Se si può tradurre l'inglese colto di Auden, perché non tentare con il lessico di largo uso?
sabato 18 febbraio 2012
Pensavo al malinconico destino della lingua italiana, corrosa e invasa dall'inglese come mai prima. I linguisti restano indifferenti, ma gli scrittori non possono. Management, governance, spread, default, bonus share, bypassare, implementare, pusher, partnership, call center... Dall'ovvio al tecnico, sembra che l'italiano stia perdendo una percentuale crescente del suo lessico. La rapidità e quantità delle infiltrazioni ci rende pigri nel tradurre, nel cercare i sostituti. Ma una consolazione, senza dubbio marginale, mi viene dal poeta Roberto Deidier che ha raccolto in un volumetto le sue traduzioni soprattutto da autori inglesi: Keats, Stevenson, Hardy, Larkin, MacNeice e soprattutto Auden (Gabbie per nuvole, Empiria). La difficoltà di tradurre in italiano un grande poeta come Auden mi ha sempre preoccupato: nelle traduzioni che conosco va perso quasi sempre soprattutto il suo "tono" inconfondibile, ironico, oratorio, allusivo, con le sue criptocitazioni, le sue battute comiche e i suoi aforismi. Di fronte alla camaleontica varietà di registri di Auden, confesso che molta poesia italiana del Novecento, anche la migliore, mi delude. Ebbene, trovo nel libro di Deidier, per la prima volta, mi sembra, una traduzione-rifacimento soddisfacente del magnifico attacco di Commentary, l'ampio poema raziocinante con cui si conclude In Time of War: «Stagione cede a stagione, questa è la legge: / Orbitano i pianeti nell'ampia / Pace del sole, e la galassia // Ruota come un'enorme porcellana. / Con le macchine intorno e i fiori estivi, / Piccolo sulla sua piccola terra, l'uomo // Guarda il mondo di cui è giudice e vittima: / Rarità in un angolo eletto, ammira / Le grandi vie dove il suo credo è nulla». Certo, manca qualcosa, qualcosa è sacrificato. Deidier accorcia e adatta a una misura oscillante intorno all'endecasillabo i lunghissimi versi di Auden. Ma riesce a far suonare quella lingua in un italiano dal tono giusto. Dunque l'inglese più complesso si può tradurre. Per favore, proviamo a tradurre anche il lessico di largo uso.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: