domenica 29 luglio 2007
Quando uno non cerca più, perde ciò che ha trovato. Al contrario, più si trova, più si cerca.
Belle queste parole del Testamento filosofico di Jean Guitton (1901-1999), pensatore francese amico di Paolo VI. Una volta sul vestibolo di una chiesa ho letto questo cartello: «Vieni! Qui troverai tutte le risposte!». Certo, c'è un senso in questa frase, ma c'è anche un rischio perché la verità non è una pietra preziosa da acquistare e custodire, ma è un mare in cui immergersi e nuotare. Un collega di Guitton, il saggista Roland Barthes (1915-1980) ricordava che all'inizio si insegna con sicurezza ciò che si sa; ma poi, cresciuti in sapienza, si propone agli altri ciò che non si sa e questo vuol dire cercare. E se uno non cerca più, lentamente raggrinzisce e dissecca anche ciò che ha trovato.
La verità è di sua natura infinita ed esige un lungo itinerario, passando di luce in luce, mossi dall'inquietudine agostiniana che ci impedisce di dormire sugli allori o di conservare freddamente la verità conquistata, dimenticando che essa è un seme fecondo. Anche le vere certezze non sono mai simili a un rigido teorema matematico o a un asserto perentorio; al loro interno conservano spazi per allargarsi, spiragli oltre i quali scoprire nuovi orizzonti. Paradossalmente anche il dubbio può diventare " quando non si sclerotizza in un sistema, spegnendo
così ogni sua energia " uno stimolo a procedere nella ricerca, un sale che condisce ciò che già si possiede, un fremito per fortificare la stessa verità. «Una vita senza ricerca non mette conto d'esser vissuta», diceva il Socrate di Platone.
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