martedì 2 aprile 2024
Un nuovo pronunciamento nella battaglia di leggi e verdetti nei singoli Stati, in attesa dei referendum locali in agenda con le presidenziali. Intanto gli aborti hanno superato il milione in un anno
Manifestanti pro e contro l'aborto davanti alla Corte suprema della Florida

Manifestanti pro e contro l'aborto davanti alla Corte suprema della Florida - Reuters

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La pioggia di leggi e di pronunciamenti giudiziari statali sull’aborto negli Stati Uniti non si arresta, confermando che l’interruzione di gravidanza è uno dei temi più caldi della campagna elettorale in corso per le presidenziali di novembre.

La Corte suprema della Florida ha dato il via libera a una delle leggi più stringenti degli Stati Uniti, proibendo l’aborto dopo sei settimane di gestazione. Joe Biden ha subito criticato la sentenza come «estrema» e «oltraggiosa». Soprattutto il capo della Casa Bianca ha fatto appello alle donne a recarsi alle urne in massa il 5 novembre per votare per un candidato (lui stesso) che considera sacrosanto il loro «diritto di scelta».

Nel corso delle presidenziali in alcuni Stati gli elettori potranno votare direttamente per leggi che limitano o espandono l’accesso all’aborto. Nella stessa Florida, ad esempio, si terrà un referendum su un emendamento alla costituzione statale che garantisca il “diritto” alle interruzioni di gravidanza.

Da quando, nel giugno 2022, la Corte suprema federale ha revocato la sentenza che stabiliva il diritto d'aborto in base al precedente “Roe vs Wade”, in diversi Stati a maggioranza repubblicana l'interruzione di gravidanza è stata messa quasi completamente al bando, mentre in altri, tendenzialmente in mano ai democratici, sono stati eliminati tutti i limiti. Una situazione confusa per effetto della quale gli aborti sono aumentati. Ribaltando una tendenza emersa nei primi mesi dello scorso anno, infatti, ora emerge che nel 2023 ci sono state negli Usa oltre un milione di interruzioni volontarie di gravidanza, il livello più alto nell'ultimo decennio, con un incremento del 10% rispetto al 2020, secondo il Guttmacher Institute, centro di ricerca che si occupa del sostegno all'aborto. Il trend in crescita è guidato soprattutto dal ricorso ai farmaci abortivi acquistati su internet e somministrati in casa, fenomeno esploso negli Stati dove l’aborto è illegale o fortemente limitato.

Quasi due terzi degli aborti dello scorso anno, infatti, pari a circa 643 mila, sono stati praticati con la pillola abortiva, nota come Ru486. Una situazione che potrebbe cambiare dopo il pronunciamento atteso a giugno sempre da parte della Corte suprema federale americana, che ha accettato di occuparsi del tema. Di fronte ai nove magistrati costituzionali è proprio la modalità di distribuzione e di somministrazione del mifepristone. La Corte deve confermare o bocciare la decisione di un tribunale d’appello che ha bloccato tre recenti decisioni della Food and Drug Administration, l’agenzia di vigilanza sui farmaci, che permettono di assumere il farmaco fino a 10 settimane di gravidanza, di inviarlo per posta, di prenderlo a casapropria (e non solo in un ambulatorio medico) e di consentire anche a un farmacista e non solo a un medico di prescriverlo.

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