
È una certezza ben radicata nell’Antico Testamento: nessuno può vedere Dio senza morire. La sua santità non è, del resto, così grande da annientare la nostra mediocrità? Ecco perché, nella Bibbia, coloro che ricevono la visita di un angelo sono spesso terrorizzati, al punto che l’angelo deve per prima cosa rassicurarli: «Non temere». Tuttavia, nonostante tale angoscia così antica e profonda, i santi non hanno mai cessato di desiderare di vedere Dio e di ripetere la medesima preghiera: «Fammi vedere il tuo Volto!». Ma dove vedere Dio, per natura invisibile e inaccessibile ai nostri sensi come pure ai nostri sforzi? Gesù ci indica la strada: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). Per vedere Dio serve un cuore puro, un cuore limpido, abbastanza trasparente perché vi si possa vedere attraverso. Il primo luogo, infatti, in cui Dio si lascia vedere, nel quale si rivela a me, è la mia interiorità. La purezza del cuore non è una ricerca di impossibili meriti, ma lo sforzo di discendere in me stesso per cercarvi, malgrado la complessità del mio cuore, quel Dio che mi aiuta e che mi attende. Non so se si possa vedere Dio senza morire. Quello che so, perché è venuto a dircelo Dio stesso, è che, se non vogliamo vederlo, se non cerchiamo di vederlo, è impossibile vivere la vita vera.
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