domenica 29 maggio 2016
Nei primi giorni di maggio i prati del Cuneese sono un canto di margherite, myosotis e violette. A nuvole screziate crescono ordinate ai bordi di vialetti, stradine, aiuole di parchi e di case. La chiarezza cartesiana dei piemontesi si riflette in quest'ordine dato al mondo in cui sembra inclusa persino la bianca corolla alpina che fa da cornice, giù là, verso la Francia. Anche il Santuario giace difeso da una cinta di case, tutte unite e accostate a formare il palmo di una mano che custodisce gelosa il suo tesoro. «The largest elliptical dome in the world» indica un grande manifesto collocato davanti al portale d'ingresso. L'effetto è senza dubbio speciale: nelle linee di una geometria rigorosa, riposa placida una cupola ovata enorme, eppur lieve alla vista, come fosse filtrata in trasparenza di una bolla di sapone. Entrando si capisce la ragione di tanto pudore: un "poema pittorico" settecentesco di seimila metri quadri, con splendide scene a trompe l'oeil affrescate di turchino, di rosa, d'argento. Tra la gente che arriva vedo due persone in carrozzina: un neonato spinto dal papà e una signora anziana condotta da suo figlio. Un quadro che completa l'armonia. Verso il centro dell'ellisse c'è un angelo che suona il violoncello, controcanto perfetto alla musica dei fiori dei vialetti.
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