martedì 20 marzo 2012
Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita (Sap 11,26). Abbà, Dio di nostro Signore Gesù Cristo, è tenerissimo Padre, carezza di un nome dolcissimo sulle labbra di un bambino, balbettio per raccontare abbracci rassicuranti. «Dio ti vede» recita l'antico adagio e quando la paura dell'Alto mi prende, mi sento osservato e cerco di nascondermi dalla sua presenza. «Dio ti vede», è come avvertire sulla pelle la minaccia della punizione. Abbà, la tenerezza del Padre non nega la sua potenza, non tace il suo giudizio, ma pone in me il suo sguardo rassicurante. Il Dio che vede, in Abbà è il Padre che ti guarda non per sorvegliarti, ma per proteggerti. Perfino la morte, nemica dell'uomo, entrata nella storia per sua colpa, trova nemico il mio Signore, ultima a essere vinta dal suo amore, perché il suo sguardo che mi salva dalla tomba, mi libera dalla fine senza senso. Il mio Signore protegge chi lo cerca, custodisce chi in Lui si rifugia, agguanta chi dalle onde del nulla si è lasciato tentare. Sguardo potente d'amore, il Signore ama la vita dei viventi, corre compagno con ogni uomo e lo incoraggia ad andare Oltre, verso la Vita senza più fine. Coraggio di sguardo che dice futuro, che segna il confine tra il passato malato e l'ultimo riscatto. Abbà, Dio mi è Padre, questo basta per superare la notte, questo basta per sentirmi al sicuro.
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