La corsa dei taxi senza tassista oltre le strade di San Francisco
Qualche giorno fa, rivedendo un interessante documentario dedicato alla vita di Ayrton Senna, mi sono stupito del mio stupore di fronte alla scena in cui si vedeva il campione brasiliano utilizzare un telefono fisso: mi sono reso conto di aver completamente rimosso un oggetto e un’abitudine che hanno scandito la prima parte della mia vita. Potere dell’innovazione, che entra nelle nostre esistenze, le cambia e sovrascrive quanto c’era di sedimentato. Sempre in questi giorni un amico mi ha sottoposto un grafico che sta spopolando in rete: elaborato da un noto fondo di investimento americano, mostra la cavalcata trionfale dei taxi senza conducente di Waymo, sempre più numerosi per le strade di San Francisco. La società controllata da Alphabet (e quindi del gruppo Google) nell’agosto 2023 ha iniziato a offrire direttamente il servizio dei suoi taxi senza tassista per le strade della città americana e in appena 20 mesi è riuscita ad accaparrarsi il 27% delle corse; al punto che i dati di fine aprile mostrano il sorpasso ai danni di un altro operatore taxi “tradizionale”, Lyft: avanti di questo passo, entro un anno Waymo pare in grado di superare addirittura Uber, il leader di mercato. Tutto questo nonostante alcuni problemi tecnici riscontrati nei primi mesi e la limitazione alle tratte urbane: quando le auto senza autista potranno percorrere anche i tratti autostradali, e quindi effettuare i più richiesti e remunerativi collegamenti per l’aeroporto, arriverà sicuramente un’altra spinta alle quote di mercato nella metropoli americana, superando così l’attuale soglia di circa 15mila corse al giorno. In Europa e in Italia siamo indietro anni luce, con le auto senza conducente per ora oggetto di semplici sperimentazioni. Ma è solo questione di tempo: tipico “prodotto” dell’intelligenza artificiale, le macchine che si guidano da sole prima o poi arriveranno anche su questa sponda dell’Atlantico. Piuttosto, sarà interessante vedere con quale velocità entreranno nelle nostre strade e progressivamente nelle nostre abitudini. Il punto, in fondo, è proprio questo: i tempi sempre più ridotti con cui le novità penentrano nella nostra vita quotidiana. Nella stessa ricerca che sta facendo discutere gli addetti ai lavori di mezzo mondo si osserva che Facebook, lanciato a inizio anni 2000, ha impiegato quattro anni e mezzo a raggiungere i 100 milioni di utilizzatori. A YouTube ne sono bastati quattro, a Instagram poco più di due e a TikTok meno di uno. In pratica, più passa il tempo e più le innovazioni si diffondono rapidamente: gli investimenti miliardari delle case madri, insieme all’interesse degli utilizzatori (che spesso degenera in una vera e propria dipendenza) e a infrastrutture di rete sempre più potenti consentono un vero e proprio contagio quasi immediato. La prova provata in ChatGPT, l’applicazione di intelligenza artificiale più nota targata OpenAI, che ad appena due mesi dal lancio ha toccato i 100 milioni di utenti. «Quanto abbiamo fatto a San Francisco prova a noi e al mondo intero non solo che la guida autonoma funziona, ma funziona anche in contesti ampi e trafficati, al punto da poter diventare un prodotto pronto per essere commercializzato», ha commentato poche settimane fa uno dei degli amministratori delegati di Waymo, Dimitri Dulgov. Parole che rischiano di rovinare il sonno ai tassisti di mezzo mondo, ma che dovrebbero far riflettere ognuno di noi. © riproduzione riservata
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