Satira politica sì, satira culturale no?
venerdì 28 giugno 2019
Leggo l'annuncio con cui il comune di Forte dei Marmi informa sul Festival della satira politica che si terrà nella cittadina versiliese dal 9 al 13 luglio e che si concluderà con l'assegnazione di un premio. Si tratta di una delle non rare iniziative del genere e la presenza di alcuni membri della giuria garantisce la qualità dei giudizi e delle scelte. Non discuto l'idea, noto soltanto che di satira politica in Italia ce n'è anche troppa e che non è molto difficile per intellettuali, letterati e giornalisti guardare dall'alto in basso e da lontano la “fauna” politica da satireggiare. Quella che invece manca è la satira culturale, il cui bersaglio sarebbero proprio i giornalisti, i letterati e gli intellettuali. Insomma: direi che è un po' facile mettere in caricatura una categoria di personaggi pubblici alla quale non si appartiene; sarebbe invece un po' più difficile e rischioso fare satira sui propri colleghi. All'interno di ogni corporazione o gruppo professionale o casta si pratica un educatissimo ma spesso reticente o ipocrita fairplay, perché alla critica e alla satira si preferisce la maldicenza privata e “di corridoio”, che non manca di essere feroce, ma si sottrae alla responsabilità di parlare in pubblico e a un pubblico, mettendo apertamente in discussione idoli e feticci, dogmi e superstizioni che la cultura, anche l'alta cultura, produce. Non credo che sia necessario il genio di Aristofane, di Rabelais, di Molière, di Swift o di Kraus per praticare, almeno ogni tanto, quel tanto di satira che aiuterebbe a disintossicare un'atmosfera culturale e pubblicitaria in cui le polveri sottili e i gas di scarico abbondano. La satira culturale, intendo soprattutto la satira scritta, è parente stretta della critica, ne esalta le potenzialità inventive e comunicative, icastiche e comiche. L'erudito, il pedante, il filosofo supponente, il falso poeta e il falso credente, lo snob culturalista, il retore rivoluzionario, il moralista carico di appetiti, l'infatuato di best seller, lo specialista in lectio magistralis, il lettore bulimico di libri incomprensibili, il giornalista ipertelevisivo che insegna politica ai politici, il critico d'arte che trova bello il brutto e profondo l'insignificante, eccetera... Quando nascerà un festival della satira culturale? Ma soprattutto: si troveranno autori da premiare?
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