Israele, sarà aperta al pubblico la tomba della levatrice del Bambino Gesù
di Redazione
Gli archeologi stanno scavando la "tomba di Salome", una delle donne che hanno seguito Cristo sul Golgota e testimoni della risurrezione. Secondo gli apocrifi aiutò Maria a partorire a Betle

Gli archeologi israeliani stanno scavando, in vista dell'apertura al pubblico, una tomba che nella tradizione cristiana custodirebbe i resti di Maria Salomè, una delle donne che seguirono Gesù fin sotto la croce e che, secondo i Vangeli apocrifi, sarebbe stata anche una delle due levatrici che aiutarono la Vergine a partorire Gesù a Betlemme.
La grotta di Salomè, che si trova nella città di Lakish, a metà strada tra Gaza e Gerusalemme, rientrerà nell'itinerario "Sentiero dei Re di Giudea", un progetto in corso di realizzazione guidato dal governo israeliano che riunisce importanti siti archeologici che si estendono per 80 km. L'impresa, tuttavia, è controversa perché si trova al di fuori dei territori occupati da Israele e l'Autorità israeliana per le antichità è stata criticata per aver continuato il suo lavoro senza consultare i palestinesi locali.
Dopo che negli anni Ottanta i saccheggiatori si introdussero in una grotta sepolcrale nelle pianure della Giudea, presero il via una catena di scavi che continua tuttora. Dapprima è stato effettuato uno scavo prolungato guidato dall'Autorità israeliana per le antichità che ha etichettato il sito come Grotta di Salomè, in virtù della convinzione che fosse il luogo di riposo della levatrice di Gesù.

Ora, lo stesso ente governativo di Israele sta ampliando gli scavi per concentrarsi sul complesso tombale collegato, risalente a 2.000 anni fa, di una famiglia benestante. "Con un cortile di oltre 3.700 metri quadrati, pavimenti a mosaico e ingressi della grotta riccamente scolpiti con rosette e melograni, si ritiene che la camera funeraria risalga al periodo romano prima di essere sostituita da una cappella cristiana", afferma in una nota l'Autorità israeliana per le antichità, descrivendolo come uno dei più impressionanti siti di sepoltura privata scoperti nel Paese. Il disegno e la disposizione sono la prova, aggiungono gli archeologi, che la famiglia titolare del sito era estremamente ricca e in grado di investire per un periodo di tempo prolungato: "La tomba attesta che i suoi proprietari erano di alto rango nella Giudea centro-meridionale nel periodo del secondo tempio".
"Il culto di Salomè, santificato nel cristianesimo, appartiene a un fenomeno più ampio, in cui i pellegrini cristiani del V secolo incontravano e santificavano i siti ebraici". Questo processo di santificazione è stato chiarito nel sito attraverso la scoperta di un piccolo mercato all'esterno della grotta che, tra le altre cose, vendeva ai visitatori lampade di argilla, che sono state trovate a centinaia nella grotta. All'interno, una cappella dedicata a Salomè è costellata di croci e iscrizioni scritte in greco, siriaco e arabo, che testimoniano l'importanza del sito dall'epoca bizantina fino al periodo islamico.

Secondo la tradizione extraevangelica, Salomè proveniva da Betlemme e fu chiamata per aiutare a far nascere Gesù. È talora identificata come madre di Giacomo e Giovanni, incrociando i vangeli della Passione di Matteo e di Marco. È ancora Marco a nominarla, insieme alla Maddalena ed a Maria di Cleofa, come une delle tre donne che la mattina di Pasqua, recandosi al sepolcro, furono le prime testimone della Risurrezione di Gesù.
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