sabato 8 ottobre 2011
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«Il generale Della Rovere (Raiuno, domani e lunedì 10 ottobre, in prima serata) non è il remake dell’omonimo film del 1959, diretto da Roberto Rossellini e interpretato da Vittorio De Sica» premettono i produttori. Di più: le due puntate prodotte per Rai Fiction da Rizzoli (come il film, allora targato Cineriz), dirette da Carlo Carlei e interpretate da Pierfrancesco Favino nascono (anche) «con l’intento di far conoscere una storia, una bella storia italiana ispirata ad un racconto di Indro Montanelli, a tutti coloro che quel film non l’hanno visto». Il generale Della Rovere racconta infatti la storia di un miserabile truffatore, nonché giocatore incallito, che si muove nell’Italia del 1944, devastata dalla guerra e occupata dai nazisti. Giovanni Bertone, questo il suo nome, è un uomo senza scrupoli che riesca ad estorcere denaro ai parenti dei prigionieri di guerra promettendo la loro (falsa) liberazione. Il suo gioco viene scoperto da un comandante delle SS che però, a causa della sorprendente somiglianza, gli propone, in cambio della salvezza, di sostituirsi al generale badogliano Fortebraccio Della Rovere, destinato ad assumere il comando della resistenza Antinazista nel Nord Italia ma ucciso per errore proprio dai nazisti. In cambio, Bertone dovrà comunicargli tutte le informazioni sulla Resistenza che riuscirà a recuperare nel carcere di San Vittore dove sarà rinchiuso. Bertone, naturalmente, accetta, ma nell’orrore della vita del carcere, vivendo fianco a fianco con uomini disposti a sacrificare la propria vita in nome dell’onore e dell’Italia, sente nascere dentro di sé un senso di rivalsa che lo porterà a riscoprire valori dimenticati e a vestire i panni del Generale Della Rovere fino alle estreme conseguenze. Il regista Carlei, rispondendo alle critiche rivolte qualche giorno fa al presunto remake dal figlio di De Sica, Manuel, spiega: «In un momento in cui l’Italia è considerata una barzelletta, narrare una storia simile è quasi un dovere. Nel film c’è una frase che mi ha stregato: "Quando non sai qual è la strada del dovere, scegli la più difficile". Criticare la scelta di raccontare questa storia significa essere miopi». Con lui, Pierfrancesco Favino: «Inutile parlare di confronto con il film di Rossellini perché non è una gara. Non ho mai pensato alla competizione con Vittorio De Sica, sarei stato un suicida». A chi gli chiede come mai, contrariamente a tanti colleghi, continui a fare televisione pur avendo una solida carriera cinematografica, Favino risponde: «La media della cultura di un Paese oggi si fa con la televisione, fuggire da occasioni come queste sarebbe un inutile snobismo. Quello de Il Generale Della Rovere, che racconta una bella italianità, è un progetto coraggioso in un momento come questo». Anche perché, aggiunge il produttore Angelo Rizzoli, «la Rai ha anche un ruolo educativo e pedagogico. Racconti come questo di Montanelli sulla carta non li legge nessuno ed è giusto riproporli sia al cinema sia in televisione».
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