venerdì 20 febbraio 2015
Leggo sull'ultimo numero di Internazionale un servizio del giornalista californiano John Gibler sui 43 ragazzi scomparsi in Messico, nello Stato di Guerrero, il 26 settembre scorso. Erano studenti di una delle poche scuole in cui si formano i nuovi maestri elementari. Nella situazione di scarsità in cui sono costretti, gli studenti, figli dello Strato più misero della popolazione contadina, approfittano degli autobus per muoversi da un paese all'altro, per tornare a casa o andare a scuola, per riunirsi, ed è diventata una consuetudine farne deviare il corso, con l'accordo degli autisti e degli altri passeggeri. La polizia, spinta si dice dal sindaco-padrone, ha ammazzato: una polizia composta in gran parte dagli stessi narcotrafficanti, e per il resto sotto il loro dominio. Di alcuni ragazzi è stato ritrovato il corpo, di 43 no, e stavolta i messicani hanno reagito a quest'ennesima probabile strage con un movimento di protesta tuttora in corso. In pochi Paesi come il Messico il potere è nella mani di una politica corrotta, di una polizia corrotta, e di un potere illegale che vi si è infiltrato e le compra, ne fa cosa sua: i narcotrafficanti, veri padroni del Messico, hanno reso il Paese invivibile per la massa dei suoi abitanti, per i non privilegiati sottoposti all'arroganza di un'élite asservita al crimine. Leggo l'inchiesta di una giornalista messicana, Lydia Cacho, edita da Fandango con il titolo I demoni dell'Eden, che esplora i modi in cui nello Yucatán si pratica il turismo sessuale a danno di bambini. Una rete pedofila organizzata e ricca, nella quale incappano i figli di una popolazione miserabile. La Cacho non si limita alla denuncia e racconta chi sono i pedofili, i loro modi di agire, l'atroce mercato che li riguarda, gli aspetti economici della questione. La storia delle bambine coinvolte non è meno agghiacciante di quella di Guerrero e non lo è certamente meno di quella del femminicidio di Ciudad Juárez, sulla frontiera nord del Paese. Non meno agghiacciante è la nostra indifferenza a queste situazioni lontane, ma rese vicine nel secondo caso dal nostro stesso turismo. Che è anche turismo sessuale. Ci si chiede anche se la mettono davvero in crisi, dopo Parigi, i massacri sempre più vicino a noi.
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