sabato 12 giugno 2021
Viviamo un po' tutti con il complesso della "massa". Perché tolti i parenti e gli amici più stretti, per chi ne ha, ci sentiamo, e in effetti costituiamo, null'altro che parte di una massa anonima, senza identità. Trasparenti. Numeri piuttosto che persone. Per la politica, per l'economia, per tutto. Un anonimato che riguarda indistintamente tutti, non solamente chi vive nelle metropoli, al quale cerchiamo sgomitando di sfuggire illudendoci che quel "quarto d'ora di celebrità" a cui, secondo Andy Warhol, tutti prima o dopo abbiamo diritto, possa tirarci fuori dalla nostra condizione di ombre. Salvo poi accorgersi che una comparsata in televisione, o una copertina di rotocalco, non ci consegnano alla storia, ma solo all'autoillusione. Tra l'altro, dei centodieci miliardi di persone che, secondo alcuni calcoli sono vissute dall'inizio della storia sulla Terra, quante sono quelle davvero famose? E quante ne conosciamo? Ben poche, in realtà, e molto spesso neppure sappiamo che cosa hanno fatto per diventarlo. Ma per Gesù, ci ha detto nella prima udienza generale di giugno Papa Francesco, nessuno è anonimo. Egli conosce ciascuno di noi e ci chiama «con nome e cognome», e così prega per noi, chiamandoci per nome, quando ci troviamo «nel momento della prova», e anche «nel momento del peccato». Perché Dio, come ha detto nel 2012 Benedetto XVI, è «desideroso di comunicare con l'uomo a tu per tu, in un rapporto d'amore con lui». Così Gesù, ha detto Bergoglio il due giugno scorso, «non solo vuole che preghiamo come lui prega, ma ci assicura che, se anche i nostri tentativi di preghiera fossero del tutto vani e inefficaci, noi possiamo sempre contare sulla sua preghiera. Dobbiamo essere consapevoli: Gesù prega per me. Una volta un vescovo bravo mi raccontò che in un momento molto brutto della sua vita, una prova grande grande grande, tutto buio, guardò la basilica in alto e vide scritta questa frase: "Io Pietro pregherò per te", e questo gli ha dato forza e conforto».
Lo stesso succede, ha proseguito Francesco, «ogni volta che ognuno di noi sa che Gesù prega per lui, Gesù prega per noi, in questo momento? In questo momento! Fate questo esercizio di memoria quando c'è qualche difficoltà quando siete in orbita delle distrazioni, Gesù sta pregando per noi, "ma padre questo è vero?", "è vero, lo ha detto lui stesso", non dimentichiamo che quello che sostiene ognuno di noi è la preghiera di Gesù per ognuno di noi, con nome e cognome, davanti al padre facendogli vedere le piaghe che sono il prezzo della nostra salvezza».
E questo vale anche se le nostre preghiere «fossero solo balbettii, se fossero compromesse da una fede vacillante, non dobbiamo mai smettere di confidare in Lui. "Io non so pregare", ma lui prega per me. Sorrette dalla preghiera di Gesù, le nostre timide preghiere si appoggiano su ali d'aquila e salgono fino al cielo. Non dimenticatevi, Gesù sta pregando per me, adesso? Adesso! Nel momento della prova? Nel momento del peccato? Anche in quel momento, Gesù con tanto amore sta pregando per me». Perché Gesù è questo che fa, sempre. Anche a prescindere da noi, anche se noi non lo vogliamo. Sempre. Perché l'amore di Gesù «non cessa, anzi che si fa più intenso e noi siamo al centro della sua preghiera! Questo dobbiamo portarlo sempre in memoria: Gesù prega per me, sta pregando adesso... In questo momento ognuno di noi pensi: Gesù sta pregando per me, sì, questa è una sicurezza grande che noi dobbiamo avere».
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