mercoledì 13 settembre 2023
La Commissione delle Conferenze episcopali dell'Unione europea accende un faro sulle nuove regole sulle «sostanze di origine umana», come sangue o pelle. Verso la libertà di sperimentazione?
L'assemblea di Strasburgo

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Feti ed embrioni trattati come semplici «sostanze umane» al pari di plasma o cute. La Comece lancia l’allarme su una bozza di normativa su cui due giorni fa il Parlamento Europeo ha approvato la propria posizione, in vista del negoziato con l’altra istituzione Ue legiferante, il Consiglio dell’Unione (che rappresenta gli Stati membri). Al centro la normativa chiamata in sigla SoHO (acronimo per l’inglese «sostanze di origine umana»), sulla base di una proposta avanzata lo scorso anno dalla Commissione Europea.
L’idea è di creare standard, requisiti minimi e procedure comuni a livello Ue per la donazione e l’utilizzo di sostanze umane, come plasma, sangue o cute. Al centro dei timori delle Conferenze episcopali europee, che martedì hanno diffuso una dichiarazione comune insieme al Katholisches Büro a Berlino, è l’inclusione di feti ed embrioni nella definizione di «sostanze umane» (da essi possono essere estratte cellule staminali per la cura di varie tipologie). «Il pericolo – afferma don Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Comece – è nella possibilità che tale definizione possa degradare la dignità e il valore della vita umana, creando un’inaccettabile equivalenza tra embrioni e feti da una parte e semplice cute o plasma dall’altra». A preoccupare anche l’articolo 58 della bozza, che consentirebbe il test genetico degli embrioni e dei feti. Nella dichiarazione i presuli hanno chiesto una serie di emendamenti che però non hanno trovato seguito nel testo approvato in aula. La battaglia si sposta ora sul fronte del negoziato tra le due istituzioni Ue.

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