venerdì 4 novembre 2022
Per Il Vangelo secondo Matteo Pier Paolo Pasolini chiamò a raccolta molti dei suoi amici intellettuali. Tra gli apostoli si riconoscono Alfonso Gatto, Enzo Siciliano, Giorgio Agamben. Natalia Ginzburg è Maria di Betania, l’eclettico Rodolfo Wilcock veste i panni del gran sacerdote Caifa e la madre del regista-poeta, Susanna, è una Madonna dolcemente addolorata. A Ninetto Davoli – che da lì a un paio di anni, nel 1966, sarà protagonista con Totò di Uccellacci e uccellini – è riservata un’apparizione di pochi secondi, in uno dei rari inserti apocrifi del film. Poco prima che il Cristo interpretato da Enrique Irazoqui (e doppiato da Enrico Maria Salerno) annunci la necessità di farsi come fanciulli per entrare nel Regno dei Cieli, la macchina da presa si sofferma su una piccola scena familiare. Un bambino è seduto su una pietra e il suo giovanissimo papà, che è appunto Davoli, si diverte a mettergli in testa un cappello di paglia, che il piccolo subito si toglie, e avanti così, finché non ci si stanca. L’immagine è di una semplicità abissale, specie se tiene in considerazione la complessità dei rapporti di Pasolini con la figura paterna. Il sillogismo, però, è misticamente ineccepibile: se solo i bambini hanno accesso al Regno e se Dio è padre, allora Dio dev’essere per forza un Padre che gioca. © riproduzione riservata
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