Weston, tre generazioni di fotografi alla ricerca della purezza
lunedì 16 maggio 2022

in principio fu Edward (1886-1958). Poi sono arrivati i figli, Brett e Cole, e infine la nipote Cara. Una famiglia con la macchina fotografica. Tre generazioni di artisti che hanno attraversato il Novecento e continuano ancora oggi con l’ultima testimone a trasmettere il valore e il senso di questo straordinario strumento. Ciascuno con il proprio occhio ma uniti da uno stile di famiglia, dalla passione e dalla voglia di modernità e innovazione. Fino al 24 luglio, il Museo di Santa Giulia a Brescia ospita la mostra sui Weston. Una dinastia di fotografi, uno degli appuntamenti più attesi della stagione fotografica e il fiore all’occhiello dell’ampio e interessante programma della quinta edizione del Brescia Photo Festival, l’iniziativa promossa da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con Ma.Co.f - Centro della fotografia italiana che quest’anno indaga su "Le forme del ritratto".

Sono pochi i fotografi che «hanno modernizzato la lingua della propria arte – commenta Stefano Karadjov, direttore di Fondazione Brescia Musei – intervenendo profondamente con la propria poetica nel definire le architravi stesse di una disciplina». La mostra propone «uno straordinario esercizio di modernità che in tutto il Novecento, prima Edward e poi in modo diverso i suoi figli Brett e Cole e la nipote Cara hanno professato, la modernità che pone sullo stesso piano il corpo, gli elementi vegetali e del regno animale trattati con l’occhio del ritrattista, esplorando in questo modo un filone narrativo che nel secondo Novecento trasformerà anche tecnologicamente la fotografia con l’invenzione delle macro e con la grande attenzione allo sguardo trasversale sugli oggetti del nostro microcosmo». L’esposizione, curata da Filippo Maggia, prodotta dalla Fondazione Brescia Musei e da Skira (che ha pubblicato anche il catalogo) e progettata in stretta sinergia con la famiglia Weston, riunisce quindi, per la prima volta, le fotografie di tutte e tre le generazioni. «La disponibilità offerta dalla famiglia Weston – afferma Maggia – nel costruire questa mostra si è rivelata un valore aggiunto unico e fondamentale per avere una selezione di opere preziosa e completa, di veri capolavori del padre Edward, un genio assoluto della fotografia, e di opere significative dei figli Brett e Cole che di fatto scopriamo solo ora in Italia, come la nipote Cara ancora in attività».

Uno scatto di Cara Weston, nipote del celebre Edward, in mostra a Brescia: Mono Lake, 2012

Uno scatto di Cara Weston, nipote del celebre Edward, in mostra a Brescia: Mono Lake, 2012 - © Cara Weston

Il percorso, allestito al Museo di Santa Giulia, presenta 80 opere dei quattro fotografi, 40 del solo Edward, tra cui i maggiori capolavori: dai ritratti plastici ai nudi che esaltano forme e volumi, dalle dune di sabbia agli oggetti trasformati in sculture, sino ai celebri vegetable - peperoni, carciofi, cavoli - e le conchiglie riprese in primissimo piano. Spesso direttamente paragonata alla pittura e alla scultura, la fotografia di Edward Weston è l’espressione di una «ricerca ostinata di purezza», nelle forme compositive come nella perfezione quasi maniacale dell’immagine. Edward si concentra sugli oggetti nella loro quintessenza, eleggendoli a metafore visive degli elementi stessi della natura. La ricerca di Brett ridefinisce la rappresentazione della natura, dalla grande veduta al primo piano, in chiave astrattista. L’indagine formale di Cole, fatta eccezione per la serie dei Landscape, si caratterizza per la fisicità dell’immagine, al punto che sembra di poter toccare gli elementi naturali che la compongono. L’aver visto centinaia di opere e aver curato, nel periodo in cui dirigeva la Weston Gallery, mostre di importanti autori americani, ha contribuito a sviluppare in lei un senso critico accurato che, traslato nella propria esperienza, induce un approccio alla fotografia meditativo e intenso. È lei a portare avanti il testimone fotografico della famiglia, sulla scia del nonno Edward e della sua «ostinata ricerca della purezza».

Una foto e 597 parole.​

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