giovedì 24 febbraio 2022
Ricky, l’eterno rivale: «Criticai Zoff e mi tolse il saluto, poi facemmo pace. Ora vorrei fare una serata pubblica con lui per raccontare alla gente che uomini siamo diventati anche grazie al calcio»
Il portiere Ricky Albertosi, ex rivale di Zoff in Nazionale

Il portiere Ricky Albertosi, ex rivale di Zoff in Nazionale

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Il Paese dei duellanti. Nel ciclismo Coppi contro Bartali, nel pugilato Benvenuti vs Mazzinghi, nel calcio, lì davanti, Rivera e Mazzola, più indietro, in porta, il duello storico, dal 1968 fino a tutti gli anni ’70, è stato quello tra Ricky Albertosi e Dino Zoff. Per l’80° compleanno di Zoff, il suo storico sfidante, l’82enne Albertosi manda attraverso Avvenire i suoi auguri «più sinceri a Dino», ma con altrettanta tosca schiettezza del pontremolese di nascita, ripercorre le tappe del loro confronto, umano e sportivo.

Partiamo dal campo Albertosi, che portiere è stato Zoff?

Uno dei migliori numeri 1, all’epoca noi portieri avevamo solo l’1 sulle spalle. Sicuro, uno dei migliori d’Europa.

Ma scusi, Zoff nell’82 ha vinto il Mundial di Spagna, a 40 anni, quindi forse voleva dire uno dei migliori del mondo di sempre?

No, d’Europa di sempre. E tra quelli ovviamente ci sono anch’io.

Punti di forza del n.1 Zoff?

Eccezionale tra i pali, un po’ meno nelle uscite. Grande dedizione e spirito di sacrificio. Con quel fisico che si ritrovava, due gambone il doppio delle mie, se non si allenava duro tutta la settimana alla domenica era difficile che potesse giocare...

Insomma, la sfida era tra Zoff il non atletico contro l’olimpico Albertosi?

Beh, penso che riconoscerà anche lui che io ero più scattante e non avevo bisogno di tutto quell’allenamento per essere in forma. E poi lui è sempre stato tatticamente misurato e razionale, io invece quella sana follia del portiere l’ho sempre mostrata, anche per far divertire il pubblico. Per Dino e per la Juve prima di tutto veniva la vittoria, per me, a Cagliari come al Milan, divertire la gente era la priorità.

Avevate un vizio in comune però, il fumo.

Non mi ricordo Dino con la sigaretta in bocca, ma è anche vero che assieme siamo stati forse una volta o due. A Fiuggi nel ritiro della Nazionale prima dell’Europeo del ’68, quando lui prese il mio posto... Mi ero fratturato un dito e con la mano steccata il ct Ferruccio Valcareggi non poteva schierarmi, così chiamò Zoff che aveva debuttato al posto mio a Napoli... e poi fu lui a vincere gli Europei.

E qui cominciano i “veleni”?

Dopo l’Europeo Valcareggi considerava me titolare e quando, prima del Mondiale di Messico ’70, mi schierò nell’amichevole di Lisbona, Zoff ci rimase malissimo... Aveva perso il posto.

Però poi la ruota nel ’78 girò a favore di Zoff, titolare al Mundial d’Argentina e lei a casa, davanti alla tv...

Lì le scatole sono girate a me. Il nuovo ct Bearzot voleva portarmi in Argentina, mi telefonò dicendomi: «Te la senti di venire a fare il terzo? E io: ovvio, sarebbe il mio 5° Mondia-le, vengo anche solo per portare le valigie agli altri. Ci lasciammo con la promessa di risentirci e infatti Bearzot lo fece, ma per comunicarmi che Zoff non si sentiva sicuro se io fossi andato. Quindi era meglio che restassi al mare...

Per ripicca quando Zoff incappò nella “gara no” contro l’Olanda lo criticò aspramente.

Io ho un pregio, dico sempre quello che penso. Mi chiesero un parere su quei gol preso da 40 metri e dissi che erano state due papere e che al posto suo quei tiri li avrei parati... Risultato? Quando in campionato ci ritrovammo per Juve-Milan andai a salutarlo, ma Dino si voltò dall’altra parte. Se l’era segnata...

Dalla sfida alla “guerra”.

Ma durò poco. L’estate seguente ci sbattemmo faccia a faccia in un albergo a Punta Ala: un sorriso e un abbraccio al volo, pace fatta. Siamo sempre stati dei gentiluomini. Io poi l’ho seguito anche da allenatore. Quando abitavo a Cremona un paio di volte andai a vedere la sua Lazio a Parma e a fine partita scendevo nello spogliatoio a salutarlo.

Meglio Zoff da calciatore o da allenatore?

Beh, anche come allenatore e poi da ct della Nazionale Dino ha fatto bene. Con l’Italia agli Europei del 2000 fu sfortunato.

Per colpa del “golden gol” dello juventino Trezeguet e le critiche feroci dell’allora premier Silvio Berlusconi Zoff si dimise da ct. Lei lo avrebbe fatto?

No, io piuttosto facevo dimettere Berlusconi da premier. Ma io e Dino abbiamo due caratteri agli antipodi, lui timido e permaloso, io sfrontato e senza peli sulla lingua...

Ora che siete nonni, chi la spunta tra lei e Zoff che dice che con i nipoti non fa smancerie?

Allora vinco io: con il più piccolo dei quattro nipoti, non faccio che giocare a pallone e lui si arrabbia, perché il nonno Ricky in porta è ancora il più forte...

Che cosa augura a Zoff per il suo 80° compleanno?

Tanta salute, alla nostra età è l’unica cosa che conta. Sono due anni che per colpa del Covid io e mia moglie Betty non usciamo di casa... Però appena torna un po’ di normalità mi piacerebbe fare una bella serata pubblica con Dino: seduti a raccontare alla gente, e specialmente ai giovani, che cosa abbiamo rappresentato per lo sport italiano e soprattutto che tipo di uomini siamo diventati... anche grazie al calcio.

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