venerdì 6 novembre 2020
Non è raro che, per una circostanza o per l'altra, anche la vita ci lasci da soli, ci trasmetta la sensazione di essere isolati da tutto e da tutti, consegnati a una sofferenza azzittita, a una ferita senza ritorno, a un naufragio per il quale non esiste soccorso. In situazioni come queste vediamo la luce impallidire e sgretolarsi in un'inutile polvere grigia, dentro e fuori di noi. Sentiamo la nostra esistenza come una città assediata da eserciti implacabili. Come quei sassi che da bambini gettavamo nei pozzi per sondare profondità abissali che neanche sospettavamo, così l'eco vuota delle parole che proferiamo e che nessuno ascolta ci informa della spaventosa misura che la solitudine può attingere. Ma può anche accadere che quelle ore di dolore e sfinimento si mutino in occasioni per riscoprire la forza dell'amore di Dio. Dio sa come non sia facile per il seme germinare senza protezione, né per il fragile fiore fiorire nel freddo. Per questo il suo amore non cessa di venirci incontro, e di dibattere con il nostro cuore stravolto fino a farlo credere. Dio in tal modo scosta delicatamente le sue mani perché tra esse noi accendiamo la fiamma della speranza senza più temere che venga cancellata dal vento. E lo fa non una volta sola, ma tutte le volte che ne abbiamo bisogno.
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