venerdì 31 luglio 2015
Il vero protagonista del libro di Wojciech L. Tochman Oggi disegneremo la morte (Keller), il giornalista polacco considerato da molti l'erede di Kapuscinski, è Leonard, che oggi ha 24 anni e che ne aveva 9 quando nel 1994 il suo paese, il Ruanda («grande come la Sicilia, dieci milioni di abitanti»), fu teatro di uno dei massimi genocidi della storia recente. Il reporter vi si è recato a raccogliere testimonianze, a cercare di capire. Non c'è in lui neanche un'ombra di morbosità quando evoca certi particolari di quel tempo atroce dando la parola a chi è sopravvissuto. Però si interroga sulle motivazioni che l'hanno spinto a questa impresa, vuole veder chiaro in se stesso, e dice: «Perché ne voglio parlare? Che cosa spero di ottenere? A chi lo voglio raccontare? A quelli che mi diranno che non ne sapevano niente? Che non conoscevano la verità? Ma dove finisce il desiderio di raccontare la verità e comincia quello di voler turbare le coscienze? Siamo sicuri che coloro che mi imputeranno di approfittare della sofferenza dei bambini per suscitare orrore, non staranno parlando piuttosto di se stessi? Forse è il loro modo per dirmi: in me non c'è spazio per il tuo racconto, non sono capace di accettarlo, mi fa male alla pancia, al basso ventre». Ci si assume una grande responsabilità a raccontare l'orrore, in una società come la nostra che molti chiamano, giustamente, società dello spettacolo. Specialmente quando si parla di bambini e adolescenti. Certamente Tochman sa quello che fa, e maneggia il suo mestiere, i suoi materiali con esemplare chiarezza, è cosciente delle sue responsabilità. Ma orrore era, e orrore si comunica al lettore con le parole di chi lo vide e lo visse, e molte pagine di questo piccolo libro sono agghiaccianti nonostante il pudore di Tochman e di chi c'era, anche perché si tratta del vissuto di persone che nel 1994, come Leonard, erano bambini, e hanno visto la loro famiglia massacrata in modi atroci, e bambini come loro uccisi con una brutalità e una violenza senza pari. Siamo costretti anche noi lettori a un viaggio nel passato condotti per mano da chi era allora bambino. «Chi dà scandalo ai bambini...» ha detto qualcuno. Tochman ha portato l'orfano Leonard con sé in Polonia, a casa di sua madre, e lo ha portato in visita a Berlino. Qui i due visitano il monumento alle vittime dell'Olocausto, «Un labirinto di tombe vuote. Un cimitero. “Che cosa stanno facendo?”. Leonard, meravigliato, sgrana gli occhi:i visitatori che abbiamo davanti si sdraiano sulle simboliche tombe di persone gasate e bruciate nei crematori, godendosi allegramente i primi raggi del sole primaverile. Saltano sui sarcofaghi, danzano, ridono. Si fanno foto ricordo. Europei».
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