma di enogastronomia di Radio 2 dove ho iniziato a parlare di vino da non esperto con pubblico ed esperti. Poi è arrivata “Linea verde”. Io ho origini genovesi e un’estrazione contadina. Mio nonno era un contadino e quando andavo in vacanza in realtà lavoravo, ho imparato anche a portare la mietitrebbia, e poi ho lavorato nel mondo del turismo.

Un turismo “slow” come dimostrano i suoi lunghi cammini.

Il Provinciale è tutto camminato, un passo dietro l’altro. E guarda caso, da quando iniziato il Provinciale è iniziato, ha dato il là a tanti programmi camminati. I cammini sono tornati di gran moda perché è un turismo che rende consapevole, permette alla gente passo dopo passo di ritrovare aree di se stesso, è formativo, mistico, spirituale.

A proposito di spiritualità, personalmente è stato colpito da qualche incontro?

All’Eremo delle carceri di Assisi siamo andati a raccontare la vita di Francesco e Santa Chiara, uno dei tanti appuntamenti del Provinciale sui luoghi francescani. Lì ho incontrato un confratello: stavo vivendo un momento difficile della mia vita personale e gli ho chiesto di parlargli. Il frate mi ha ascoltato guardandomi negli occhi e mi ha risposto: “Caro Federico, quelle sono le tentazioni da sempre esistono e sempre esisteranno. È la prova che Dio manda agli uomini per vedere di che pasta siamo fatti”. Quelle parole mi sono servite a superare un problema veramente grave. Anche adesso vivo un momento difficile, ma è nella spiritualità che trovo le risposte. Passo dopo passo…

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