martedì 14 gennaio 2020
L'esecutivo di sinistra in Spagna ha dichiarato guerra alla Gpa: ora centinaia di firme chiedono a Zingaretti, Di Maio, Renzi e agli altri leader dei partiti di governo di aderire al bando universale
Una manifestazione in Spagna contro l'utero in affitto

Una manifestazione in Spagna contro l'utero in affitto - Archivio

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«Gentile segretario Nicola Zingaretti... »; non è propriamente una lettera di cortesia, quella che 120 donne, una decina di uomini e una lunga serie di associazioni femminili e femministe rivolgono al leader del Pd. È una richiesta formale di chiarimento, sotto forma di una petizione sulla piattaforma change.org che ieri sera aveva già triplicato le adesioni iniziali: la sinistra italiana è o non è contraria all’utero in affitto?
Una domanda che si fa pressante dopo che nei giorni scorsi il nuovo esecutivo di coalizione di Madrid – i socialisti di Pedro Sanchez e la sinistra radicale di Pablo Iglesias – hanno inserito nel programma di governo il contrasto alle agenzie per la maternità surrogata, che aggirando i divieti nazionali procacciano clienti per le consociate all’estero.

Dunque, si chiedono le donne e gli uomini che hanno sottoscritto la petizione, se la sinistra spagnola ha affermato questa posizione netta, come molta parte della sinistra europea, dal Nord scandinavo alla Francia, cosa aspetta quella nostrana a dire una parola chiara e definitiva? La maternità surrogata è o non è contraria alla dignità delle donne, come peraltro affermato dalla Corte Costituzionale alla fine del 2017? È o non è lesiva dei diritti dei bambini, ridotti a "prodotto" e merce di scambio?

La petizione è stata lanciata dall’attivista di Resistenza all’utero in affitto-Rua Marina Terragni e sottoscritta tra le molte altre da Francesca Izzo di "Se non ora quando-Libere", dalla regista Cristina Comencini, dalla scrittrice Susanna Tamaro, dalla giudice Simonetta Matone... Compaiono anche nomi di donne appartenenti al mondo cattolico, da sempre schierato contro ogni manipolazione della vita ma finora lasciato ai margini della battaglia femminista: da Maria Grazia Colombo a Silvia Costa, da Emma Fattorini (vedi in questa pagina) fino alla responsabile del Centro studi della Caritas di Roma Elisa Manna.

Dopo la presa di posizione del governo spagnolo (che peraltro nella stesso programma apre alla legalizzazione del suicidio assistito in casi estremi), dunque, si chiede ai partiti che compongono l’esecutivo italiano di approfittare dell’occasione per uscire dall’ambiguità, impegnarsi «a sostenere e mantenere il divieto di maternità surrogata, nonché a intraprendere tutte le azioni politiche necessarie a ostacolare il ricorso delle nostre concittadine-i a questa pratica all’estero» e infine «a sostenere la campagna internazionale per l’abolizione universale dell’utero in affitto».

La petizione è rivolta anche a Luigi Di Maio e ai referenti di Italia Viva, di Leu, di Mdp, di Sinistra Italiana e di Possibile.

«La sinistra italiana è con le spalle al muro e deve scegliere da che parte stare», dice Terragni: se, come il resto della sinistra europea, dalla parte delle donne e dei bambini oppure «se permanere in questa posizione del tutto anomala di difesa del bio-business e di inesistenti diritti alla genitorialità».

In Italia la Gravidanza per altri è illegale, ma, come accade in Spagna, un numero crescente di coppie si trasferisce all’estero. E proprio a causa dell’ambiguità e delle divisioni nella sinistra italiana, il divieto stesso non è così scontato: lo scorso giugno due bozze di legge patrocinate dalla Cgil proponevano la regolamentazione della Gravidanza per altri (ribattezzata «maternità solidale»). La contestazione da parte di un vasto cartello femminile e femminista fu durissima. Tra gli altri spiccava il «no» di Teresa Bellanova, allora senatrice e oggi ministra in quota Italia Viva.

Ora la palla passa ai segretari dei partiti al governo, Nicola Zingaretti in testa. Per quanto riguarda i colleghi, si segnalano varie dichiarazioni contro l’utero in affitto del capo politico del M5s Luigi Di Maio e del leader di Italia Viva Matteo Renzi. Dichiarazioni, non promesse.

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