Studenti scesi in piazza in oltre 50 città italiane

Collettivi e associazioni studentesche contro il Governo e le guerre e con proposte per una scuola diversa: con loro Pro-Pal e attivisti di Fridays for Future
November 14, 2025
Manifestazioni degli studenti si sono svolte questa mattina in una cinquantina di città italiane da nord a sud con cortei, sit-in e "flashmob" in concomitanza con lo sciopero nazionale indetto da collettivi e associazioni studentesche contro il Governo. Alla protesta si sono uniti anche militanti Pro-Pal e attivisti per il clima dei Fridays for Future, in concomitanza con la Cop30 in Brasile.
A Bologna ci sono state tensioni e cariche della polizia per un corteo dei collettivi che voleva raggiungere la fiera per contestare i ministri ospiti all'assemblea Anci. I manifestanti hanno tentato di forzare il blocco degli agenti al ponte di San Donato e ci sono stati tafferugli. Una parte degli studenti dietro agli striscioni del Cua e Cambiare Rotta si è poi diretta verso il polo universitario di via Berti Pichat dove ha fatto irruzione nelle aule interrompendo una lezione.
A Roma la mobilitazione degli studenti delle scuole e delle università per il "No Meloni Day" si è tradotta in due cortei, uno da Piramide del collettivo Osa con Cambiare Rotta, l'altro da viale Glorioso dei collettivi auto-organizzati dei licei. I manifestanti si sono diretti verso l'Ufficio scolastico regionale e il ministero dell'Istruzione, protetto da agenti in tenuta antisommossa. Dai collettivi autonomi dei licei è partito un lancio di vernice rossa e uova e alcuni manifestanti hanno srotolato sulle scale del ministero uno striscione con la scritta "Soldi alla scuola no alla guerra. Cacciamo il Governo". Gli studenti hanno anche sollevato un cartello con il volto della premier Meloni con l'elmetto che hanno poi imbrattato con la vernice rossa. Esposti anche fantocci della ministra dell'Università, Anna Maria Bernini, e del senatore Maurizio Gasparri.
A Milano, secondo l'Unione degli studenti, erano in 10mila a manifestare. Esposti cartelli con i volti di Meloni, dei ministri Valditara, Salvini, Crosetto e Tajani e anche della segretaria del Pd Elly Schlein, oltre a Carlo Calenda di Azione, tutti raffigurati con l'impronta delle mani sporche di sangue.
A Torino davanti all'Ufficio scolastico regionale è stato esposto lo striscione con la scritta "Guerra, repressione, genocidio. Cacciamo il Governo". Centinaia di partecipanti si sono radunati in piazza XVIII Dicembre, davanti alla stazione ferroviaria di Porta Susa. In testa i Fridays for Future, seguiti dai collettivi studenteschi delle scuole superiori e delle università. "Le scuole scendono in piazza contro la guerra" è lo slogan scelto per unire le diverse componenti della protesta.
Questo sciopero è il primo di tre agitazioni programmate fino alla metà di dicembre con lo slogan "Un'altra scuola, un altro mondo è possibile". «L'Unione degli Studenti richiama così l'attenzione sulle politiche scolastiche e sulle difficoltà quotidiane del mondo dell'istruzione. Davanti a decine di migliaia di studenti in tutta Italia, il ministro Valditara non può più girarsi dall'altra parte», ha detto Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell'Unione degli Studenti. «Lo sciopero studentesco nazionale di oggi lo ha dimostrato ancora una volta: noi studenti non vogliamo il modello repressivo e autoritario di scuola che stanno provando ad imporci. Chiediamo tavoli di discussione permanenti con le istituzioni, a livello locale e nazionale per un'inversione di rotta radicale - ha continuato Martelli -. Siamo scesi in piazza in 50 città rivendicando 6 punti chiave per cambiare l'attuale modello scolastico. Rivendicazioni costruite con costanti confronti tra migliaia di studenti di tutta Italia. Il ministro non sta semplicemente ignorando una manifestazione o un'organizzazione, sta ignorando gli studenti di questo Paese».

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