Il bene ritrovato
Atanasio ha perso i genitori quando aveva vent’anni, forse quello è stato l’inizio di una china discendente fatta di consumo, spaccio, furti e rapine commessi per continuare a servire quella che era diventata la padrona della sua vita: la droga. Ma proprio in fondo all’abisso ha trovato una mano che l’ha aiutato a rialzarsi. Durante l’ennesima detenzione nel carcere di Rebibbia incontra i volontari della Comunità di Sant’Egidio, con il loro aiuto trova posto nella comunità Exodus di Cassino dove inizia un programma di recupero che lo porta fuori dall’incubo. Ha fatto fatica, tra cadute e ripetuti tentativi di ripartenza, ma non l’hanno mai mollato. Oggi ha finito di scontare la pena, lavora in un’impresa di pulizie, è diventato un altro. Quando l’ho conosciuto davanti alla Stazione Termini, mi ha detto: «Ho voluto incontrarti qui, dove è cominciata la mia vita malata. Per ricordarmi ancora una volta che Dio mi ha regalato un nuovo padre e una nuova madre, che hanno il volto degli amici di Sant’Egidio e degli operatori di Exodus». Sono loro che l’hanno accompagnato scommettendo sul fatto che non poteva continuare a buttare via la vita e che nel suo cuore avrebbe prevalso il desiderio di bene, quello che tutti abbiamo ma che possiamo oscurare. Fino a quando qualcuno ci aiuta a ritrovarlo. © riproduzione riservata
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