mercoledì 22 gennaio 2025
Il cantautore in gara con il brano “Viva la vita”. «Pongo domande sulla nostra esistenza, ma con spirito positivo». Il 21 febbraio esce il nuovo album "Dalla tua parte"
Francesco Gabbani, 42 anni, in gara a Sanremo con "Viva la vita"

Francesco Gabbani, 42 anni, in gara a Sanremo con "Viva la vita" - Foto di Chiara Mirelli

COMMENTA E CONDIVIDI

Francesco Gabbani a 42 anni è uno di quei cantautori che scontano la loro popolarità venendo banalmente definiti pop, al massimo pop d’autore. Invece andatevi ad ascoltare bene, quando uscirà il 21 febbraio prossimo, il suo nuovo album per Bmg Dalla tua parte, dieci brani che inanellano, con garbo e ironia, una serie di ragionamenti sul senso della vita, letta attraverso la nostra quotidianità, con un particolare non da poco in più: la cantabilità. E verrà da cantare anche agli spettatori da casa quel Viva la vita con cui Gabbani sarà in gara fra i Big del prossimo Festival di Sanremo, che peraltro ha già vinto due volte, una fra le Nuove Proposte nel 2016 con Amen e fra i Big nel 2017 con l’indimenticabile Occidentali’s Karma.Viva la vita è un inno da lui scritto testo e musica con alcune collaborazioni (fra cui Pacifico e Davide Simonetta) che si amplierà con l’appoggio dell’Orchestra a Sanremo per accettare la vita “così com’è” perché “siamo un momento fra sempre e mai più”. Gabbani ci racconta il cammino della sua crescita personale che lo porterà a festeggiare i dieci anni di carriera, tra primavera e autunno, nei palasport italiani con la data speciale del primo ottobre all’Arena di Verona

Francesco Gabbani, ci vuole ottimismo a cantare “Viva la vita” nonostante questi tempi così difficili.

È un po’ un punto di arrivo dopo un percorso fatto di tante domande. Viva la vita così com'è e fin quando durerà, è una presa di posizione, di consapevolezza, di accettazione che forse certe cose non potremo mai saperle. Io credo che tutti noi esseri umani, alla fine, siamo un po’ alla ricerca di quello che è il senso della nostra esistenza. Però, soprattutto nella contemporaneità, ci si illude di trovarlo nell'autodeterminazione, nella realizzazione sociale, nell'avere più che nell'essere. Tutte queste cose molto materiali ci illudono di darci un senso. Ma rimane sempre questo vuoto da colmare, questa piccola sofferenza costante che ci accomuna tutti. Il brano Viva la vita ti suggerisce una strada per superare la sofferenza che è accettare serenamente il mistero della vita in quanto tale, ricordandoci di essere grati, cosa che ogni tanto ci dimentichiamo, del fatto che stiamo respirando e siamo vivi.

Un po’ il fil rouge del nuovo album “Dalla tua parte”. Lei come riesce a condensare domande molto alte con uno spirito positivo?

Ho un approccio analitico alla vita, ho più domande rispetto alle risposte e cerco di andare nel profondo. La positività è una conseguenza, è una scelta per trovare una soluzione che sopperisca a queste sofferenze. Uno sceglie di essere positivo: a volte basta pensare in modo positivo o cercare il risvolto positivo. E’ un qualcosa che mi aiuta, però in realtà è una sorta di tentativo per uscire dall'inquietudine. Cerco di avere il sorriso piuttosto che il broncio, però non vuol dire che io sono sempre sereno.

Ragionamenti che lei declina fra musica pop e citazioni letterarie, anche bibliche come la Torre di Babele o il libero arbitrio. Come si pone nei confronti della spiritualità?

Ci sono delle provocazioni, ci sono delle citazioni di cose che mi hanno emozionato, che mi hanno ispirato, c'è dentro tutto il mio mondo che è una tavolozza fatta di tanti colori e sfumature diverse. Io per primo non ho la verità in mano, sono alla ricerca. Sicuramente c'è introspezione, io sono un tipo analitico anche nei confronti della dimensione spirituale che mi attrae molto. Però in questo sono un po’ san Tommaso, ad oggi non ho avuto personalmente delle prove su un’altra dimensione, può esserci oppure no. Ma sono in piena ricerca.

Come porterà tutto questo al Festival?

Innanzitutto torno con una grandissima gioia e con grande serenità, perché per me tornare al Festival di Sanremo è un po’ come tornare in un luogo dove sono stato in vacanza e sono stato bene. Credo che sarà una grande occasione per comunicare un messaggio anche attraverso l'energia con cui uno performa una canzone sul palco, in particolare questa. E’ stata proprio questa canzone, che sento così autentica, a farmi decidere di tornare al Festival e sono contento che sia piaciuta a Carlo Conti.

C'è anche una dimensione collettiva nei suoi nuovi brani. In “Babele” invita a liberarsi dall'effimero, in “Vengo a fidarmi di te” c’è un'idea di aprirsi gli uni gli altri.

Purtroppo mi sento spesso distante da quello che ho intorno, vedo che il mondo sta andando in una direzione dove è tutto molto improntato sull’effimero, sulla materialità. La realizzazione soggettiva e individualista, che è inevitabilmente a discapito del prossimo, dove per vincere ti metto i piedi in testa, a me non piace. Occorrerebbe tornare al concetto della condivisione, dell'armonia interpersonale. Perché tutti ci sbattiamo contro alle grandi domande sul senso della nostra vita, prima o poi. Non è che chi ha più cose quando muore è quello che vince.

Ma ai ragazzi più giovani purtroppo sono quelli i concetti che passa anche la musica più in voga.

Io ho un pubblico un po’ trasversale, dai bambini agli adulti. Rispetto a certi colleghi, io sono veramente di un'altra generazione. Quelli che fanno pop, urban o trap in questo momento sono lontani da me. Perché loro, giustamente, raccontano il loro tempo e il loro tempo è quello che è. Io che sono nato in un altro contesto sociale, che è cambiato tanto da vent'anni a questa parte, sono cresciuto in una società dove c'erano altri valori e un altro linguaggio e non c'erano i social. È giusta la censura su certe cose? Da un certo punto di vista lo sarebbe. Ma la censura non andrebbe fatta all'artista, andrebbe fatta in generale al linguaggio che esiste. L'artista esprime solo il linguaggio del suo tempo. Se uno dice delle parolacce in una canzone è perché il pubblico che l'ascolta le dice anche lui normalmente nella sua quotidianità. E allora i valori vanno cambiati, se vanno cambiati, ma io non voglio puntare il dito. Solo che in questo scenario non mi ci riconosco.

Nel brano “Pensieri” racconta anche le fragilità degli adolescenti

Pensieri è una canzone molto delicata che racconta di un adolescente che non si riconosce in quello che la società dice che dovrebbe essere e vive un’insoddisfazione e un principio di depressione. Il brano invita a trovare invece una sorta di autodeterminazione personale che passa attraverso una stima di se stessi.

Un’ultima curiosità. A scelto la cover e l’artista con cui duetterà nella serata del venerdì a Sanremo?

La farò con un artista che stimo molto, non di quelli in gara, portando una sua canzone che spero venga riscoperta all’Ariston.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: