martedì 20 maggio 2025
Debutta col suo nuovo lavoro "Alieni in Laguna" insieme al naturalista Nicola Bressi al Festival dell'Acqua di Staranzano nell'Isontino: 40 eventi tra incontri e spettacoli dal 22 al 25 maggio
L'attore Andrea Pennacchi debutta al Festival dell'Acqua di Staranzano (Go) con "Alieni in Laguna"

L'attore Andrea Pennacchi debutta al Festival dell'Acqua di Staranzano (Go) con "Alieni in Laguna" - .

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We, the people. È questo il claim della terza edizione del Festival dell’Acqua di Staranzano, la manifestazione di divulgazione scientifica, multidisciplinare, che torna a Staranzano (Gorizia) e in altri Comuni dell’Isontino e della Regione Friuli Venezia Giulia dal 22 al 25 maggio, con oltre 40 appuntamenti. Nel piccolo paese che, nato dalla bonifica, accoglie in sé le acque del mare, del fiume e della laguna, torna il Festival multidisciplinare fatto di incontri, performance di musica e teatro, esperienze, ricerche, mostre. Confermata la partnership con “La fabbrica del mondo” il progetto di Marco Paolini e Telmo Pievani, che quest’anno presenterà il primo studio di un nuovo monologo teatrale sull’acqua (Bestiario idrico) che debutterà in autunno nei teatri. Ospiti anche il grande violoncellista Mario Brunello con la poetessa Mariangela Gualtieri in una performance per il cambiamento climatico E l’attrice Marta Cuscunà con lo spettacolo dei corvi meccanici Corvidae in versione Lis. Tra gli ospiti del Festival anche il 25 maggio Andrea Pennacchi, attore, comico e drammaturgo, in Alieni in Laguna una conferenza-spettacolo sulle specie aliene insieme al naturalista Nicola Bressi nello scenario dell’Idrovora Sacchetti, Produzione Teatro Boxer. Presenti anche alcuni grandi nomi della divulgazione scientifica: il genetista del CREA Luigi Cattivelli su piante e cambiamento climatico; lo scrittore e docente Filippo Menga che parla di acqua e capitalismo, Giuseppe Ungherese di Greenpeace che parla dell'inquinamento da PFAS; l’ingegnere ambientale Stefano Caserini con il pianista jazz Erminio Cella.

Andrea Pennacchi, dopo i monologhi su Omero è l’ora dei temi ambientali?

«Io sono il punto visibile di una équipe di gente molto in gamba. Sto assecondando la mia passione per gli animali che avevo sin da bambino che ora è diventata una motivazione “politica”. Da bambino collezionavo solo figurine animali, che è rimasta una passione solitaria. Poi è arrivato il nome del mio personaggio comico, il ruvido Pojana di Propaganda live su La7. Mi sono ispirato ai soprannomi da bar ricordando eroi di provincia, così mi son dato il nome di Pojana, uno dei più corpulenti predatori della Pianura padana. Ora l’accelerazione dei cambiamenti non solo climatici, ma anche nella flora e nella fauna è tale che è impossibile ignorare questi segnali dell’antropocene. La ridda di animali che arrivano da noi e sulle nostre tavole dicono cose importanti su come stiamo cambiando il nostro ambiente naturale, la biosfera».

Come nasce lo spettacolo che porterà a Staranzano?

Io all’inizio mi ero lanciato su una serie di racconti, ma ho ben pensato di non dire cavolate, quindi per strada ho cercato alleati. Uno di questi è Nicola Bressi, triestino, esperto di natura e zoologo, ma anche una persona molto piacevole e molto abile nella divulgazione. Possiamo far sentire i racconti e misurarci con il pubblico, dandogli informazioni. Siamo nella fase mediana della costruzione di un nuovo spettacolo che andrà in tournée da novembre. Ci saranno cose divertenti e interessanti, ed anche emozionanti, ma abbiamo deciso di adottare un approccio narrativo e scientifico. Le cose che ci raccontano i naturalisti e gli etologi molto più divertenti di quelle che racconto io.

Cosa abbiamo sbagliato nel rapporto con gli animali?

Nel talk parleremo anche di lupi ed orsi, che sono molto importanti. Lì si vede ancora più chiaramente il processo di “disneyzzazione” sugli animali, gli esseri umani proiettano sugli animali se stessi. Oggi siamo pieni di contraddizioni: se vivi distante dalla zona dove vive l’orso pensi al tenero orsacchiotto poveretto, se vivi nella zona dove gli orsi abitano siamo sempre più preoccupato della gestione dell’onnivoro. Proiettare le soluzioni umane sugli animali è un bel processo per capire l’essere umano. Non si riesce mai ad avere un rapporto sereno e lucido.

Lei che rapporto ha avuto con la natura e gli animali da ragazzo?

«Io sono nato in campagna, appena fuori Padova. La campagna è fatica, è odori… Adesso mi sono riconciliato, ma da bambino venivo aggredito dai polli. Si allevavano maiali, conigli, galline con fatica fisica e un rapporto con gli animali tutt’altro che idilliaco. Un rapporto con la natura addomesticata basta vedere come venivano trattati i gatti che servivano solo a catturare i topi. Poi ho capito meglio. Ora ho un ottimo rapporto con gli animali da fattoria. Io sono un grande sostenitore di una fattoria più amichevole verso la bestia, meno industriale. Il vero errore è iniziato quando abbiamo pensato che le creature fossero da riprodurre in serie come i bulloni, vedi le galline nei capannoni dell’orrore. L’idea che la bestia non ha l’anima, ha generato danni terrificanti: trattando le bestie come oggetti, abbiamo finito per trattare anche gli uomini come bulloni.

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