martedì 7 agosto 2012
«Una soluzione metafisica che non tenga conto del cuore deve essere fortemente sospettata di essere apocrifa. Io arrivo quasi a credere che le idee non richiamino mai altre idee, finché restano idee, così come le foglie in una foresta non creano una trasmissione di movimento. È la brezza che le sfoglia, è l'anima, lo stato del sentimento». Contro la cultura razionalista, la visione astratta e unicamente logica della realtà, il grande poeta Samuel Taylor Coleridge rivendica le ragioni del cuore. Posizione che condivide con gli altri poeti romantici, i quali con veemenza e a colpi di capolavori si ribellano a un'idea appiattita del mondo, di origine illuminista. Questi uomini, tra la fine del Settecento e l'inizio del secolo successivo, hanno ribadito e sostenuto la realtà dell'anima. E la complessità della nostra vita, dove le foglie non sono percepibili se non mosse da un filo di vento. Le pure idee non possono sollecitare e richiamare altre idee, se isolate, prive di relazione con il cuore, con il centro pulsionale del sangue e dell'amore. Non si tratta di svilire le idee, ma di privarle della loro astrazione, farle vive, irrorarle di sangue sgorgante, come sempre hanno fatto gli uomini grandi e quelli che pur se non grandi o destinati a divenirlo, vivono la vita ad alta temperatura.
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