venerdì 23 settembre 2016
Il genere “inchiesta” è diventato uno dei più frequentati dall'editoria italiana, mentre langue sulla stampa quotidiana e settimanale (perché è costoso fare un'inchiesta su temi importanti, andare a fondo in una questione o in una situazione). Sarebbe utile fare uno studio sui “generi” portanti dell'editoria di oggi (che so? bambini di oggi e di ieri ora vittime e ora salvifici, crisi di coppie, lenta morte di una persona cara, il babbo o nonno partigiano confrontato al giovane d'oggi, le ragazze inquiete, il mondo della scuola, mafie e affini… e via andare…) e forse si scoprirebbe che il genere “denuncia” gabellato a volte da “inchiesta” è uno dei più diffusi, anche perché può diventare rapidamente romanzo e rapidamente investigazione. Una cosetta facile e veloce in cui i giornalisti si son fatti la mano senza grandi sforzi. Ma questo fa parte del quadro, è cosa già nota. Quel che mi pare invece preoccupante è come a questa voga reagiscano molti giovani in cerca sia di un posto nella società - in un'epoca che certamente non li ama - sia di una giustificazione alla loro stessa esistenza, onde sentirsi non inutili. È anche questo un effetto di: a) il fatto che gran parte dei nostri concittadini e noi stessi viviamo di cultura (scuola editoria spettacolo media musei turismo eccetera), troviamo lì di che campare, mentre altre professioni sono quasi scomparse (operai contadini artigiani); b) è scomparsa al contempo la politica, un modo organizzato di reagire alle ingiustizie e storture della società che un tempo canalizzava passioni ed energie oggi vituperate, sostituito da una sorta di mobile corporazione di protestatari temporanei in carriera e portaborse di interessi particolari. Ed ecco che l'inchiesta diventa per molti giovani con aspirazioni intellettuali un sostituto della politica e un modo, essi credono, di farsi strada, un lavoro degno, positivo. Mentre è quasi sempre un'altra fuga, un'altra illusione, perché il sistema in cui viviamo non ha bisogno di inchieste vere - di quelle che servono a svegliare e a incitare a qualche forma di azione, di risposta - ma di occasioni di mercato, e perché essendo in troppi a idealizzare questo spazio la selezione è ardua anche più che altrove. Il sistema non ti paga per la realizzazione dei tuoi desideri, e neanche è giusto che tu metta il tuo girovagare (tante inchieste non sono altro che un diario d'irrequietezza) a perno della tua ricerca di vita, facendone ancora un alibi, una scappatoia. La realtà è dura e va guardata in faccia, e se non lo fanno i giovani da chi ci si può aspettare che lo faccia?
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI